Nove indicazioni per far crescere le relazioni bilaterali

1. Creare un meccanismo di dialogo politico

L’India è un paese complesso e ambizioso, che nella dinamica della propria ascesa considera cruciali i prossimi dieci anni. Per l’Italia, sviluppare le relazioni con Delhi è e sarà sfidante, dunque la prima considerazione che si impone riguarda l’impegno necessario a sostenerle e consolidarle nel medio termine.

Dopo un periodo complicato, si è recentemente aperta una finestra di opportunità per rilanciare i rapporti bilaterali: per coglierla occorre essere proattivi e costanti nell’azione. Ciò comporta un investimento in risorse umane e materiali che deve essere valutato attentamente in rapporto alle priorità di politica estera.

Essendo consapevoli dell’approccio critico dell’India nei confronti dell’Occidente e dunque anche dell’Europa (giudicati “insulari” nel loro approccio ai problemi), è necessario dimostrare, attraverso una politica di engagement, che si è pronti a intrattenere un dialogo autentico e costruttivo sui diversi dossier, a cominciare da quello relativo alla governance globale. Discorsi di livello macro sono infatti necessari per chiarire le rispettive posizioni in particolare in rapporto all’ordine internazionale attuale e così contestualizzare dialoghi più focalizzati. L’India, che si propone come ponte fra Sud Globale e Occidente, è destinata a impegnarsi in conversazioni delicate, che investono principi e regole, con entrambi i gruppi. Il discorso di livello macro avrà poi come cor rispondente un discorso di livello micro, sulle singole politiche. Per ottenere risultati concreti si raccomanda di agire nell’ambito del framework fissato da UE e India (in particolare considerando che la Roadmap to 2025, fissata nel 2020 per rilanciare la partnership strategica, dovrà essere aggiornata e ciò rappresenta in sé una opportunità), e della partnership strategica siglata tra Italia e India nel marzo 2023, cogliendo opportunità nelle aree già individuate a livello bilaterale come promettenti.

2.  In tutte le iniziative, adottare un modello multi-stakeholder.

Considerata l’asimmetria tra Roma e Delhi, per rafforzare le relazioni bilaterali è importante che l’Italia adotti un modello multi-stakeholder in modo da creare una massa critica di attori interessati. Accanto alle istituzioni centrali dello stato, il paese deve impegnarsi per coinvolgere le sue articolazioni sul territorio: le regioni, le città, le Università, le Camere di Commercio. Anche attori privati – aziende manifatturiere, banche e società finanziarie, organizzazioni non governative, istituzioni culturali – possono fornire un significativo contributo, dando vita a partnership pubblico-privato tali da generare un circolo virtuoso di moltiplicazione degli spazi politici, economici, culturali e solidali, funzionali a consolidare una relazione sostenibile e proficua.

In questo ambito, l’engagement suggerito potrebbe utilmente fare leva anche su un meccanismo di dialogo bilaterale permanente (Track 1.5), dialogo eventualmente allargato ai Paesi del sud-est asiatico, al Giappone e alla Corea del Sud, all’Australia e alla Nuova Zelanda.

3.  Coltivare l’interesse reciproco investendo sulla conoscenza dell’India.

Come si è detto, la cultura in questa fase pesa molto sull’identità politica dell’India, dunque per intrattenere una relazione consapevole e utile con il paese è necessario conoscerlo in profondità e coltivare i rapporti con competenza e attenzione. Ciò implica incoraggiare lo sviluppo di conoscenze sull’India, vistosamente carenti anche a livello europeo. In questo senso, incentivare scambi a vari livelli e in vari ambiti, iniziando dalle università e dai think tank, risulta particolarmente importante, e oggi più agevole, dopo la firma del Cultural Exchange Programme e del Mobility and Migration Partnership Agreement – accordo quest’ultimo che facilita il movimento delle persone tra i due paesi. Un simile approccio ridurrebbe la percezione, da parte indiana, di un ancora scarso interesse per il paese da parte dei paesi occidentali nel loro complesso.

In questo contesto non va dimenticato che l’Italia e l’India condividono una concezione di ruolo nazionale come Paesi-ponte tra soggetti e culture diverse. Poiché nel futuro, il dialogo tra questi mondi sarà ancora più cruciale e non ci si attende che sia più facile, questa specifica propensione dell’India – che riflette l’interesse a essere riconosciuta come interlocutrice privilegiata, tra gli attori emergenti, dal Sud Globale e dall’Occidente – andrebbe coltivata con consapevolezza e lungimiranza.

