Come accade ormai da un decennio, la sicurezza globale ha continuato a deteriorarsi per tutto il 2023. Si sono registrati gravi conflitti armati a Gaza, in Myanmar, in Sudan e in Ucraina; la spesa militare è aumentata per il nono anno consecutivo raggiungendo il livello più alto di sempre; il 2023 è stato l’anno più caldo degli ultimi 174 mentre continuano gli squilibri ecologici. Nel 2023, la stabilità internazionale è stata messa a dura prova dall’intensificarsi del confronto tra grandi potenze e, di riflesso, l’intera impresa di controllo delle armi nucleari rischia di interrompersi dopo sei decenni di progressi.
(Dis)ordine mondiale
L’ordine internazionale attuale è stato in gran parte plasmato alla fine degli anni Quaranta, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quando molti degli stati oggi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) erano colonie di alcune potenze europee in declino. Il mondo è cambiato, ma l’ordine internazionale, pur essendosi evoluto nel tempo, è caratterizzato da una notevole continuità. Le polemiche sulla forma dell’ordine internazionale si incardinano sul rapporto tra legittimità di regole e norme da una parte e, dall’altra, distribuzione ed esercizio del potere.
L’ordine internazionale contempla principi volti a governare e limitare i conflitti armati, ma la messa a terra di tali principi è indebolita dalle divisioni e dalla rivalità tra grandi potenze, nonché dalla struttura e dalle radici profonde di molti dei conflitti contemporanei e dalle azioni dei governi e dei loro leader.
Il sistema ONU si propone di fornire un quadro di riferimento per l’ordine internazionale. L’ONU è un’organizzazione basata sulle norme e questo rende l’incoerenza particolarmente problematica—come nel caso della risposta dell’Occidente alle azioni di Israele a Gaza rispetto alla chiara condanna dell’aggressione russa in Ucraina. L’efficacia delle istituzioni internazionali e del diritto umanitario internazionale si basa su un adeguato grado di consenso sulle questioni normative: se il consenso diminuisce, diminuisce anche l’efficacia delle istituzioni.
Sviluppare un’abitudine alla cooperazione
Le ricadute della crisi dell’ordine internazionale non saranno risolte facilmente o rapidamente. La crisi climatica è un ambito in cui la necessità di cooperare è ampiamente riconosciuta anche se i risultati sono contraddittori. Più in generale, la crisi ecologica offre tante opportunità di cooperazione quante sono le prospettive di allarme se non si risolvono i problemi. Anche il rischio di nuove pandemie è una questione, che richiede urgentemente un’azione congiunta, a prescindere da altre istanze su cui ci possono essere divergenze. Vi sono anche profondi interessi comuni in altre questioni, come il commercio e la libertà di navigazione. Su tutti questi temi sarebbe possibile sviluppare un’abitudine alla collaborazione. Se si riconoscesse che la cooperazione è l’elemento chiave per la sicurezza, si potrebbe trovare un modo per far sì che il sistema internazionale si evolva per rispondere alle esigenze contemporanee.
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