Tra i più recenti progetti del Partito comunista cinese legati allo sviluppo tecnologico spicca Internet plus (Huliangwang +, 互联网+), presentato il 5 marzo 2015 durante l’inaugurazione della sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo. Nel suo discorso ufficiale il premier Li Keqiang ebbe modo di sottolineare come il programma in questione sia pensato per costituire un importante volano per l’economia cinese, accelerando lo sviluppo di quattro aree: internet mobile, cloud, big data e internet of things. I settori economici che beneficeranno maggiormente di questo piano saranno la produzione, la finanza, la medicina, l’amministrazione e l’agricoltura. L’attenzione scientifica verso questo argomento è confermata dall’impressionante crescita di pubblicazioni inerenti al tema. Una ricerca effettuata sul database accademico China National Knowledge Infrastructure (Cnki) indica che dal 2014 al 2015 il numero di pubblicazioni scientifiche in merito è quasi raddoppiato, passando da 43.338 a 71.793.
Internet plus è in evidente continuità con le scelte costitutive della rete internet in Cina: già nel settembre 2000, durante il XVI World Computer Congress tenutosi a Pechino, l’allora presidente Jiang Zemin sottolineò come “l’unione dell’economia tradizionale e dell’informazione tecnologica sarà il motore per lo sviluppo dell’economia e della società nel XXI secolo”. Internet plus offre inoltre una conferma importante in merito alle politiche già avviate dalla precedente leadership guidata da Hu Jintao e Wen Jiabao e finalizzate al passaggio da un’economia di produzione a una maggiormente incentrata sui servizi. La promozione di Internet plus non è infatti un fenomeno isolato. Un ulteriore programma a sostegno di Internet plus e di uno sviluppo nel settore della produzione è il progetto Made in China 2025, promosso dal Consiglio per gli affari di Stato nel 2013 e formulato dal Ministero dell’Industria e della tecnologia dell’informazione, il cui obiettivo è di fare della Repubblica popolare cinese una “potenza industriale mondiale” rispettosa dell’ambiente e con una carica fortemente innovativa entro il 2025.
I primissimi segnali in merito alla buona implementazione del programma Internet plus sono forniti da un rapporto di PricewaterhouseCoopers pubblicato nel 2015, che ha messo in evidenza come aziende tecnologiche e del web abbiano ottenuto 1.126 investimenti suddivisi in quatto settori: telecomunicazione e mobile, internet, tecnologia, intrattenimento e media, per un valore totale di 15,56 miliardi di dollari. Nonostante il rallentamento dell’economia nazionale, è particolarmente interessante notare la solidità del settore tecnologico, e soprattutto il contributo del settore intrattenimento e media, quasi allo stesso livello dell’intero settore internet. Partendo proprio da quest’ultimo dato, è opportuno riflettere sulla concreta sostenibilità del progetto Internet plus nel lungo periodo. Leggendo il documento ufficiale diffuso dal Consiglio degli affari di Stato nel luglio 2015 è infatti possibile notare come il ruolo dell’intrattenimento sia citato ma solo in maniera approssimativa al paragrafo 6: “Internet plus servizi welfare”. Nel dettaglio, si fa riferimento alla “necessità di sviluppare nuovi modelli di integrazione offline-online in aree come cibo e bevande, intrattenimento, gestione domestica, etc.” L’eccessiva crescita nel settore dell’intrattenimento pone due criticità: la prima è legata alla capacità del settore in questione di crescere agli stessi livelli anche nei prossimi anni. La seconda criticità consta invece nella modesta crescita di altri settori chiave, in particolar modo quello relativo alla telecomunicazione mobile.
Seppur con i dovuti distinguo, il programma Internet plus presenta tratti di somiglianza con la promozione delle “autostrade dell’informazione” sostenuta negli anni Novanta dagli Stati Uniti a livello nazionale ma anche e soprattutto fuori dai confini nazionali dall’amministrazione Clinton. Come il programma Internet plus anche la creazione delle autostrade dell’informazione è stata resa possibile grazie a un notevole investimento statale nei servizi di comunicazione, finalizzato all’integrazione di internet, telefonia, commercio e istruzione. Tra gli obiettivi primari delle autostrade dell’informazione vi era inoltre quello di rafforzare l’egemonia economica e culturale statunitense a livello mondiale.
Nel caso cinese, nonostante i notevoli investimenti economici e una linea politica ben definita, il programma Internet plus dovrà fronteggiare alcune criticità su tutti e quatto i temi portanti del programma.
Mobile.
