Per certi versi, Singapore si trova al centro della rivalità tra Stati Uniti (USA) e Repubblica Popolare Cinese (RPC). Entrambi contribuiscono in modo determinante all’economia di Singapore ed entrambi sono importanti per la stabilità e la sicurezza dell’intera regione del Sud-Est asiatico e per la città-stato stessa. Non sorprende quindi che Singapore sia diffidente nei confronti di mosse improvvise che potrebbero allarmare l’una o l’altra parte, un sentimento rafforzato dalla volontà cinese di punire economicamente gli attori che assumono posizioni non gradite e dall’imprevedibilità dell’attuale politica statunitense. Il risultato è una politica estera cauta, forse addirittura conservatrice, che cerca di preservare i vantaggi attuali e minimizzare i rischi futuri. Se questo conservatorismo diplomatico sarà fruttuoso per Singapore nel lungo periodo rimane un’incognita, nell’attesa di un confronto tra Washington e Pechino.
Tuttavia, le circostanze non sono sempre state così incerte. Fino a un decennio e mezzo fa, Singapore godeva dei benefici della globalizzazione e dell’engagement tra USA e RPC, facendo da tramite tra le economie sviluppate di USA, Unione Europea (UE) e Giappone, da un lato, e le economie in crescita della RPC e del resto del Sud-Est asiatico, dall’altro. Singapore attraeva capitali, tecnologie e servizi dalle economie sviluppate, che utilizzava per produrre componenti per le economie in crescita o per fabbricare prodotti con materiali importati dalle economie in crescita da esportare ulteriormente. Ancora oggi[1], gli USA, l’UE e il Giappone rimangono le principali fonti di investimenti diretti esteri (IDE[2]) e partner di Singapore nel commercio di servizi[3], mentre la RPC è il principale partner commerciale di Singapore per quanto riguarda i beni di consumo e la destinazione principale degli IDE in uscita.
Essere una sorta di comprador ha rappresentato un modello economico lucrativo utile a Singapore dalla fine della Seconda guerra mondiale e dall’indipendenza nel 1965, basato essenzialmente su una progressiva liberalizzazione e integrazione economica globale. La fine della Guerra fredda e l’impegno economico americano nei confronti di una RPC la cui apertura e riforma stavano prendendo piede, unito all’ingresso di quest’ultima nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, hanno rappresentato per Singapore un periodo di fenomenale prosperità[4]. Ciononostante, le crescenti frizioni tra USA e RPC degli ultimi anni hanno ridotto drasticamente l’engagement tra le due maggiori economie mondiali. Una maggiore cautela sulle condizioni commerciali della RPC tra i principali alleati e partner degli USA in Europa, Asia nord-orientale e Oceania ha comportato un ulteriore raffreddamento dell’entusiasmo sulle prospettive commerciali di cooperazione.
Che si tratti di restrizioni tecnologiche da parte della RPC e degli USA, di onshoring, di friend-shoring, di circolazione interna, di decoupling o di de-risking, la diminuzione del desiderio di scambio economico comporta una diminuzione della necessità di intermediari come Singapore. La città-Stato ha cercato di mitigare in qualche modo queste condizioni riposizionandosi come hub di servizi finanziari e come luogo in cui le aziende possano aprire sedi regionali e globali. Questo ha portato sia maggiore ricchezza a Singapore, sia il rischio di diventare un centro per attività finanziarie nefaste, come sottolineato dalla scoperta di uno schema di riciclaggio di denaro da 2,2 miliardi di dollari nel 2023. Inoltre, Singapore ha avuto un certo successo nell’attirare importanti società di proprietà della RPC come SHIEN, Tencent e TikTok a stabilire una presenza sul territorio o persino un domicilio. Questi progressi sono stati accompagnati da rivendicazioni di Singapore washing[5] o China cuckooing[6], in cui la città-Stato viene considerata come una copertura per le imprese della RPC che vogliono entrare in mercati terzi dove altrimenti potrebbero essere sottoposte a maggiori controlli.
