Che questo Paese di poco più di 100 milioni di abitanti avesse i numeri per essere la vera rivelazione tra le economie con la più forte crescita a livello mondiale era da tempo evidente. Dal 2012 le Filippine hanno registrato una crescita del PIL costantemente al di sopra del 6% annuo, e gli economisti della Banca Mondiale e della HSBC hanno previsto una crescita quasi “garantita” fino almeno al 2050. In tale anno, Karen Ward, l’economista che ha redatto la ricerca per HSBC “The World in 2050”, stima che le Filippine diventino la sedicesima economia mondiale, raggiungendo persino l’Italia. Storicamente, già negli anni Sessanta le Filippine erano il Paese piu in crescita d’Asia, secondo solo al Giappone. Tuttavia, la Guerra fredda e l’isterismo anticomunista le hanno fatte precipitare negli abissi da cui solo ora si stanno veramente riprendendo.
Oggi le Filippine, un arcipelago di oltre 7000 isole con una popolazione a maggioranza cattolica, sono un Paese che si potrebbe paragonare all’Italia degli anni Sessanta e Settanta. Si tratta infatti di un Paese con due capitali economiche, Manila e Cebu, che sta attraversando un periodo di grande trasformazione. Un Paese prevalentemente agricolo, con grande povertà della popolazione rurale, con giovani che si riversano nelle città a studiare e in cerca di lavoro, un’industria concentrata primariamente nelle periferie delle grandi città, un’economia in mano a poche famiglie oligarchiche e infine uno stato che nonostante la buona volontà deve confrontarsi con una corruzione ancora dilagante. Completano il quadro una burocrazia statale oltremodo arcaica e poco produttiva e vari conflitti armati come le rivendicazioni territoriali da parte della popolazione indigena, l’insorgere dei ribelli comunisti in varie regioni e persino alcuni fuochi di estremismo islamico nel sud-ovest del Paese (come a Marawi nel 2016) che hanno portato alla legge marziale, tuttora in vigore, in tutta l’isola di Mindanao.
Il Paese si divide in tre zone di influenza politico-economica: Luzon, con capitale Metro Manila; Visayas, con capitale Cebu; e Mindanao, con capitale Davao. Quest’ultima è stata una vera rivelazione economica, grazie anche alla spinta dell’attuale Presidente Rodrigo Duterte, che ha vinto le ultime elezioni grazie a un programma politico incentrato sulla campagna antidroga, anticorruzione, la sicurezza e la forte volontà di cambiamento federalista per dare più voce e potere alle province.
Le Filippine fanno parte dell’area ASEAN, un’unione economica di 600 milioni di persone comprendente anche Singapore, la Thailandia, la Malaysia, l’Indonesia, il Myanmar, il Laos, la Cambogia, il Vietnam e il Brunei. Attraverso l’ASEAN, le Filippine hanno inoltre accordi di libero scambio con la Cina, l’India, la Corea del Sud, il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda, mentre, attraverso il sistema di preferenze generalizzate (GSP) dell’Unione Europea, possono esportare oltre 6000 prodotti in Europa a tariffa zero, una vera opportunità per gli importatori europei. Questo dovrebbe dare l’idea delle potenzialità dell’area ASEAN che con l’accordo di libero scambio chiamato Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), raggiunge 3,4 miliardi di persone e un PIL di 49,5 trilioni di dollari, corrispondente a circa il 39% del PIL mondiale.
Chi immagina le Filippine come un Paese povero rimane stupito dagli innumerevoli villaggi con centinaia di migliaia di ville mono-familiari che attraversano città come Metro-Manila. Ognuna di queste ville vale almeno tre milioni di dollari e dimostra che il Paese ha una ricchezza radicata dovuta al significativo progresso economico post-coloniale e post-Seconda Guerra Mondiale. Difatti, il costo della vita nei centri d’affari come Makati o Taguig può essere addirittura superiore a quello di importanti centri italiani o europei. Gli affitti per un appartamento monolocale si aggirano spesso attorno ai 500 euro mensili, mentre i prezzi degli alimenti nei supermercati di Manila superano sicuramente quelli dei supermercati italiani. Chi vuole risparmiare frequenta i mercati, largamente diffusi in tutto il Paese e con prezzi sicuramente più modici.
L’oligarchia del Paese, composta principalmente da famiglie di origini spagnole e di immigrazione cinese, sembra avere un piano a lungo termine ben chiaro e stabilito da tempo. A dimostrarlo sono le scelte riguardanti le prossime zone di sviluppo economico e turistico, sostenute con acquisizioni di terreni e investimenti in infrastrutture, zone industriali e residenziali ad hoc, e grazie a una politica economica governativa favorevole. Di conseguenza, da qualche anno le città di provincia mostrano numeri di crescita importanti e uno sviluppo economico di notevole impatto sociale. Infatti, le vere opportunità ora si trovano proprio in città secondarie come Cagayan de Oro, Dumaguete, Iloilo, Bacolod o Clark, per citarne alcune. A portare ricchezza economica in questi centri periferici contribuisce sicuramente il settore BPO (business process outsourcing), in cui le Filippine sono leader. Questo settore, che con il voice (call center), il non-voice (centri elaborazione dati) nonché le “industrie creative” ha portato le Filippine a essere il numero uno al mondo in questo settore superando anche l’India che fino a pochi anni fa di esse era la capofila. Il settore da solo contribuisce all’economia con circa 30 miliardi di dollari annui provenienti quasi interamente da clienti esteri (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Singapore, Cina e Medio Oriente).