Le ultime stime del China Internet Network Information Center pubblicate nel luglio 2016 confermano che oltre il 90% degli utenti internet in Cina si connette attraverso un dispositivo mobile. Il successo di alcune applicazioni come Wechat ha permesso al mobile di sviluppare connessioni concrete con diversi settori offline, che vanno dal pagamento elettronico all’e-travel fino alla gestione di assicurazioni sanitarie. Si tratta sicuramente di temi in linea con quanto auspicato dal programma Internet plus, ma che allo stato attuale rischiano di ridurre alla sola Tencent, azienda sviluppatrice della stessa Wechat, una buona parte dell’intero programma Internet plus. È interessante notare a tal proposito che uno dei primi ideatori dell’Internet plus fu proprio l’amministratore delegato di Tencent, Ma Huateng, che nel 2013 iniziò a promuovere alcuni concetti chiave del concetto durante la Tencent We Conference. L’impressione è che lo sviluppo di gran parte del programma rischi di essere gestito principalmente da una sola azienda, almeno nel contesto del mobile.
Big data.
L’euforia nei confronti di questo nuovo settore di studi, almeno a livello scientifico, non è circoscritta alla realtà cinese. Sebbene gli articoli più citati in materia descrivano i big data come “la nuova frontiera per l’innovazione, la competizione e la produttività” o una vera e propria “rivoluzione che trasformerà il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo”, rimangono ancora seri dubbi di carattere scientifico e metodologico che portano a interrogativi in merito al rispetto della privacy. Se il governo cinese deciderà di investire concretamente anche su questo settore dovrà sicuramente confrontarsi maggiormente a livello scientifico in ambito internazionale.
Cloud.
Il tema del cloud è probabilmente uno dei più delicati per quanto concerne la sicurezza dei dati ma anche per eventuali implicazioni di tipo militare, come è stato sottolineato dal rapporto Red cloud rising: cloud computing in China del Center for Intelligence Research and Analysis. Conseguenze di natura militare sono state confermate anche da alcuni esponenti dell’Esercito popolare di liberazione, che hanno sottolineato non solo l’importanza di gestire dati e server sul suolo cinese ma anche di sviluppare una tecnologia indipendente da quella statunitense. La gestione del cloud infine rischia di palesare una criticità di natura ambientale, considerato l’elevato consumo di risorse idriche dei vari server utilizzati per gestire il sistema cloud, secondo quanto denunciato da Greenpeace nel suo studio Clicking clean del 2014, con particolare riferimento al contesto cinese.
Internet of things.
Quest’ultimo tema si propone come quello economicamente più rischioso fra quelli analizzati. In un suo recente saggio, Vincent Mosco ha infatti screditato le proiezioni di McKinsey, che prevedono un impatto dell’internet of things del 10% sull’economia mondiale entro il 2025. Richiamando un altro rapporto pubblicato da Cisco, Mosco mette in evidenza come allo stato attuale solo l’1% degli oggetti al mondo è connesso. Sebbene Mosco individui nella Cina l’unico vero competitor degli Stati Uniti in questa sfida di settore, visti gli impressionanti investimenti di Alibaba, Tencent, Huawei e Baidu, rimangono comunque dubbi sulle effettive prospettive di successo dell’intero progetto.
Le criticità cui è esposto il programma Internet plus non sono dunque poche, ma un coinvolgimento statale così imponente trova somiglianze con altre precedenti politiche industriali come quelle relative allo sviluppo delle autostrade dell’informazione negli anni Novanta o del complesso industriale automobile-petroliogomma-autostrade sviluppatosi nella prima metà del XX secolo. Come fa notare Castells, sebbene l’effettiva forma tecnologica iniziale sia incerta, “chiunque controlli i suoi primi stadi di sviluppo potrebbe influenzarne in modo decisivo l’evoluzione futura, garantendosi così un vantaggio competitivo strutturale”. Per la Cina si tratta senza dubbio di una partita strategica.
“Despite criticism of US partiality and its inability to restrain Israel, Chinese experts continue to view Washington as indispensable in the Middle East, acknowledging... Read More
“Chinese experts remain divided on what will be the immediate outcome of Syrian opposition’s offensive. Although some predict that Damascus may hold its ground... Read More
“When looking at Türkiye, a large portion of the intermediate goods it imports from China is further processed in Türkiye and then re-exported to... Read More
“L’amministrazione Biden ha detto di considerare gli atolli e gli isolotti controllati dalle Filippine nel mar Cinese meridionale all’interno del campo di interesse del... Read More
Nell’ambito della visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Repubblica Popolare Cinese, conclusasi il 12 novembre scorso, è stato rinnovato il Memorandum of... Read More
Copyright © 2024. Torino World Affairs Institute All rights reserved