Per Singapore, il concetto di sicurezza si basa sul mantenimento della stabilità interna e regionale per facilitare il benessere economico. Una componente di questo tipo di approccio è l’enfasi sulla cooperazione in materia di difesa con gli USA[7], che esiste fin dall’indipendenza della città-Stato, ma che ha avuto un vero e proprio boom dopo la fine della Guerra fredda. Singapore ospita attualmente unità logistiche e organizzative per le Forze armate statunitensi e ospita spesso le forze americane in visita nelle sue basi, anche durante il transito per le operazioni. Le Forze armate di Singapore fanno largo uso di equipaggiamenti militari statunitensi e della NATO e si addestrano regolarmente con le forze statunitensi e alleate. Tuttavia, il Paese non è alleato con gli USA. La logica è che gli USA garantiscano una presenza stabilizzante in Asia Orientale, dati i loro interessi e l’assenza di dispute territoriali con gli stati della regione. La stretta cooperazione conferisce quindi a Washington un buon motivo per rimanere nella regione.
Tuttavia, la crescente rivalità tra gli USA e la RPC complica i calcoli di Singapore. Il numero crescente di potenziali crisi che coinvolgono gli USA e la RPC, dal Mar Cinese Meridionale a Taiwan, al Mar Cinese Orientale e alla penisola coreana, fa sì che Pechino abbia una visione meno ottimistica della presenza militare americana in Asia. Pechino sta inoltre esortando Singapore a impegnarsi maggiormente sul piano militare[8], forse per valutare meglio le attrezzature e le pratiche militari di ispirazione statunitense. Le contingenze in una di queste aree che avvicinano Washington e Pechino potrebbero spingere quest’ultima ad esercitare pressioni economiche, politiche e forse anche militari su Singapore per scoraggiare o ritardare il sostegno agli USA. Tale azione potrebbe includere l’uso della coercizione economica o la mobilitazione di parte della popolazione di etnia cinese presente sul territorio per ostacolare il processo decisionale singaporiano. Ad oggi, risulta difficile capire come Singapore possa o voglia rispondere a questi potenziali rischi.
Un’ulteriore caratteristica della politica estera di Singapore è il progressivo sviluppo di legami regionali attraverso l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Association of South-East Asian Nations, ASEAN). Infatti, l’ASEAN fornisce a Singapore lo strumento per amplificare la propria voce a livello internazionale grazie alla capacità dell’Associazione di organizzare eventi e di definire l’agenda, seppur essa sia limitata. Per sua natura, l’ASEAN fornisce anche un mezzo agli Stati membri per ridurre le tensioni regionali, spingendo per la de-escalation e il negoziato. Tuttavia, queste qualità inibitorie rendono difficile la cooperazione attiva e duratura. Di conseguenza, l’ASEAN ha dimostrato una capacità limitata nel gestire collettivamente qualsiasi situazione, dalle crisi finanziarie ed economiche alla guerra civile in corso in Myanmar e alle crescenti tensioni nel Mar Cinese Meridionale. La sua capacità di gestione degli attriti tra USA e RPC, per non parlare di una vera e propria crisi, è nel migliore dei casi incerta. La tendenza dell’ASEAN a farsi facilmente influenzare dalle divisioni non create dai membri riduce ulteriormente la sua capacità di gestione delle controversie USA-RPC esistenti.
Particolarmente preoccupante per Singapore è la rinnovata volontà della RPC di utilizzare l’etnia cinese sul territorio per promuovere i propri interessi[9], anche se non in possesso di cittadinanza cinese. Il fatto che Singapore abbia grandi comunità etniche cinesi, che rappresentano circa il 70% della popolazione, la rende più ricettiva[10] alle rivendicazioni nazionaliste su base etnica[11] provenienti dalla diaspora attraverso i canali mainstream e i social media, nonché dalle associazioni imprenditoriali e civiche. Gli appelli alla lealtà e al sostegno delle posizioni della RPC basati su narrazioni etniche, razziali e culturali[12] rischiano di compromettere il perseguimento degli interessi di Singapore e di risultare divisivi nel contesto pluralistico del Paese. Allo stesso modo, la percezione di una Singapore che difende gli interessi della RPC al di fuori dei suoi confini sulla base di considerazioni etniche, razziali e culturali può risultare alienante in una regione altamente diversificata e pluralista che continua a lavorare duramente per superare queste differenze.
