[ThinkINChina] La diplomazia triangolare Usa-Russia-Cina

ThinkINChina è un’“open academic-café community” attiva a Pechino, luogo di dibattito tra giovani ricercatori e professionisti di varia provenienza impegnati nello studio della Cina contemporanea.

La famosa citazione di Lord Palmerston secondo cui “il Regno Unito non ha alleati permanenti o nemici permanenti, solo interessi permanenti” è un luogo comune delle teorie realiste delle relazioni internazionali. Tuttavia, numerosi esperti sembrano sopravvalutare e semplificare la recente convergenza strategica tra due colossi come Cina e Russia. Per alcuni la Russia – potenza in continuo e irreversibile declino – starebbe costruendo un’alleanza ineguale con il vicino meridionale, vendendo a buon mercato le proprie risorse energetiche in cambio di spazio di manovra nella crisi in corso con gli Stati Uniti in Ucraina. Molti sostengono che – alla fine – l’asimmetria dei rapporti Mosca-Pechino indurrà la Russia a voltare le spalle alla Cina. Dimenticano però che, storicamente, i partner deboli eppure indispensabili hanno spesso esercitato un’influenza determinante sui loro partner più forti: Corinto su Sparta, la Prussia napoleonica sull’Austria, l’Austria sulla Germania, e via dicendo.

Il cambiamento è l’unica costante nelle relazioni internazionali. Ciò è evidente anche nella relazione triangolare tra Russia, Stati Uniti e Cina. Come argomentato durante l’evento ThinkINChina di maggio da Chen Yurong, docente del China Institute of International Studies, sin dai primi decenni del XX secolo e fino agli anni ‘60 Unione Sovietica e Cina sono state protagoniste di un’alleanza contro l’ordine globale capitalista propugnato dagli Stati Uniti. Con la destalinizzazione in Unione Sovietica, i compagni ideologici si trasformarono poi in acerrimi nemici e il riavvicinamento sinoamericano mise in serio pericolo l’impero sovietico. Dopo il 1991, eclissatasi la minaccia sovietica, i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono diventati più competitivi, mentre Cina e Russia si sono impegnate a forgiare un nuovo partenariato. Nel 2001 è stato firmato il Trattato di amicizia bilaterale. La Cina ha ottenuto armi e risorse energetiche e la Russia investimenti, capitali, e un prezioso alleato in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Da allora il rapporto sino-russo, come Chen ha sottolineato, è stato sempre alimentato dalla promessa di crescenti scambi commerciali.

Durante la crisi ucraina la Russia si è appellata direttamente alla Cina e Pechino ha prestato il proprio sostegno a Mosca, nella speranza che tale condotta venga ricambiata da Mosca nel Pacifico, dove il re-balancing degli Stati Uniti si fa sempre più minaccioso per gli interessi cinesi. Sembra dunque tornata attuale la vecchia massima di Henry Kissinger sulle alleanze triangolari, formulata ai tempi del riavvicinamento sino-americano in funzione anti-sovietica: “Le nostre relazioni con i due possibili avversari dovrebbero essere tali che le nostre possibilità di manovra nei confronti di entrambi siano sempre maggiori delle loro nei rapporti l’uno con l’altro”.

Gli Stati Uniti restano l’unica superpotenza militare in termini convenzionali. Inoltre, come la vicenda di Edward Snowden ha dimostrato, Washington ha già creato il sistema di sorveglianza più avanzato della storia: mentre le nostre società diventano sempre più dipendenti dall’informazione, la supremazia dell’intelligence americana pone nuove minacce alla sicurezza di Cina e Russia. La supremazia tecnologica degli Stati Uniti si riflette inoltre in un’indiscussa leadership americana nelle nuove frontiere della tecnologia militare, per esempio le cosiddette Nbric (nanotecnologie, biotecnologie, robotica e informazione e comunicazioni).

In ambito economico, nonostante il relativo declino del Pil americano, la recente rivoluzione dello shale gas combinata a un rinato settore manifatturiero ad alta tecnologia potrà rafforzare la competitività economica degli Stati Uniti nei decenni a venire. La persistente supremazia americana, assieme alla strategia di Washington per promuovere la propria visione del mondo a dispetto delle posizioni di Cina e Russia, non può lasciare indifferenti Pechino e Mosca.

Come è stato sottolineato in un recente forum alla Tsinghua University, gli Usa hanno sempre cercato di prevenire l’emergere di egemonie regionali da parte di potenze in ascesa. È questo il fulcro della strategia di politica estera di Washington. Inevitabilmente, infatti, nuovi egemoni regionali diventerebbero concorrenti degli Stati Uniti. Per questo motivo gli Stati Uniti non accetteranno l’ascesa della Cina e continueranno a impegnarsi nella competizione strategica e nel bilanciamento. I più recenti “dogmi” statunitensi in campo militare, come l’Air-sea battle, non fanno che aggravare le percezioni negative delle intenzioni e della strategia degli Stati Uniti da parte cinese. Il Conventional Global Prompt Strike (Cgps) e le crescenti capacità antibalistiche degli Stati Uniti contribuiscono ulteriormente ad alimentare il nervosismo cinese.

La co-dipendenza strategica e la collaborazione – non certo un’alleanza ufficiale – tra Russia e Cina rappresentano perciò una soluzione win-win per entrambe le parti. Secondo Chen le relazioni tra le due potenze non sono mai state migliori. L’accordo sulle forniture di gas firmato recentemente da Putin e Xi Jinping a Shanghai non deve quindi essere visto come un semplice accordo commerciale, ma come parte di una strategia della Cina volta a una diversificazione energetica in vista di una potenziale crisi con gli Stati Uniti.

Come ebbe a dire un eminente studioso americano, “in politica, come in amore, ammettere il tuo bisogno dell’altro può significare porsi in condizioni di svantaggio”. I recenti errori di calcolo statunitensi sembrano aver indotto la coppia Russia-Cina a dichiarare con maggior convinzione la propria co-dipendenza strategica. Non sarà forse amore, ma se è vero che gli interessi dei due paesi sono destinati a convergere per i prossimi 10 o 20 anni (sito in cinese), allora Pechino e Mosca possono senz’altro agire di comune accordo per controbilanciare gli Stati Uniti.

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