La crisi idrica: un’ombra sul futuro cinese

La Cina ereditata dalla nuova leadership presenta una serie di problemi strutturali che proiettano ombre d’incertezza sul futuro del paese. Uno dei più gravi è la crisi idrica, che incombe minacciosa sulle possibilità di sviluppo economico future, sulla stabilità sociale interna e sugli equilibri geopolitici regionali.

L’acqua rappresenta una delle risorse essenziali per sostenere la crescente domanda energetica cinese, rivestendo inoltre un ruolo vitale per la sicurezza alimentare e per garantire alla popolazione adeguate condizioni sanitarie. Tuttavia, siccità e inquinamento idrico sono oggi il risultato di un’urbanizzazione incontrollata e processi manifatturieri altamente inquinanti, oltre che di una legislazione ambientale approssimativa.

In oltre quaranta città si registra una scarsità d’acqua allarmante. Epicentro di questa crisi è l’arida pianura cinese settentrionale, antica culla della civiltà sinica. All’interno della regione diverse province sono classificate a elevato stress idrico, mentre il terreno su cui poggiano i grandi conglomerati urbani sprofonda di diversi centimetri l’anno a causa dell’eccessivo prelievo dalle falde. Il contesto geografico cinese è parzialmente responsabile di tale dramma. Secondo dati Fao del 2011, la disponibilità d’acqua pro-capite corrisponde a un terzo della media mondiale e la distribuzione delle risorse idriche sul territorio è fortemente disuguale. A differenza delle regioni settentrionali, la Cina del sud è abbondante di precipitazioni, ma risente ugualmente della crisi idrica a causa dell’inquinamento dei corsi d’acqua.

La carenza di infrastrutture contribuisce ad aggravare questo scenario. Secondo la Fao, nel 2008 il 18% della popolazione rurale cinese non aveva accesso all’acqua corrente, dovendo quindi ricorrere al prelievo diretto da pozzi, fiumi, laghi o stagni. In un report del 2007, la Banca mondiale e la SEPA cinese (State Environmental Protection Administration) denunciavano la correlazione tra la mancanza di infrastrutture idriche e l’alto tasso di mortalità infantile dovuto a casi di diarrea. Diversi studi hanno inoltre dimostrato il rapporto tra il deterioramento della qualità idrica e l’aumento dei casi di tumore intestinale. La popolazione rurale è dunque la principale vittima del degrado ambientale, pur non godendo appieno dei benefici dello sviluppo economico. Non sorprende dunque la crescente frequenza con cui nelle aree rurali si verificano episodi di protesta legati all’inquinamento.

Le contromisure prese dal governo spaziano in diversi ambiti. Nel settore delle infrastrutture sono in corso di realizzazione alcune opere ambiziose. Il “South-North Water Transfer Project” (SNWTP), cominciato nel 2002, è un imponente progetto di canalizzazione che dovrebbe deviare annualmente 45 miliardi di metri cubi d’acqua dal bacino dello Yangtze verso le pianure del nord. Tuttavia, tale opera continua a suscitare critiche a causa del costo esorbitante, dei rischi ambientali correlati e del trasferimento forzato di oltre trecentomila persone. Oltre al SNWTP, sono in corso d’opera diversi impianti di desalinizzazione lungo la costa orientale e nuovi impianti di depurazione.

Il Dodicesimo Piano Quinquennale (2011-2015) incoraggia la creazione di una “water saving society” (jieshui xing shehui, 节水型社会) e stabilisce obiettivi definiti per la conservazione idrica: riduzione del 30% del consumo d’acqua per unità di valore aggiunto industriale rispetto al 2010, aumento del coefficiente di efficienza idrica in agricoltura dello 0,03%, razionalizzazione dei prelievi dalle falde e adeguamento dei meccanismi di water pricing.

Sul piano internazionale, la “going out strategy” (zouchuqu zhanlüe, 走出去战略) si sta progressivamente concentrando sull’approvvigionamento di risorse naturali. Come osserva Elizabeth Economy, nonostante l’acqua non sia formalmente contemplata in questa strategia, la ricerca di terreni e prodotti alimentari è un riflesso della crisi idrica interna. La scarsità d’acqua rischia infatti di compromettere la produzione agricola, creando incertezza sulla sicurezza alimentare del paese. L’acquisto di terreni in Africa, America latina e Sud-est asiatico permette alla Cina di espandere e diversificare l’output agricolo, assorbire le oscillazioni di prezzo delle commodities alimentari e assicurarsi diritti di estrazione dalle falde acquifere.

Il Dodicesimo Piano Quinquennale prevede inoltre la costruzione di nuove centrali idroelettriche e piani di diversione idrica nelle province del sud-ovest, suscitando le apprensioni dell’India e dei paesi del Sud-est asiatico. I fiumi Mekong e Brahmaputra nascono infatti in Tibet, per poi scorrere verso India, Vietnam, Laos, Cambogia e Thailandia. Esiste quindi il pericolo che i progetti cinesi possano pregiudicare la disponibilità idrica dei paesi situati a valle dei due fiumi. Su questo tema, la scarsa apertura al dialogo da parte di Pechino è piuttosto evidente, considerando che la Cina è tra i paesi che si sono pronunciati contro l’adozione della Convenzione Onu sui Corsi d’Acqua Internazionali.

La possibilità che nuove tensioni nascano nella regione non appare troppo remota, dal momento che gli interessi in gioco sono vitali. La legittimità del Partito è legata a doppio filo con lo sviluppo economico e con la tenuta sociale del paese, che a loro volta dipendono in misura crescente dalla disponibilità d’acqua. Riportare il paese verso un consumo idrico sostenibile sarà uno dei compiti più gravosi della nuova leadership. Ancora più importante sarà riuscire a mantenere un clima cooperativo riguardo l’utilizzo dei bacini idrici condivisi, evitando prove di forza che potrebbero compromettere gli equilibri internazionali.

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