L’area di libero scambio con l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) (in inglese, Asean-China Free Trade Area, Acfta) è stato il primo dei nove accordi commerciali preferenziali concluso finora dalla Cina ed è emblematico dell’impegno di Pechino ad “aprirsi ulteriormente all’esterno e di accelerare le riforme interne, di integrarsi nell’economia globale e di rafforzare la cooperazione con le altre economie”.
Con l’entrata in vigore dell’accordo il 1° gennaio 2010, la Cina e l’Asean hanno istituito la terza – per dimensioni – area di libero scambio a livello mondiale, dopo l’Unione europea e l’area di libero scambio del Nordamerica (Nafta). Particolarmente marcato appare l’effetto sui flussi commerciali (c.d. trade creation) tra Cina e Asean la cui crescita è venuta accelerandosi. Nel 2011 l’Asean è diventato il terzo partner commerciale della Cina (dopo l’Ue e gli Stati Uniti), superando il Giappone, con un tasso di crescita del 23.7% rispetto al 2010 (dati Unctad).
Tuttavia, i benefici che la Cina si aspetta di ottenere dall’area di libero scambio con l’Asean vanno oltre l’incremento del commercio bilaterale. L’area di libero scambio Cina-Asean offre anche un’importante piattaforma per la strategia cinese del “going out”, che mira a promuovere le imprese cinesi all’estero e ad aprire ulteriormente la regione sudoccidentale del paese attraverso progetti di sviluppo nell’Asia sudorientale. Quest’ampliamento degli obiettivi strategici cinesi si riflette, fra l’altro, nella nuova denominazione – Asean-China FTA Joint Committee (Acfta-Jc) – che ha assunto da quest’anno il comitato di negoziazione commerciale Cina-Asean
La scelta di Nanning (il capoluogo della Regione autonoma del Guangxi Zhuang) come sede sia del Acfta-Jc (come già del suo predecessore) sia dell’Expo Cina-Asean non è casuale. Nanning svolge un ruolo catalizzatore nello sviluppo della cooperazione economica con l’Asean, essendo geograficamente adiacente alla penisola indocinese. La Cina progetta di fare del “corridoio economico” Nanning-Singapore il canale primario delle attività economiche cinesi nell’Asean. In aggiunta, ci si attende (sito in cinese) che Nanning funzioni come “canale di accesso” a diversi progetti con l’Asean – inclusi la zona di cooperazione economica del Golfo Pan-Beibu e il Piano di sviluppo della sub-regione del Grande Mekong – che possono stimolare la crescita economica delle aree circostanti. Per esempio nella provincia del Guangxi, di cui l’Asean è il primo partner commerciale, il tasso di crescita annuale del Pil durante il periodo dell’undicesimo piano quinquennale (2006-2010) ha superato il 20%, assestandosi al 12% nel 2011, mentre anche le sue entrate fiscali sono cresciute in misura importante.
Sebbene non sia stato diramato alcun comunicato ufficiale dopo la riunione del Acfta-Jc del 2012, i principali organi di stampa cinesi hanno sottolineato l’importanza del rafforzamento della cooperazione economica con l’Asean. Vale la pena soffermarsi su tre questioni che appaiono particolarmente rilevanti.
La prima riguarda il Protocollo sull’applicazione del secondo pacchetto di impegni relativi all’Accordo sul commercio dei servizi nel contesto dell’Acfta, firmato nel 2011. Benché la Cina abbia accolto le diverse tabelle di marcia stabilite dai singoli stati membri dell’Asean (in coerenza con il proprio impegno dichiarato a rispettare le esigenze dei paesi in via di sviluppo, tra le cui fila ancora usa annoverarsi), gli impegni complessivi della Cina sono conformi a quelli assunti all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Tuttavia, gli stati membri dell’Asean hanno assunto impegni che vanno oltre quelli previsti dall’Omc (i c.d. WTO-plus commitments), e molti di essi sono addirittura maggiormente preferenziali di quelli in discussione all’interno del nuovo round negoziale dell’Omc. È pertanto necessario interrogarsi sull’impatto che questa liberalizzazione degli scambi tra Cina e Asean può avere sulle dinamiche della cooperazione economica internazionale.
In secondo luogo, dal 2009 la Cina offre crediti e prestiti commerciali (amministrati da sei grandi banche cinesi) al Fondo per la cooperazione degli investimenti con l’Asean, che è stato creato proprio su iniziativa cinese (punto 19 del documento Asean-China Dialogue Relations). Le due parti hanno concordato di usare il Fondo principalmente per progetti di cooperazione nel campo delle infrastrutture, dell’energia e dell’estrazione di risorse naturali, ma l’obiettivo di Pechino sembra sia quello anche di rafforzare l’influenza cinese sulla struttura finanziaria regionale e anche il processo di internazionalizzazione del renminbi.
Infine, ma è un punto altrettanto importante, il rafforzamento della cooperazione economica tra Repubblica popolare cinese e Asean, così come il progetto di creare un’area di libero scambio Cina-Giappone-Corea del Sud – per ora solo allo stadio di studio di fattibilità – pongono problemi non trascurabili agli Usa che sono esclusi da questi contesti. L’atteggiamento di Washington nei confronti degli accordi commerciali preferenziali a livello regionale potrebbe mutare. La partecipazione del Segretario di Stato americano Hillary Clinton all’East Asian Summit del 2011 è un segno della crescente attenzione con cui Washington guarda alle dinamiche regionali. La Cina sembra peraltro esserne consapevole. L’influenza che ciò potrà avere sulle relazioni tra Cina e Stati Uniti e sulla presenza economica e politico-strategica americana in Asia Orientale è un interessante tema di studio per l’economia politica contemporanea.
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