L’Italia possiede una lunga e vigorosa tradizione di studi orientalistici, iniziati addirittura prima dell’unificazione, cui si affianca un diverso eppur affine campo di studi, definibile come “asiatistica”, incentrata sul periodo moderno e contemporaneo. Nonostante una recente crescita d’interesse, gli studi di questo tipo sono oggi ancora limitati nel nostro Paese, ove l’Asia del Sud-est nel suo complesso costituisce un’area tuttora trascurata dagli studi specialistici. Ciò è vero soprattutto per il Vietnam, luogo geograficamente lontano che, oltre a rappresentare una realtà “minore” dal punto di vista delle dimensioni, dopo esser stato quasi del tutto ignorato dalla stampa italiana nel periodo di ricostruzione post-bellica, torna oggi alla ribalta con il rinnovato stereotipo di odierno “drago economico”. Le visioni semplicistiche, così come le impressioni superficiali e talvolta pregiudizievoli – di cui, nel bene e nel male, da sempre, questo Paese è oggetto -, tuttavia, non si addicono al Vietnam, né alla sua gente, un popolo che, come recita un antico adagio vietnamita, “non smette di crescere”.
Le relazioni diplomatiche Italia-Vietnam, per contro, hanno oggi raggiunto l’apice del successo e vivono una stagione di grande intensità, la più ricca di opportunità mai registrata nella storia dei due Paesi. L’Italia fu uno dei primi Paesi europei a stabilire relazioni diplomatiche ufficiali con il Vietnam (23 marzo 1973), nonostante l’orientamento della politica americana volta allora a isolarlo dal contesto internazionale, così come, nei lunghi anni dell’embargo statunitense, fu tra i primi Paesi a fornire aiuti. Negli anni della cosiddetta “guerra americana”, l’Italia fu protagonista di una vasta ondata di solidarietà a favore della popolazione vietnamita; il sostegno di quel tempo, come i dirigenti vietnamiti hanno ricordato nel 2015, a Hanoi, in occasione del 40° Anniversario della Riunificazione nazionale, ha forgiato i sentimenti di amicizia e la volontà di scambio e cooperazione che ancora oggi legano la penisola italiana al Vietnam. Nel 2013 i due Paesi hanno solennemente celebrato – con una serie di imponenti manifestazioni su tutto il territorio italiano – il 40° anniversario dell’istituzione formale di relazioni diplomatiche tra Roma e Hanoi. Tale anniversario è stato suggellato dalla firma della Dichiarazione Congiunta sul Partenariato Strategico e da un’importante e articolata Dichiarazione di Intenti, in occasione della visita di Stato del Segretario Generale del Partito Comunista Nguyen Phu Trong a Roma. La firma del Partenariato Strategico ha posto la collaborazione fra i due Paesi su solide basi intergovernative, individuando quali settori prioritari quello politico e diplomatico – inteso anche a livello regionale e globale – insieme all’ambito economico e ai campi della cooperazione allo sviluppo e dei settori di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, difesa e sicurezza.
Sotto il profilo economico, il Vietnam ha fatto fronte al rallentamento imposto dalla crisi e, pur dinnanzi alle molteplici sfide imposte dal cambiamento del suo modello di sviluppo, ha mostrato di saper attuare riforme vigorose e di poter crescere – a tutto campo e a ritmi sostenuti -, in piena sintonia con le più dinamiche economie asiatiche. L’attenzione di Hanoi per il mondo produttivo italiano, in particolare per le piccole e medie imprese, ha incoraggiato l’Italia a condividere le migliori esperienze in campo economico-commerciale e a valutare, anche nel quadro delle complementarietà fra le due economie, le opportunità di investimento.
L’innalzamento del livello nei rapporti bilaterali – realizzatosi in ragione del notevole sforzo delle istituzioni italiane e vietnamite per aumentare, all’interno della comunità d’affari italiana, la consapevolezza circa le prospettive che il Vietnam può offrire al nostro sistema Paese – si è avviato nel 2008, con la missione di sistema guidata dall’allora Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola e con l’istituzione di una Camera di Commercio italiana operante in Vietnam (ICHAM). Nel quadro della progressiva intensificazione dei rapporti bilaterali occorre ricordare l’impegno dispensato “a monte”, nel nostro Paese, su base regionale, da numerosi organismi operanti in relazione al Vietnam. Il Piemonte, ad esempio, è intervenuto con grande slancio: sin dai primi anni Novanta, Politecnico e Università di Torino, hanno organizzato, accanto a scambi accademici, corsi e seminari rivolti allo studio della storia, della cultura e del sistema giuridico vietnamita e prodotto varie pubblicazioni. Nella Città di Torino, inoltre, sin dal 1996, opera la Camera di Commercio Mista Italia Vietnam – nata sotto gli auspici dell’Ambasciata della R.S del Viet Nam e del Centro di Studi Vietnamiti, attiva su territorio nazionale nell’alveo dell’Unioncamere e promotrice di missioni, road shows, convegni e pubblicazioni. È del 2014 la guida economica ‘Investire in Viet Nam. Il Paese, la cultura e l’economia nel Terzo Millennio’, edita dalla CCIAA di Torino e API Piemonte, mentre, nel settembre 2015, è stato siglato un Patto d’amicizia e cooperazione fra la Città di Torino e il Comitato del Popolo di Città Ho Chi Minh.