Altri fattori trainanti dell’economia filippina sono la forte spinta ai consumi, l’età media molto bassa della popolazione, il basso costo della manodopera, il fatto che la maggioranza dei giovani parla inglese e le importanti rimesse dall’estero degli oltre dieci milioni di filippini che lavorano in giro per il mondo. In aggiunta a ciò, le politiche del governo e il boom delle costruzioni stanno facendo crescere quel ceto medio che, secondo i piani del governo, dovrebbe garantire uno sviluppo più equo e uniforme in futuro.
Attraverso cambiamenti legislativi e di natura tributaria (i cosiddetti train law and trabaho bill), il governo ha cercato di modernizzare il regime fiscale e cambiare lo status quo in diversi settori chiave come ad esempio quello delle telecomunicazioni. Inoltre, le Filippine hanno tentato di aprire il mercato a nuovi protagonisti come la Cina che, con le dovute cautele, può contribuire notevolmente al trend di crescita del Paese. Già da diversi anni, infatti, la presenza e gli investimenti cinesi influiscono sui prezzi immobiliari e degli affitti. Inoltre, nelle principali città filippine si sta assistendo a un proliferare di ristoranti e supermercati cinesi.
Uno dei programmi più importanti del governo è sicuramente il programma Build Build Build, che prevede una spesa di oltre 170 miliardi di dollari in infrastrutture (strade, autostrade, ponti, ferrovie, aeroporti, porti e centrali elettriche) entro il 2022. A questa somma si aggiungeranno circa 100 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali con finanziamento estero o attraverso le Public-Private Partnerships (PPP), che costituiscono una vera e propria opportunità anche per le aziende italiane. La CMC di Ravenna e la Trevi Foundations sono già presenti sul mercato filippino e la recente iniziativa “Infrastructure & Construction Focus Group”, di cui fa parte anche la Camera di Commercio Italiana nelle Filippine, intende dare l’opportunità a più aziende italiane ed europee di affacciarsi al mercato delle costruzioni filippino con materiali innovativi, know-how specifico, e con l’apporto professionale per lo sviluppo dei mestieri.
Un altro settore molto interessante è quello del food processing and packaging, storicamente un punto di forza delle aziende italiane. Si riscontra infatti una maggiore attenzione alle varie fasi della lavorazione dei prodotti fino alla conservazione e al confezionamento anche per ottimizzare la produttività, storicamente molto bassa, e adeguarsi agli standard degli altri operatori nell’area ASEAN, nonché per poter esportare i prodotti all’estero.
Nel settore dell’agricoltura, alcuni dei frutti tropicali coltivati su larga scala nel Paese sono il cocco, il mango, l’ananas, la papaya e la banana. Vi sono inoltre grandi coltivazioni di cacao e caffè, il cui potenziale deve essere ancora sfruttato. La Nestlé, per esempio, è impegnata con grande successo nella coltivazione di caffè e ha fatto un accordo di partenariato con il governo filippino per sostenere i contadini nelle zone rurali. Ci sono parecchi incentivi agli investimenti nell’agricoltura, specialmente per quanto riguarda la meccanizzazione agricola e lo sviluppo delle cooperative.
In forte crescita sono anche i servizi (ad esempio i servizi assicurativi o finanziari). Fino a pochi anni fa la copertura assicurativa e sanitaria e le polizze per il risparmio pensionistico erano quasi inesistenti o un’esclusiva dei più ricchi. Oggi, invece, vi è consapevolezza della necessità di investimento e risparmio anche in questa forma di sicurezza sociale.
Un altro settore in piena espansione è quello dell’educazione tecnica e universitaria, visto l’enorme numero di giovani in cerca di specializzazione e di qualcosa in più rispetto a quello che offrono le istituzioni locali. La ricerca di partnership con università e istituti tecnici internazionali porterà nuove opportunità a un vasto mercato alla ricerca di innovazione. Qui, l’Italia potrebbe apportare un importante contributo in termini di know-how tecnico attraverso cooperazioni accademiche e partnership tecniche.
Infine, il turismo è un settore ancora molto arretrato vista l’assenza di grandi strutture che possano accomodare e giustificare voli charter e grandi flussi. A Manila e a Cebu l’avvento dei grandi casinò ha attratto investimenti molto importanti con la visione di fare di Manila (e in parte di Cebu) la prossima “Macao d’Asia”, visto che i cinesi sembrano voler proibire il gioco d’azzardo a Macao in un non lontano futuro.
In sintesi, le Filippine sono un Paese tutto da scoprire e con molte opportunità. Restano comunque un Paese difficile per le difficoltà legate alla tutela dello status quo. La rete di conoscenze è fondamentale e per fare affari nel Paese è necessario ottenere la fiducia degli attori locali attraverso la propria presenza fisica e la costanza del messaggio aziendale. La pazienza è senza dubbio uno degli ingredienti fondamentali per avere successo nelle Filippine, ma è giustificata da un futuro caratterizzato da previsioni estremamente rosee.
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