Il 16 gennaio 2016 Tsai Ying-Wen (蔡英文) ha vinto le elezioni presidenziali a Taiwan, permettendo al partito di cui è esponente – il Partito democratico progressista (Democratic progressive party: Dpp, Minzhu jinbu dang, 民主進步黨) – di conquistare per la prima volta la maggioranza dei seggi in parlamento. Oltre a essere la prima donna ad assumere il titolo di Presidente nella storia della Repubblica di Cina (Rdc), il significato di queste elezioni è di cruciale importanza per due ulteriori motivi. Primo, per le conseguenze che il ritorno al potere del Dpp avrà sui rapporti con la Repubblica popolare cinese (Rpc), in considerazione del fatto che le relazioni economiche e politiche tra Taiwan e la Cina hanno subito una forte accelerazione fin dal 2008, con l’elezione di Ma Ying-Jeou (馬英九) e la vittoria del Partito nazionalista (Kuomintang: Kmt; 國民黨). In secondo luogo, dal punto di vista della politica interna, queste elezioni si sono contraddistinte per l’enfasi posta su tematiche di giustizia sociale, le quali incontrano l’interesse di fasce sempre più ampie della popolazione taiwanese, in special modo i giovani, a causa del crescente malcontento per alcuni fenomeni: dalle iniquità sociali in aumento, all’incremento della disoccupazione, alle difficoltà di trovare un lavoro adeguato dopo gli studi, al degrado ecologico in cui si trovano ampie zone dell’isola.
Che in particolare le problematiche ambientali siano oggetto di un’attenzione sempre maggiore da parte dei cittadini taiwanesi è confermato dall’aumento del numero di partiti che si battono per temi “secondari” rispetto a quelli che fino a qualche anno fa catalizzavano l’interesse della politica a Taiwan (ad esempio il rapporto con la Cina o le questioni legate all’identità nazionale e la corruzione politica). Tra queste nuove forze politiche vi è il Partito verde (Lüdang, 綠黨), fondato nel lontano 1996, che è rimasto per vent’anni politicamente poco credibile e non è riuscito a imporsi come una valida alternativa ai due partiti principali, il Kmt e il Dpp, venendo così considerato alla stregua di un movimento sociale.
La rinascita della società civile
A partire dal 2008, anno in cui il Kmt è tornato a governare il paese dopo otto anni all’opposizione, la società civile è stata protagonista di una vera e propria rinascita, seguita a un decennio di relativa calma.Diversi sono gli eventi che hanno spinto la popolazione a mobilitarsi. Tra questi, e di particolare importanza per gli ambientalisti, il terribile terremoto del 2011 in Giappone e il successivo tsunami che ha causato la fusione dei noccioli dei reattori 1, 2 e 3 nell’impianto nucleare di Fukushima. Questo evento, cui i media taiwanesi di ogni schieramento politico hanno dato grande risalto, ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica. L’isola di Formosa è situata infatti in una zona altamente sismica; ciononostante possiede tre impianti nucleari funzionanti, due dei quali costruiti in prossimità della capitale, Taipei. Un quarto impianto – ad oggi terminato e potenzialmente operativo, ma mai entrato in funzione anche a causa delle proteste popolari seguite a Fukushima – si trova anch’esso nella municipalità di Taipei, a Gongliao. Su quest’ultimo impianto vi è stata un’accesa controversia nei mesi antecedenti all’agitazione studentesca che verrà in seguito ribattezzata “Movimento dei girasoli”.
Il crescente interesse nei confronti delle tematiche ambientali è testimoniato anche dal numero di sceneggiati e programmi televisivi che si occupano di ecologia e sostenibilità, come “Isola nostra” (women de dao, 我們的島), programma che ripropone settimanalmente discussioni in stile Ted-talk sullo sviluppo dell’isola e le sue conseguenze sull’ambiente, e “Eroi della Patria” (guomin yinxiong, 國民英雄), serie tv ispirata ai numerosi casi di progetti di sviluppo ideati da imprenditori corrotti e senza scrupoli i quali, per mero tornaconto personale, non esitano a distruggere foreste vergini e terre incontaminate.