L’attività istituzionale formale, su scala bilaterale, del resto, dal 2009, è proseguita con una serie di visite di Stato, eventi e missioni fra cui possiamo ricordare i grandi “Business Forum” organizzati in Italia in occasione delle visite del Presidente Triet (2009), e la visita a Hanoi nel 2012 del Ministro degli Affari Esteri Terzi, accompagnato da una delegazione imprenditoriale del settore infrastrutture. Le giornate vietnamite del 2013 organizzate in varie regioni italiane, con il sostegno della Farnesina, hanno rilanciato l’immagine del Vietnam e si sono rivelate utili per disseminare nella business community italiana curiosità e interesse.
Un quadro complessivo di rapporti di così crescente rilevanza ha indotto i due Paesi ad ampliare ulteriormente la sfera di attività: a Torino, nel 2009, è stato istituito il Consolato vietnamita e, nel 2013, a Città Ho Chi Minh è stato inaugurato il Consolato generale d’Italia, sulla base del precedente Consolato onorario. Le recenti visite ufficiali in Italia di varie delegazioni vietnamite e le visite di Stato, in Vietnam, di Letta, Renzi e infine del Presidente Mattarella – che, prima della partenza, ha voluto incontrare presso la Farnesina un gruppo di vietnamologi ed esperti italiani -, hanno dato ulteriore impulso alle relazioni fra i due Paesi.
Il processo di reciproca e sempre più diffusa conoscenza, attraverso un reticolo di accordi, ha smosso l’inerzia dei rapporti bilaterali a livello economico e dato i suoi frutti: l’interscambio commerciale ha compiuto discreti progressi soprattutto, occorre dire, in ragione del boom delle esportazioni vietnamite verso l’Italia; il volume totale di scambi è stato di circa 3 miliardi di euro nel 2014 portando il Vietnam ad essere il secondo partner commerciale italiano in ASEAN. Tuttavia, gli investimenti italiani che pure si sono incrementati arrivando a triplicare nel 2013 il dato del 2008 e raggiungendo oggi quota 300 milioni di euro, si assestano su valori ancora lontani rispetto all’equivalente di altri grandi partner regionali e internazionali del Vietnam. L’Italia, proprio in ragione delle sue caratteristiche produttive, dell’alto livello e della consistenza delle relazioni bilaterali, è il paese europeo che, più di tutti, potrebbe avvantaggiarsi delle strategie di integrazione commerciale regionale e internazionale messe in atto da questo hub produttivo del Sud-Est asiatico – dell’eccellente posizionamento strategico e degli assets rappresentati dalle cosiddette 3D (durable macroeconomy, domestic consumption, demographic dividend) sfruttando la grande opportunità rappresentata dall’accordo di libero scambio UE-Vietnam, recentemente siglato.
Serve, tuttavia, conoscere il passato per comprendere appieno il presente. Il rapporto Italia-Vietnam è stato sempre, del resto, intenso e vivace e certo meriterebbe di essere indagato anche in ragione della sua longevità: dal XVII secolo, infatti, presero avvio relazioni con l’Europa che interessarono particolarmente la penisola italiana. Nel 1695, Francesco Buzomi, religioso italiano della Compagnia di Gesù, si stabilì in Vietnam per diffondervi le parole del Vangelo; nacque così la Missione cocincinese. Undici anni dopo sarebbe sorta, nel nord del Paese, la Missione del Tonchino per opera di un altro italiano, padre Giuliano Baldinotti e di un francese, Alexandre de Rhodes, che diverrà in seguito una figura di grande rilievo nella storia del Vietnam. I contatti tra i due Paesi e popoli presero, nel corso dei secoli, forme e canali dalle sfumature variegate. Uno dei precedenti più significativi fu la missione a Hanoi, nel 1965, dell’ex-sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, allo scopo di effettuare un sondaggio per riportare la pace in Vietnam. Fu ricevuto informalmente dal Presidente Ho Chi Minh, ma la sua missione fu sfruttata in senso negativo dalla Casa Bianca, intenzionata a prolungare il conflitto e… Marygold non fiorì – come indica il titolo di uno splendido volume scritto dal diplomatico e saggista Mario Sica: il generoso contributo di La Pira alla pace in Vietnam, infatti, fallì. La rivoluzione dell’agosto 1945 segnò un momento cruciale per la diffusione delle letterature straniere in Vietnam, non ultima quella italiana. Nel 1949, in un momento in cui il Vietnam era ancora nel pieno del conflitto, Dang Thai Mai, allora direttore dell’Istituto nazionale di Letteratura, pubblicò un libro intitolato ‘L’Umanesimo all’epoca del Rinascimento’ in cui fece l’elogio di Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel corso del tempo sono state tradotte in lingua vietnamita molte opere della letteratura italiana, da Dante e Boccaccio a Manzoni, Goldoni, Pirandello, Pavese, Moravia, Pratolini e Umberto Eco. Presso l’Università di Hanoi è oggi attivo un Dipartimento di Cultura e Lingua Italiana (si veda box a pagina 11) che registra un afflusso crescente di studenti vietnamiti. Lo scambio passa attraverso la cultura, poiché, come sottolineava nel 1992 Nguyen Khac Vien, uno dei massimi intellettuali vietnamiti:
Né lo sviluppo degli scambi commerciali, né quello del turismo sono sufficienti a garantire il sopravvenire di un’era di comprensione, di reciproca empatia fra popoli e nazioni. Gli scambi economici non possono che creare le premesse; solo una compenetrazione culturale autentica consentirà di costruire fondamenta durevoli.
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