Nel giro di trent’anni il Vietnam è passato dall’essere un paese con una maggioranza delle famiglie in condizioni di povertà assoluta a presentare una delle economie emergenti più promettenti del continente asiatico. A favorire la crescita del paese sono state le riforme economiche adottate alla fine degli anni ’80 e l’inserimento nella divisione regionale del lavoro. Negli ultimi 20 anni il Vietnam ha adottato una strategia di sviluppo industriale basata sulle esportazioni e sull’attrazione degli investimenti diretti esteri. Questa strategia espone il paese al rischio di dipendenza tecnologica e a vulnerabilità legate alle fluttuazioni nel mercato internazionale. I risultati ottenuti fino ad ora, tuttavia, consentono un certo ottimismo. Il Vietnam ha saputo trarre profitto sia dalla delocalizzazione dalla Cina di produzioni ad alta intensità di manodopera, sia del friend shoring motivato dalla scelta americana e occidentale di ridurre la dipendenza da Pechino. Questo grande paese asiatico potrà proseguire nel percorso di crescita economica sostenuta degli ultimi tre decenni se riuscirà a spostarsi su produzioni a più alta intensità di tecnologia e a portare le imprese locali a competere a livello regionale ed internazionale non più solo in termini di costo del lavoro. I recenti sviluppi, come gli investimenti nel settore dei semiconduttori, sembrano indicare che il paese sia incamminato nella giusta direzione.
Consulta la Nota dell’Osservatorio di Politica Internazionale ad opera di Pietro Masina (Università di Napoli “L’Orientale” & T.wai).
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