4.  Rafforzare la collaborazione nell’Oceano Indiano e nel Medio Oriente guardando a sicurezza ed economia.

L’Oceano Indiano occidentale e il Medio Oriente si configurano oggi come un’area di comune interesse dell’UE, dell’Italia e dell’India. Se si esclude l’area periferica del Corno d’Africa, l’Italia non ha un passato coloniale nell’Indo-Pacifico, e le interazioni in ambito strategico-militare con la regione sono state piuttosto ridotte nel tempo, anche se appaiono destinate ad aumentare per numero e intensità. Rafforzare la cooperazione e il coordinamento bilaterali nella regione, in materia di sicurezza, ma anche nel settore commerciale e degli investimenti, nonché della lotta al cambiamento climatico, è un’opportunità da cogliere. La partecipazione italiana al Blue-Raman Cable System destinato a connettere l’Europa all’India attraverso il Medio Oriente, e l’adesione all’Indo-Pacific Oceans Initiative, costituiscono passi nella giusta direzione. Considerate le crescenti comuni minacce alla navigazione marittima nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico, è inoltre necessaria una rinnovata sinergia tra UE, Italia e India nella conduzione delle operazioni antipirateria e antiterrorismo.

5.  Accompagnare la diversificazione e la modernizzazione della dotazione militare dell’India.

Tradizionalmente, l’India ha avuto come principale fornitore di equipaggiamento e tecnologia militare l’Unione Sovietica e quindi la sua erede Federazione Russa. Di recente, i rischi di una forte dipendenza da Mosca, cresciuti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, hanno convinto il governo Modi a diversificare le fonti di approvvigionamento. Le principali aziende italiane attive nel settore possono cogliere l’opportunità, contribuendo alla modernizzazione della difesa indiana, in attuazione del Defence Cooperation Agreement siglato nel 2023.

6.  Attivare nuovi canali commerciali nell’ambito dell’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC) per valorizzare le infrastrutture

In seguito al lancio dell’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), il Mediterraneo acquisterà crescente rilevanza per Dehli, e l’Italia può intercettare questo interesse attraverso l’attivazione di nuovi canali commerciali, che potrebbe coinvolgere anche il sistema portuale italiano. Considerata la presenza crescente degli investimenti italiani nel Levante e nei Paesi del Golfo, le imprese italiane possono intraprendere nuove partnership con omologhe aziende indiane, anche in un’ottica di ridefinizione delle catene globali del valore.

7.  Formulare iniziative in co-branding in Africa.

Con il Piano Mattei per l’Africa, l’Italia ha avviato un progetto sinergico di aiuto alla crescita, allo sviluppo e alla stabilità dei Paesi del continente, soprattutto nella regione sub-sahariana. Le risorse che può mobilitare sono tuttavia assai inferiori a quelle che possono essere rese disponibili da attori di dimensioni assai maggiori, quali Cina e India. Che l’Africa rientri nei nuovi orizzonti globali della politica estera indiana è testimoniato dall’incremento delle Ambasciate di Delhi nel continente, passate da venticinque a quarantatré nell’arco di dieci anni (2012-2022). Seguendo l’esempio di paesi quali la Germania, possono essere avviate iniziative congiunte Italia-India nelle quali ciascun partner apporta         know-how, competenza e capacità, per una maggiore incisività ed efficienza dei progetti da realizzare in Africa.

8.  Agire a livello comunitario per promuovere gli accordi bilaterali sul commercio e sugli investimenti.

Per cogliere le opportunità che derivano dal “de-risking” delle catene del valore per la riduzione della dipendenza dalla Cina e dal progetto Make in India 2022, volto a promuovere l’industria manifatturiera, l’India mostra una nuova disponibilità a sottoscrivere accordi di libero scambio (ALS) con diversi partner. L’Italia, le cui linee di politica estera esprimono negli ultimi anni una coerente apertura ai mercati mondiali, dovrebbe continuare a interagire con la Commissione Europea per promuovere la rapida e positiva conclusione dei negoziati in corso sull’ALS e sull’accordo per la protezione degli investimenti con l’India. Tuttavia, occorre ricordare che il tasso di protezionismo del mercato indiano è ancora elevato, e in particolare Roma, come altre capitali, chiede la riduzione delle molteplici barriere non-tariffarie ancora in vigore nel paese. L’Italia, inoltre, dovrebbe essere interessata agli investimenti nelle infrastrutture, che negli ultimi anni sono stati decisamente significativi.

9.  Valorizzare la diaspora indiana nel contesto Nel nostro Paese, e in particolare in Lombardia, risiede una significativa minoranza di cittadini indiani, attivi in agricoltura. L’Italia dovrebbe proattivamente

coinvolgere questa diaspora come risorsa attivabile nel processo di rafforzamento dei legami tra i due Paesi, sensibilizzando al contempo l’opinione pubblica sul significativo ruolo da essa svolto in ambito economico e sociale. La comunità rappresenta anche una possibile leva su cui agire per attrarre, in un contesto legale definito, talenti high-skilled dall’India, nel quadro della regolamentazione dei flussi migratori prevista dal Mobility and Migration Partnership Agreement.

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