Che la società civile stia vivendo una fase di vigorosa auto-affermazione è indicato anche dal fatto che, tra il 2010 e il 2014, diverse associazioni hanno formato coalizioni su scala nazionale per opporsi a progetti di sviluppo ritenuti dannosi per l’ambiente. Tra le vittorie di maggior rilievo ottenute da queste mobilitazioni vi è senz’altro quella contro la costruzione di un ennesimo (l’ottavo) impianto petrolchimico nel 2011; progetto infine cancellato dallo stesso presidente Ma, dopo una protesta durata quasi due anni e caratterizzata da una forte partecipazione popolare con il sostegno di diverse personalità di rilievo tra cui artisti, poeti, registi, professori universitari e medici.
Il ruolo dei partiti minori
Sulla base di queste considerazioni è possibile comprendere quali siano le motivazioni che hanno portato alcuni partiti minoritari a godere di maggiore popolarità rispetto al passato. Nonostante il Partito verde abbia visto crescere la propria percentuale di voti di cinque volte dal 1996 al 2012, non è riuscito a conquistare nessun seggio parlamentare durante le elezioni del 2012.
Alcuni sistemi – quello taiwanese è tra questi – richiedono il superamento di una soglia minima di voti per ottenere seggi; i partiti che non raggiungono questa soglia non sono rappresentati, secondo un orientamento che privilegia la capacità di costituire una maggioranza di governo coesa. Nello specifico, il sistema taiwanese prevede uno sbarramento del 5%, al di sotto del quale un partito non ottiene alcun seggio. Alle elezioni del 2012 il Partito verde ha raggiunto l’1,74%.
È con le elezioni municipali del 24 novembre 2014, seguite al Movimento dei girasoli (considerato come una sorta di cartina tornasole del grado d’insoddisfazione della società taiwanese), che il Partito verde riesce finalmente a conquistare due seggi, su un totale di nove candidati presentati.
Pochi mesi dopo, però, nelle elezioni tenutesi a gennaio 2016, il Partito verde ha deluso le attese non riuscendo a imporre neanche un candidato. In parte, questo risultato può essere dovuto al fatto che diversi temi cari al Partito verde sono stati fatti propri dal Dpp, il grande vincitore delle elezioni. Molti taiwanesi devono aver pensato che, vista la comunanza di temi, fosse meglio votare per il partito con le maggiori chance di vittoria.
Analizzando i dati delle ultime elezioni, sembra infatti che il risultato del Partito verde sia inversamente proporzionale a quello del Dpp. Come ha osservato la politologa Bonnie Meguid, i partiti minori che si battono per temi quali l’ecologia hanno maggiori chance di vittoria quando i partiti maggiori, in questo caso il Dpp, non sposano le loro tesi. Il Dpp si è appropriato di diverse questioni tradizionalmente associate al Partito verde (oltre alla protezione dell’ambiente il partito si batte anche per politiche quali l’abolizione della pena di morte e la promozione di maggiore equità sociale), ed è così riuscito a privarlo di visibilità politica.
In conclusione, è difficile fare pronostici sull’evoluzione futura della questione ambientale a Taiwan. Tuttavia, il fatto stesso che il Dpp sia riuscito a trionfare nelle urne cavalcando l’onda dell’insoddisfazione popolare per varie problematiche, tra cui il degrado ecologico dell’isola, lascia presumere che questo tema rimarrà centrale per la nuova dirigenza politica. Anche l’elezione di alcuni ex co-presidenti del Partito verde, passati tra le file del Dpp durante le ultime elezioni testimonia l’importanza crescente delle tematiche ecologiche.
Resta da vedere se, con la cooptazione di diversi ex-leader e personaggi storici provenienti dalla galassia dei movimenti sociali, il Dpp manterrà la sua dedizione alle tematiche ambientali, al contrario di quanto successe durante il primo mandato presidenziale del Dpp, che vide Chen Shui-bian (陳水扁) presidente del paese per 8 anni.
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