Preoccupazioni circa l’interpretazione errata e il fraintendimento della propria politica estera hanno indotto Singapore a chiarirne le posizioni di base. La disinformazione[13] secondo cui Singapore avrebbe sbagliato a condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 e a imporre sanzioni a Mosca ha evidenziato come sia necessario illustrare con maggiore precisione la posizione di Singapore in materia di politica estera. Le narrazioni che rafforzavano la posizione russa[14] popolavano i media in mandarino e in quegli account social vicini alla RPC, anche se i funzionari di Singapore si sono guardati bene dall’attribuire responsabilità per questi atti. L’attuale governo ha ribadito, oltre alla volontà del Paese “a non schierarsi[15]” tra le maggiori Potenze, la necessità di attenersi a principi-chiave[16] e di agire nel proprio interesse[17], piuttosto che a semplici nozioni di neutralità[18]. Tra questi, la necessità primaria di sostenere l’istituzione della sovranità e il sistema giuridico che sorregge l’attuale ordine internazionale basato su principi di legalità, che conferisce agli attori più piccoli, come Singapore, una base per avere una voce in capitolo e intraprendere azioni in campo internazionale.
La politica estera di Singapore tenta di rispondere, seppur con cautela, alle molteplici sfide di un ambiente in evoluzione, definito dalla natura sempre più conflittuale delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. I leader politici e le agenzie statali hanno iniziato ad avvertire[19] indirettamente[20] l’opinione pubblica dei pericoli dell’etno-nazionalismo proveniente dall’estero e hanno adottato alcune misure per limitare le interferenze estere negli affari interni. Singapore sta coinvolgendo anche altri attori per mitigare parte dei rischi legati all’eccessiva dipendenza da una grande Potenza o dall’ASEAN, ma partner come la Corea, il Giappone, l’India, l’Unione Europea e l’Australia vivono a loro volta i rispettivi attriti con Pechino. Si tratta comunque di primi passi e la definizione di politica estera di Singapore dovrà essere ulteriormente perfezionata. Il timore di subire pressioni da parte dei principali attori, in particolare la RPC, sembra indurre a un elevato grado di cautela nelle strategie di politica estera di Singapore. Inoltre, questi aggiustamenti si stanno rivelando difficili poiché anche Singapore si trova in fase di transizione di leadership. Bisognerà quindi attendere l’insediamento del prossimo gruppo dirigente per sperare di fare chiarezza.
Traduzione dall’inglese a cura di Michele Farina
[1] Singapore Government, Department of Statistics, “Singapore Economy in 2023”, disponibile online al link https://www.singstat.gov.sg/modules/infographics/economy.
[2] Singapore Government, Department of Statistics, “Foreign Direct Investment 2022”, disponibile online al link https://www.singstat.gov.sg/-/media/files/visualising_data/infographics/trade_and_investment/singapore-direct-investment.ashx.
[3] Singapore Government, Department of Statistics, “Singapore’s International Trade”, disponibile online al link https://www.singstat.gov.sg/modules/infographics/singapore-international-trade.
[4] Banca Mondiale (ultimo aggiornamento: 2024), “The World Bank in Singapore: Overview”, disponibile online al link https://www.worldbank.org/en/country/singapore/overview.
[5] Ramesh, A. (2024), “‘Singapore-washing’ and China’s Sneaky Trade Practices’”, The Japan Times, 22 febbraio, disponibile online al link https://www.japantimes.co.jp/commentary/2024/02/22/world/singapore-china-trade/#:~:text=The%20phenomenon%20has%20become%20so,scrutiny%20they%20face%20at%20home.
[6] Wong Ming Jun, A. (2024), “Singapore Begins to Pay the Price for ‘China Cuckooing’”, The Asia Sentinel, 9 febbraio, disponibile online al link https://www.asiasentinel.com/p/singapore-pay-price-china-cuckooing.
