[Yìdàlì 意大利] La via italiana all’e-commerce cinese

L’e-commerce in Cina è in continua crescita e le nuove opportunità del business on-line nel contesto cinese sono oggi alla portata anche dei gruppi italiani che scelgono di investire nel paese. Il 30 luglio scorso, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha firmato assieme al presidente di China Post, Li Guohua, un accordo per favorire i gruppi italiani che vogliono avere una loro finestra nel mercato dell’e-commerce della Repubblica popolare cinese (Rpc). Contestualmente, Sarmi ha firmato assieme a Cai Jianbo, presidente di China Unionpay, un accordo che permetterà a oltre tre miliardi di carte di credito cinesi di effettuare prelievi sui circa settemila sportelli Postamat attivi in Italia. China Unionpay è la terza rete al mondo per numero di carte di credito emesse, dopo Visa e Mastercard, e sta da tempo lavorando all’internazionalizzazione del suo marchio.

“Da oggi le aziende italiane – ha dichiarato l’ad Sarmi – potranno disporre di una soluzione efficace per sviluppare il loro business in Cina. Poste Italiane potrà assicurare supporto e assistenza tecnica e logistica alle imprese interessate nella fase di start-up, un sostegno particolarmente importante per le Pmi, che puntano all’e-commerce del mercato cinese, ma che da sole avrebbero grosse difficoltà a lanciarsi su questa realtà, a causa dell’onerosità degli investimenti e delle difficoltà di carattere linguistico, fiscale e amministrativo”. Tra gli obiettivi del nuovo accordo c’è quello di favorire le piccole e medie imprese italiane che vogliano sbarcare in Cina usando come canale il commercio on-line, attraverso la piattaforma Ule, che conta 150mila prodotti offerti e 1,5 milioni di utenti registrati con un milione di pagine visitate ogni giorno.

Il marketplace Ule è stato lanciato nel 2010 da China Post e dal gruppo Tom. Al suo interno verrà creato il padiglione Made in Italy, dove i commercianti italiani potranno vendere i loro prodotti sul mercato cinese. Il padiglione è diviso per categorie merceologiche: tra queste, abbigliamento, calzature, accessori, occhiali, arredamento e artigianato. In più all’interno del padiglione verranno inseriti editoriali per divulgare lo stile di vita italiano ai clienti cinesi. Il mercato cinese vale circa 265 miliardi di dollari USA, e nel 2012 sono stati acquistati prodotti italiani per nove miliardi di euro: le preferenze dei consumatori cinesi sono andate ai capi in pelle, all’abbigliamento in generale e alla gioielleria.

L’e-commerce in Cina sta vivendo una stagione di boom e la sua espansione si coniuga alla nuova politica di urbanizzazione che il governo di Pechino intende perseguire entro i prossimi dieci anni: i valori aggregati di b2c e c2c (business-to-consumer e consumer-to-consumer) erano pari a 93,7 miliardi di euro nel 2011, mentre per il 2015 i volumi dovrebbero superare i 330 miliardi di euro, secondo i dati raccolti da Assolombarda ed elaborati per Poste Italiane. Il segmento b2c dovrebbe superare il 40% della quota di mercato nei prossimi due anni, con grandi prospettive per i prodotti italiani, che lo scorso anno sono cresciuti del 24% in questa fascia. Tra i punti di forza del settore ci sono anche i piani di investimento dei protagonisti della scena e-commerce cinese (come 360buy) che puntano ad ampliare il business dalle aree costiere della Cina, tradizionalmente le più ricche, a quelle centrali e occidentali, le città di seconda e terza fascia, motore della nuova fase di sviluppo cinese.

L’accordo con il partner cinese non è il primo di questo tipo firmato da Poste Italiane. Uno simile è stato siglato anche in un altro Paese tradizionalmente amante della qualità dei prodotti italiani, la Russia, con un obiettivo analogo a quello cinese. La possibilità di aprire un negozio on line sulla piattaforma Ule permetterà agli esportatori italiani di evitare i costi derivanti dalle norme di legge cinesi (per esempio l’obbligo di avere una ragione sociale in Cina) e di introdursi nel mercato facendo leva su canali già esistenti e rodati.

Nel pacchetto di soluzioni per le imprese italiane che vorranno sfruttare la nuova possibilità, Poste Italiane offre servizi di traduzione e supporta gli utenti con personale specializzato nella gestione e nel posizionamento dell’offerta dei prodotti. L’accordo firmato a Pechino da Poste Italiane e China Post permette inoltre una semplificazione delle procedure burocratiche e doganali e offre supporto nella conoscenza del mercato locale e nelle attività promozionali. Con il nuovo accordo, ha spiegato Sarmi, Poste Italiane “ribadisce il proprio ruolo di player internazionale nel settore dell’e-commerce e conferma la capacità di fare sistema offrendo un contributo importante alla promozione di tutto il made in Italy”.

L’investimento di Poste Italiane sul mercato cinese nei mesi scorsi aveva raggiunto anche un altro obiettivo. Il 22 maggio, a Pechino, era stato presentato 100ITA, marchio di trust che raggruppa oltre cinquanta operatori del settore agroalimentare italiano. L’iniziativa è stata realizzata con la collaborazione dell’Ambasciata italiana in Cina, dell’agenzia ICE per il Commercio Estero e della Camera di Commercio Italiana in Cina. All’evento erano presenti, a oltre a rappresentanti delle aziende riunite sotto il nuovo brand, anche distributori e rappresentati di alcuni tra i più popolari siti di e-commerce, come Tmall e 360buy. Il nuovo marchio ha anche un sito internet (ww.100ITA.com) consultabile dal cliente cinese che voglia acquistare prodotti della fascia dell’alta qualità italiana in tutta sicurezza. Il problema della contraffazione è molto sentito in Cina: il 72% degli acquirenti on line teme infatti di comprare un prodotto “taroccato”.

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