Il primo maggio si è aperta a Shanghai l’edizione 2010 dell’Esposizione Universale (Expo), la più grande mai realizzata e la prima organizzata da un Paese in via di sviluppo. Nonostante la crisi economico-finanziaria facesse temere qualche assenza, i padiglioni dell’esposizione ospitano ben 192 Paesi e 50 organizzazioni internazionali, nonché singoli settori industriali (quali quello petrolifero, l’industria cantieristica navale cinese, le tecnologie dell’informazione), singole aziende multinazionali (ad esempio Cisco e Coca-Cola), grandi imprese (le ferrovie cinesi) o complessi sistemi industriali (quelli giapponese e coreano).
Persino la partecipazione degli Stati Uniti era in dubbio fino al 2009. Infatti, in base a una legge federale, la partecipazione all’Expo deve essere finanziata esclusivamente da privati, e le aziende americane, colpite dalla crisi, erano restie a contribuire. Alla fine, però, grazie anche alle pressioni dell’amministrazione americana, la logica economico-politica ha prevalso: la superpotenza non poteva mancare all’appuntamento con la più grande vetrina del mondo. Molte aziende approfitteranno dell’esposizione per allargare e approfondire la propria rete di contatti pubblici e privati in Cina.
L’investimento cinese è imponente: l’area si estende per 5,3 kmq, sulle due rive del fiume Huangpu, dove fino a pochi anni fa esistevano solo campagne. Sono state costruite cinque nuove linee metropolitane e una seconda linea ferroviaria superveloce, potenziando il sistema di trasporti pubblici, in linea con il principio della sostenibilità ambientale dello sviluppo urbano, tema scelto per la manifestazione.
Lo slogan “Better city, better life” (una città migliore, una vita migliore) e il logo ispirato alla forma del carattere shi (mondo) sottolineano la necessità per la comunità internazionale di affrontare il problema della qualità della vita nei conglomerati urbani. In un mondo in cui il 55% della popolazione vive nelle città, l’argomento trattato all’Expo è di scottante attualità, come sottolineato anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon nella presentazione del World Habitat Day 2010. Da anni il governo cinese, enfatizzando l’aspetto “scientifico” dello sviluppo, cerca di ovviare ai danni ambientali della crescita economica promuovendo nuove tecnologie “verdi” e industrie eco-compatibili. In una recente audizione al Congresso americano è emerso quanto ormai la Cina sia all’avanguardia anche in questo settore, e come ciò costituisca al tempo stesso una straordinaria opportunità per la green economy dei Paesi sviluppati.
L’Italia è presente all’Expo di Shanghai con uno sforzo notevole, che secondo una stima, ammonta a 90 milioni di euro. Il padiglione dell’Italia, disegnato dall’architetto Giampaolo Imbrighi, si estende per circa 6.000 mq ed è stato costruito con materiali bioenergetici all’avanguardia, quali il “cemento trasparente” realizzato da Italcementi. In un’intervista rilasciata all’agenzia Xinhua, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha indicato nell’Expo un’occasione per il rilancio delle relazioni italo-cinesi.
Dall’Expo la Cina si attende 70 milioni di visitatori e il riconoscimento del conquistato ruolo di potenza economica globale, anche se l’arresto a Shanghai di più di 6.000 persone (tra criminali comuni e dissidenti) all’inizio di aprile, le imponenti misure di sicurezza, la stretta sul commercio dei prodotti “piratati” e la speculazione immobiliare continua indicano che la strada verso “una città e una vita migliori” non è solo illuminata dal luccichio delle vetrine.
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