[7] Singapore Government, Ministry of Foreign Affairs, “Joint Statement on the 6th United States-Singapore Strategic Partnership Dialogue, 27 February 2024, Singapore”, disponibile online al link https://www.mfa.gov.sg/Newsroom/Press-Statements-Transcripts-and-Photos/2024/02/Joint-Statement-on-the-6th-United-States.
[8] Singapore Government, Ministry of Defence (2023), “China Defence Minister Makes Introductory Visit to Singapore”, 1° giugno, disponibile online al link https://www.mindef.gov.sg/web/portal/mindef/news-and-events/latest-releases/article-detail/2023/June/01jun23_nr.
[9] Xinhua.net (2022), 习近平在中央统战工作会议上强调 促进海内外中华儿女团结奋斗 为中华民族伟大复兴汇聚伟力, 30 luglio, disponibile online al link http://www.news.cn/politics/leaders/2022-07/30/c_1128877616.htm.
[10] Mahtani, S., e A. Chandradas (2023), “In Singapore, Loud Echoes of Beijing’s Positions Generate Anxiety”, The Washington Post, 24 luglio, disponibile online al link https://www.washingtonpost.com/world/interactive/2023/singapore-china-news-influence-lianhe-zaobao/.
[11] Lianhe Zaobao (2023), 习近平:实现祖国完全统一是中华儿女民族复兴的题中之义, 13 marzo, disponibile online al link https://www.zaobao.com.sg/realtime/china/story20230313-1372032.
[12] People’s Daily Online (2024), 习近平总书记这样谈中华文明的统一性, 5 marzo, disponibile online al link http://politics.people.com.cn/n1/2024/0305/c1001-40189636.html.
[13] Cheong, D. (2022), “Commentary: Why Might pro-Russia Disinformation about Ukraine War Resonate in Singapore?”, CNA, 11 aprile, disponibile online al link https://www.channelnewsasia.com/commentary/singapore-disinformation-russia-ukraine-war-twitter-2618691.
[14] Cherian, G., J.I. Chong, e J.A. Walid (2022), “Ukraine and Big Power Rivalry: Why the Urge to ‘Compare Rottenness’ Will Lead Singapore Nowhere”, Academia SG, 23 marzo, disponibile online al link https://www.academia.sg/academic-views/ukraine-compare-rottenness/.
[15] Yuen-C, T. (2021), “Not Possible for S’pore, Many Countries, to Choose between US and China, PM Lee Tells BBC”, The Straits Times, 14 marzo, disponibile online al link https://www.straitstimes.com/singapore/not-possible-for-spore-many-countries-to-choose-between-us-and-china-pm-lee-tells-bbc.
[16] Tang, S.K. (2022), “Singapore Has Chosen Principles, Not Sides, in Taking a Strong Stand Against Russia’s Invasion of Ukraine: PM Lee”, CNA, 2 aprile, disponibile online al link https://www.channelnewsasia.com/singapore/pm-lee-hsien-loong-ukraine-russia-singapore-chosen-principles-not-sides-strong-stand-2602976.
[17] Singapore Government, Ministry of Foreign Affairs, “Speech by Senior Minister of State for Foreign Affairs and Senior Minister of State for National Development Sim Ann during the Committee of Supply Debates, 29 February 2024”, disponibile online al link https://www.mfa.gov.sg/Newsroom/Press-Statements-Transcripts-and-Photos/2024/02/SMS-COS-2024-Speech.
[18] Singapore Government, Ministry of Foreign Affairs, “Transcript of Minister for Foreign Affairs Dr Vivian Balakrishnan’s Live Interview on Channel NewsAsia’s ‘Singapore Tonight’, 29 February 2024”, disponibile online al link https://www.mfa.gov.sg/Newsroom/Press-Statements-Transcripts-and-Photos/2024/02/240229_Minister-COS-CNA-Interview.
[19] Yeoh, G. (2022), “NDR 2022: Singapore Must Guard against Hostile Foreign Influence, