Gang a Milano, l’esperto “si rischia il contagio” l’intervista a Fabio Armao di Stefano Barricelli
Roma – “Il fatto che a scontrarsi siano stati gruppi di ragazzi filippini è una novità ma anche un segnale preoccupante. L’esperienza degli Stati Uniti ce lo insegna: quando gang giovanili si affermano nelle grandi periferie urbane, altri gruppi a loro volta si organizzano e lo fanno per lo più per difendersi. E’ un meccanismo di ‘contagio’ da monitorare con attenzione”. Fabio Armao, docente di Scienza Politica dell’Universita’ di Torino, studioso di gang giovanili e coordinatore della mostra “Gangcity” alla Biennale di Venezia, fa il punto con l’AGI sul fenomeno dopo la rissa di venerdì sera a Milano conclusasi con due accoltellati.
“Il fenomeno esiste, è in crescita e va preso sul serio – raccomanda – sono gruppi giovanili che però hanno una dimensione subculturale ricca e sofisticata fatta di simboli, di tatuaggi, di musica: ci sono gruppi di rap ispanico, nati in modo del tutto spontaneo, che si ispirano in particolare alla Mara Salvatrucha (una delle gang sudamericane più famose, ndr) e che su youtube hanno milioni di followers”.
Le prime ‘pandillas’ “sono apparse a Genova, diversi anni fa – ricorda Armao – ed erano di origine ecuadoregna. Quelle di Milano, più recenti, sono particolarmente violente ma anche a Torino si segnalano i primi gruppi, brand come Salvatrucha fanno inevitabilmente presa dove ci sono forti comunità ispaniche e dobbiamo seguirne l’evolversi prima che sia troppo tardi. Il problema è che mancano dati, e senza dati fare ricerca è difficile: noi stiamo provando a dialogare con le istituzioni, con le procure, con le forze dell’ordine, per ‘mappare’ almeno la situazione del nord ovest. Purtroppo anche le prime ricerche prodotte a livello europeo sono ancora abbastanza sommarie”.
Le gang, assicura lo studioso, “hanno anche da noi una forma di organizzazione: niente di paragonabile ovviamente alle mafie nostrane, ma Salvatrucha e Barrio 18, ad esempio, sono brand transnazionali che seguono le rotte delle migrazioni e si insediano dove le comunità ispaniche sono più forti. Il che naturalmente non deve indurre a equazioni, frettolose quanto sbagliate, tra criminalità e immigrazione”.
“In quest’ottica – conclude Armao – trovo che l’accelerazione sul fronte sicurezza determinata dalle cronache degli ultimi giorni sia estremamente pericolosa: la risposta militare non coglie nel segno, è inutile, può avere al massimo un effetto placebo, di rassicurazione. Anche se poi, alla fine, la percezione è individuale: c’è chi si sente tranquillizzato dalla vista delle divise e chi invece trova conferme alla sensazione di vivere in un quartiere a rischio”.
Research Fellow
Fabio Armao is a Research Fellow at T.wai and Professor of International Relations at the University of Torino.
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