Le elezioni politiche in Thailandia si sono tenute il 24 marzo 2019, ma ancora non si sa chi abbia vinto. Il risultato, all’apparenza sorprendente, era intuibile in base alla nuova legge elettorale proporzionale e al notevole potere affidato alla commissione elettorale, che ha già svolto un ruolo di primo piano in queste elezioni generali. Le date da segnare sul calendario sono, piuttosto, altre: l’incoronazione di Sua Maestà Re Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun, dal 4 fino al 6 di maggio 2019; e il 9 maggio 2019, quando la commissione elettorale, dopo quasi due mesi di analisi del voto, proclamerà i risultati delle elezioni parlamentari.
La politica thailandese è nota per essere imperscrutabile ai più. E non certo solo adesso. Il Regno di Thailandia è divenuto una monarchia costituzionale nel 1932, a seguito di brevi moti rivoluzionari da parte delle forze armate e del nascente ceto mercantile. Tuttavia, i governi che si sono succeduti hanno mantenuto una forte presenza militare. Basti ricordare il ruolo svolto nel corso degli anni Ottanta del XX secolo (quando la Thailandia era una delle cosiddette “tigri asiatiche”) dal Generale Prem Tinsulanonda, Premier per quasi un decennio, nonchè influente consigliere del carismatico e venerato sovrano Rama IX.
Il Generale Prem (indicato per nome, come vuole la tradizione thailandese) può ben essere considerato uno degli artefici dello sviluppo economico dell’ASEAN, insieme con Lee Kuan Yew, fondatore e Primo Ministro di Singapore, e Mahathir bin Mohamad, che ha guidato la Malaysia in anni turbolenti, sino a renderla la seconda nazione più ricca della regione. A partire dalla fine degli anni Novanta, sulla scena politica thailandese irrompe un’altra figura carismatica, Thaksin Shinawatra, alto funzionario di polizia e poi imprenditore di successo, con interessi ramificati, dalle telecomunicazioni, al real estate all’istruzione. Thaksin ha saputo interpretare i bisogni di quei trenta milioni di thailandesi (all’incirca met. della popolazione) che vivono nelle aree rurali e che hanno beneficiato in maniera minore del rapido sviluppo industriale del Regno. Thaksin, insieme con la sorella, Yingluck Shinawatra, è diventato il centro gravitazionale del sistema politico, vincendo le elezioni ripetute volte a partire dal 2001, soprattutto nella regione dell’Isaan, estesa e popolosa roccaforte nel nord-est del Regno. Le elezioni del 2019 hanno visto la partecipazione dei partiti ispirati alle politiche di Thaksin (il Pheu Thai Party ed il Thai Taksa Chart Party, in seguito squalificato), un partito pro-democrazia liberale di recente fondazione (Future Forward Party) e un altrettanto nuovo partito di supporto all’attuale esecutivo, il Palang Pracharat Party. A lato, ma non più centrale nella contesa, il Democratic Party, a lungo oppositore delle forze politiche riconducibili Thaksin. La campagna elettorale è stata costellata da alcuni colpi di scena e da alcune grandi assenze.
Il colpo di scena
Con una mossa inaspettata, venerdì 8 febbraio 2019 il Thai Raksa Chart Party ha annunciato come proprio candidato Primo Ministro (ogni partito poteva indicarne fino ad un massimo di tre e non coincidevano con i candidati al Parlamento) la principessa Ubolratana, sorella maggiore del Re (per essere precisi, ex-principessa, avendo sposato un cittadino statunitense non di stirpe aristocratica). Le prime analisi si sono concentrate sull’imprevista discesa nell’agone politico di una esponente della Famiglia Reale e sulla consequente rivoluzionaria alleanza tra il monarca e le forze politiche riconducibili Thaksin, sinora maggioritarie nel Regno. Tuttavia, un nuovo colpo di scena si è manifestato alle undici di sera del medesimo giorno. Il Re ha difatti promulgato un ordine regio, con cui ha intimato alla sorella di non partecipare alle elezioni, essendo la Famiglia Reale al di sopra della contesa politica. La settimana seguente, la commissione elettorale ha squalificato il Thai Raksa Chart Party dalla partecipazione alle imminenti elezioni parlamentari.
I grandi assenti
Queste sono le prime elezioni dal 2001 che non vedono la partecipazione diretta di Thaksin o di sua sorella Yingluck, i quali vivono in una sorta di esilio autoimposto. Ciononostante, entrambi continuano a esercitare una certa influenza sul dibattito politico thailandese. Con l’indicazione a candidato Premier di Chadchart Sittipunt, noto manager della Q House (uno dei principali costruttori edili del Paese) e popolare Ministro dei Trasporti nell’esecutivo di Yingluck Shinawatra, il Pheu Thai Party ha in effetti cercato di accreditarsi presso la borghesia urbana di Bangkok e gli elettori più giovani e istruiti, i quali hanno invece propeso per Future Forward Party, un partito di recente formazione fondato da alcuni imprenditori di successo (il gruppo nella componentistica automotive Thai Summit) e professori della liberale Thammasat University.
Incertezza istituzionale
Nell’attesa dei risultati ufficiali delle elezioni, alcune preliminari considerazioni possono essere svolte. Il neo-fondato partito Palang Pracharath ha dato ottima prova di sé, riscuotendo molti consensi nell’area metropolitana di Bangkok, dove in molte circoscrizioni è risultato il primo partito per preferenze espresse Il Palang Pracharath Party, che ha nominato quale candidato il Premier uscente Prayut Chan-o-cha, si . proposto come forza politica di stabilità e continuità, intenzionata a proseguire le politiche iniziate nel 2014, quando un governo tecnico sotto l’egida dell’esercito ha assunto il potere.
Sotto la leadership del Generale Prayut, l’attuale esecutivo ha garantito stabilità politica durante la delicata fase della successione al trono da Rama IX, scomparso nel 2016, a suo figlio, il principe Maha, che ha preso il titolo di Rama X. Si è anche distinto per aver delineato il masterplan Thailand 4.0, che si prefigge l’obiettivo di innalzare il valore aggiunto della produzione thailandese e di migliorare il sistema educativo del Regno. Dall’altra parte, il partito Future Forward si è confermato nelle preferenze degli elettori più giovani e istruiti e si profila come la forza politica con l’agenda riformista più radicale. Molto probabilmente, il partito tenterà di avviare una coalizione parlamentare con il Pheu Thai Party, come annunciato il 27 marzo 2019 (insieme con altri cinque partiti minori). Le elezioni hanno dunque aperto a uno scenario di incertezza istituzionale. Va, tuttavia, notato che il mercato borsistico thailandese non ha sinora reagito in maniera negativa e che la situazione, seppure in rapida evoluzione, rimane tranquilla.
Si può quindi prevedere che i dati ufficiali certificheranno un vincitore che potrà disporre solo di una risicata maggioranza in Parlamento (di alcuni seggi soltanto). Bisogna inoltre contare che il Senato . stato nominato dall’attuale esecutivo e che, quindi, potrebbe votare a favore di un governo di minoranza espressione del Palang Pracarath Party. In ogni caso, chiunque avrà l’incarico di formare il nuovo governo, il processo legislativo risulterà senz’altro difficoltoso e la stabilità politica che negli ultimi anni ha contraddistinto la politica thailandese potrebbe venir meno. Non una buona notizia, invero, in quanto il prossimo esecutivo sarà chiamato a proseguire il piano di riforme iniziato con “Thailand 4.0” e a risolvere problemi strutturali, quali l’incremento della produttività thailandese, e il miglioramento del sistema educativo e del livello di competitività del Regno.
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