Approfondimento del Torino World Affairs Institute (T.wai) per l’Osservatorio di politica internazionale (Note) del Parlamento italiano.
Pubblicato sul sito del Parlamento italiano l’approfondimento n. 65 – Agosto 2016 dal titolo “Il provvisorio Rinascimento del Myanmar” a cura di Giuseppe Gabusi (T.wai & Università di Torino).
L’Unione del Myanmar, un paese di più di 51 milioni di persone caratterizzato da una varietà etnica unica al mondo (presenta infatti 135 etnie ufficialmente riconosciute), sta affrontando da alcuni anni una triplice transizione: politica, economica e di sicurezza interna. La prima transizione è senza dubbio politica. In seguito all’adozione di una nuova costituzione nel 2008, la giunta militare al potere con l’acronimo SPDC (State Peace and Development Council) lascia il posto a un governo semi-civile guidato dal presidente U Thein Sein, che nel novembre 2015 guida il paese alle prime elezioni politiche generali, vinte a stragrande maggioranza dal partito di opposizione NLD (National League for Democracy) della premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, dando vita a una “democrazia disciplinata”, così come auspicato dai militari fin dagli anni ’90 del XX secolo. La seconda transizione è di natura economica. Con alcune liberalizzazioni, l’apertura agli investimenti stranieri e la sospensione delle sanzioni internazionali, il Myanmar intende lasciarsi definitivamente alle spalle il socialismo autarchico, pesante eredità del colpo di stato del generale Ne Win del 1962. Infine, è in corso una transizione da uno stato di belligeranza a un cessate-il-fuoco generalizzato tra il Tatmadaw (le forze armate) e le milizie etniche, anche se permane il dubbio che allo stato attuale sia possibile giungere a una pace definitiva. Le sfide che il Myanmar deve affrontare sono quindi molteplici: il pesante coinvolgimento dei militari nell’economia del Paese, lo sfruttamento legale e illegale delle risorse naturali, incluse le pietre preziose, la coltivazione di papavero da oppio e la produzione di anfetamine sono tutti elementi che rendono le transizioni del Myanmar estremamente complesse, tra loro intimamente collegate, e dall’esito tutt’altro che scontato.
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