Delhi è divenuta un crocevia diplomatico. L’economia indiana cresce a tassi sostenuti. L’India fa notizia, ma rimane un Paese poco noto nella sua straordinaria complessità e che non è facile comprendere. Dunque, per attuare una politica lungimirante e sostenibile nei suoi confronti, occorre partire dalla conoscenza delle dimensioni principali.
Nel 2023, in concomitanza con la Presidenza indiana del G20, il Premier Narendra Modi ha ricevuto le delegazioni dei paesi membri. Questa e altre iniziative dimostrano la volontà della leadership di portare l’India al centro del sistema internazionale. Che non sia un esercizio velleitario è testimoniato dal rinnovato interesse per l’India manifestato da molte cancellerie, sia delle potenze industriali avanzate sia dei paesi più economicamente arretrati. Tutti questi attori considerano infatti l’India un paese strategico, per un verso considerato vicino all’Occidente e ai suoi valori democratici, ma per altri aspetti collocato nel Global South, area che non esita a mostrare risentimento e desiderio di riscatto nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti.
Non solo: negli ultimi dieci anni il Prodotto Interno Lordo dell’India è aumentato in media del 5,6% all’anno, e in particolare dal 2021 ad oggi l’India è stata l’economia a maggiore crescita a livello mondiale – oggi la quinta economia al mondo, e, secondo alcune stime di Goldman Sachs, in procinto di diventare la terza alla fine del decennio. Non sorprende quindi che anche gli operatori economici, a cominciare dalle aziende multinazionali, abbiano rafforzato la presenza nel Paese. Complice la strategia di riduzione del “rischio-Cina” (nota come “China+1”) che richiede la diversificazione delle catene globali del valore, l’India appare tra le prime destinazioni per gli investimenti in alternativa alla Repubblica Popolare Cinese. Un esempio fra tutti: il colosso dell’elettronica Apple, che nel 2023 produceva nel Paese il 7% della produzione globale di iPhones, ha pianificato di portare la quota “Made in India” dello stesso cellulare al 20% nel 2026 (The Economist, 2024, 9). Pur in presenza ancora di rilevanti criticità nel percorso di crescita (si veda il contributo di Diego Maiorano in questo rapporto), non c’è dubbio che negli ultimi anni il buon andamento dell’economia sia stato reso possibile da una significativa ristrutturazione del sistema bancario e dei mercati finanziari, dagli investimenti pubblici in nuove infrastrutture e nell’ammodernamento di quelle esistenti, e da una complessiva maggiore produttività del settore privato.
Tale impetuoso sviluppo ha aiutato il Premier Modi a ottenere un terzo mandato nelle elezioni della primavera del 2024. Tuttavia, è anche vero che il partito al potere, il Bharatiya Janata Party (BJP) ha potuto approfittare della riduzione degli spazi di libertà di espressione, delle strumentali accuse verso esponenti dell’opposizione, e di alcune norme favorevoli in tema di finanziamenti elettorali. La discriminazione sistematica verso la minoranza di religione islamica contribuisce a peggiorare gli indici di democraticità internazionale dell’India, oggi più correttamente definita un regime ibrido, secondo quanto riporta Diego Maiorano in questo rapporto. D’altra parte, la tensione tra l’impianto laico della Costituzione e le rivendicazioni nazionaliste della maggioranza hindu è stata presente fin dal momento dell’indipendenza, nel 1947. Tommaso Bobbio, nel capitolo a sua firma, sottolinea come ciò abbia generato tensioni e violenze nei decenni, in un’alternanza di momenti di maggiore accentramento del potere nelle mani del Primo ministro accompagnati da restrizioni delle libertà personali, e fasi di maggiore tolleranza verso l’articolazione del potere amministrativo e della società civile.
Persino la politica estera indiana attinge ora alla storia e al mito hindu. Come ricorda Anna Caffarena nel capitolo sull’India e l’ordine internazionale, il Ministro degli affari esteri Jaishankar ricorre spesso al poema epico Mahabharata per spiegare le relazioni globali dell’India (The Times of India, 2023). In un rapporto dell’Observer Research Foundation, un influente think tank con sede nella capitale, gli autori, a sostegno di una riscoperta della vocazione marittima del subcontinente indiano (trascurata nei decenni per concentrarsi sui confini di terra a nord), recuperano l’opera Arthashastra sull’arte di governare, scritta dallo stratega Kautilya nel quarto secolo a.C. (Kamal e Sahni 2022).
Già co-fondatrice del Movimento dei Paesi non Allineati a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, l’India mantiene un’autonomia strategica rispetto alle grandi potenze e diffida delle relazioni troppo strette con partner stranieri. Preferisce praticare un multilateralismo selettivo, anche nella regione dell’Indo-Pacifico, scegliendo, in base alla valutazione dell’interesse nazionale, di aderire a nuove istituzioni (è il caso della New Development Bank, nota informalmente come “Banca dei BRICS”) o di non partecipare ad accordi ritenuti svantaggiosi (come quando si ritirò dalla fase finale dei negoziati della Regional Comprehensive Economic Partnership). Non crede in principi di sovranità condivisa e critica l’ordine liberale, considerato ormai disfunzionale, e i suoi eccessi manifestati in anni recenti attraverso l’interferenza negli affari interni dei paesi. Suggerisce e auspica un rules-based order allargato e meno denso di impegni e vincoli, basato sul consenso e non su valori, in cui l’India sia anche un rule-maker e non solo un rule-taker (si veda ancora il capitolo scritto da Anna Caffarena). Infine, Delhi celebra la sua condizione di “ponte” tra l’Occidente e il Sud globale, ma la sua capacità di influenza nel gruppo dei G77 è relativamente limitata, anche se in crescita nel tempo[1].
