“Shibohui” ossia “Expo”. Da quando il 1° maggio si sono accesi i riflettori della manifestazione dallo slogal evocativo “better city, better life”, a Shanghai non si sente parlare d’altro. Le previsioni parlano di 70 milioni di visitatori nell’arco dei sei mesi della manifestazione – un obiettivo ambizioso per strappare il primato a Osaka che nel 1970 ne registrò 64,2 milioni. Il pubblico internazionale è consapevole della valenza politica ed economica dell’Expo: l’effetto-Expo potrebbe incidere per un 30-40% sugli orientamenti turistici futuri. Tutti i 192 paesi presenti hanno quindi investito per mettere in mostra il meglio di sé.
L’Italia è presente in tre sedi: oltre al Padiglione nazionale coordinato dal Commissariato generale del governo – 7.800 metri quadrati di superficie espositiva totale, secondo solo a quello cinese -, il tricolore sventola sui padiglioni Venezia e Bologna, all’interno della Urban Best Practices Area (UBPA) nel lato destro del fiume Huangpu. Il tema del Padiglione Italia è “La Città dell’Uomo”: una città modellata sui bisogni dell’individuo che ricalca il tessuto urbano italiano nella ricerca di un equilibrio tra la natura umana, il patrimonio storico e l’interazione con il territorio. Lo scenografo Giancarlo Basili e l’architetto Giampaolo Imbrighi hanno offerto la rappresentazione di una città rinascimentale italiana dove non domina solo l’immagine classica, ma anche l’innovazione: il visitatore ammira con lo stesso stupore la Cupola di Brunelleschi (che si erge su colonne rivestite di specchi dando l’idea di essere sospesa nel vuoto nelle ore notturne) e il “cemento trasparente”, brevetto di Italcementi, che domina tra i materiale utilizzati nella costruzione. Le opinioni dei visitatori cinesi raccolte sul campo sono estremamente positive. Dal primo maggio, le visite all’Expo sono state oltre 15 milioni.
Questi numeri fanno impallidire alcune preoccupanti assenze. Il sindaco di Milano e commissario Expo 2015 Letizia Moratti non è intervenuto all’inaugurazione della settimana dedicata al capoluogo lombardo nonostante l’enfasi posta sul passaggio di testimone. Previste ma non ancora in agenda le visite del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
A pesare, però, è stato soprattutto il ritardo dell’avvicendamento tra l’ex ministro dello Sviluppo economico Scajola e il ministro del Lavoro Sacconi a capo della Missione di sistema (31 maggio – 4 giugno), organizzata congiuntamente dall’Istituto nazionale per il commercio estero (Ice), Confindustria e Associazione bancaria italiana (Abi) sotto l’egida del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero degli Esteri. Le dimissioni di Scajola a sei giorni dalla partenza della missione e la lenta sostituzione hanno messo in dubbio la partecipazione del ministro del Commercio Chen Deming, rischiando di ridimensionare l’importanza della delegazione con ripercussioni negative sulle imprese del made in Italy. Le complesse liturgie del Partito comunista cinese non lasciano scampo: in assenza di una guida di rango ministeriale, l’omologo cinese non deve partecipare.
Maurizio Forte, direttore dell’Ice di Shanghai, ha però sottolineato i punti di forza e i successi della missione, che si inserisce in una strategia di lungo termine (la prima risale al 2004, con l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi e la seconda nel 2006, con il Presidente del Consiglio Romano Prodi). Quella messa in campo per l’Expo di Shanghai è stata senza dubbio la più imponente. Le 230 aziende e i 600 partecipanti, accompagnati da tre membri di governo (oltre al ministro Sacconi, il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso e il sottosegretario Aldo Brancher), dalla Società italiana per le imprese all’estero (Simest) e della Sace hanno battuto tre tappe (Chongqing, Shanghai e Pechino).
Significativa la partenza da Chongqing, base strategica fondamentale per la “Go West Policy” con la quale il governo di Pechino punta ad aumentare l’industrializzazione delle province dell’Ovest. Le aziende hanno incontrato 400 imprese cinesi nel corso di circa 2.000 incontri bilaterali. Due i principali accordi istituzionali: uno con il Trade Development Bureau (Tbd) e un secondo con il China Association for Trade and Service (Catis) con lo scopo di sviluppare principalmente i servizi, tra i settori con le migliori prospettive di sviluppo.
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