L’Indo-Pacifico è l’area in cui il governo a guida BJP intende espandere la propria influenza, secondo lo slogan SAGAR (Security and Growth for All in the Region). Il primo Ministro, in occasione dello Shangri La Dialogue del 2018, affermò i principi fondamentali che guidano l’azione dell’India nella regione:
“quando gli oceani sono aperti, i mari sono sicuri, i paesi sono connessi, la rule of law prevale e la regione è pacifica, le nazioni, piccole e grandi, prosperano come paesi sovrani” (Ministry of Foreign Affairs, 2018). La cooperazione regionale e il rafforzamento della capacità interna sono quindi i cardini dell’agenda costruttiva che l’India intende perseguire per assicurare stabilità, crescita e benessere alla popolazione, attraverso partnership bilaterali e multilaterali che non comprimano la sovranità nazionale. In altre parole, l’India si concepisce come un fornitore di sicurezza, che protegga da ogni tipo di vulnerabilità il contesto regionale in rapida trasformazione, caratterizzato dall’ascesa del rivale cinese[2]. La politica estera indiana si caratterizza perciò come transattiva e pragmatica.
Dal quadro delineato emerge la complessità di un attore che, in questo momento storico, si pone nel sistema internazionale con la consapevolezza della propria importanza strategica, non intendendo offrire ai partner facili concessioni. Ne è prova il negoziato con l’Unione Europea (UE) per la firma di un accordo commerciale di libero scambio (ALS), originariamente avviato nel 2007, bloccato dal 2013 per otto anni e riavviato nel 2021. Il regime commerciale indiano è caratterizzato da un elevato tasso di protezionismo, soprattutto per la presenza diffusa di barriere non tariffarie che rendono inaccessibile il mercato indiano alle aziende estere. La richiesta della Commissione di aprire molti settori dell’economia ai beni e servizi europei incontra significative resistenze a Delhi: contrariamente alle attese, non si è giunti a un accordo nella primavera del 2024. Saranno quindi la nuova Commissione, che si insedierà a Bruxelles dopo le elezioni europee, e il nuovo governo indiano, a dover riprendere in mano questo delicato dossier negoziale, che si compone anche di due altri accordi, rispettivamente sulla protezione degli investimenti e sulla tutela delle indicazioni geografiche tipiche.
In questo contesto l’Italia è pronta a cogliere le opportunità che un mercato ampio e in continua crescita offre, e a espandere i propri flussi commerciali, analizzati nel contributo di Giuseppe Gabusi e Michele Farina. Tuttavia, vi è la consapevolezza che i termini dell’ALS, qualora si registrasse l’intesa, potrebbero non corrispondere alle attese e alle ambizioni iniziali, e in tal caso l’accordo avrebbe più un significato politico che un concreto rilievo commerciale.
In ogni caso, per l’Italia è importante sfruttare il momento positivo nelle relazioni bilaterali, dopo anni di difficoltà, per strutturare e consolidare un rapporto fondato su reciproca conoscenza e comprensione, e focalizzazione sugli interessi condivisi. Con questo scopo in mente, il lavoro si conclude con alcuni suggerimenti di policy per gli anni a venire.
[1] In una graduatoria della capacità di influenza nei paesi del G77 elaborata dal settimanale britannico The Economist, gli Stati Uniti risultano primi, seguiti dalla Cina, la cui influenza è il doppio della Francia (terza classificata) e tre volte quella dell’India (The Economist, 2024a).
[2] Ciò che più New Delhi teme è non solo l’assertività della Repubblica Popolare Cinese, con cui ha molteplici dossier aperti sui confini settentrionali, ma anche una relazione sempre più stretta tra Pechino e Mosca.
Kamal, K., Sahni, G. (2022). India in the Indo-Pacific: A Kautilyan Strategy for the Maritime Mandala. ORF Issue Brief No. 522. New Delhi: Observer Research Foundation. https://www.orfonline.org/wp-content/uploads/2022/02/ORF_Issue-Brief_522_Kautilya-Maritime.pdf, ultimo accesso 27 maggio 2024.
Ministry of Foreign Affairs (2018). Prime Minister’s Keynote Address at Shangri La Dialogue, 1° giugno. https://www.mea.gov.in/Speeches-Statements.htm?dtl/29943/Prime+Ministers+Keynote+Address+at+Shangri+La+Dialogue+June+01+2018, ultimo accesso 27 maggio 2024.
The Economist (2024). “Who’s the big boss of the global south?”, 8 aprile. https://www.economist.com/international/2024/04/08/whos-the-big-boss-of-the-global-south, ultimo accesso 27 maggio 2024.
The Economist (2024a). “Unstable geometry”, in The India express: Special Report India’s economy, 27 aprile. https://www.economist.com/special-report/2024/04/22/indias-leaders-must-deal-with-three-economic-weaknesses, ultimo accesso 27 maggio 2024.
The Times of India (2023). “Jaishankar takes potshots at opposition over China, gives examples from Mahabharata to explain India’s international policies”, 29 gennaio. https://timesofindia.indiatimes.com/india/jaishankar-takes-potshots-at-opposition-over-china-gives-examples-from-mahabharata-to-explain-indias-internation-al-policies/articleshow/97416182.cms, ultimo accesso 27 maggio 2024.
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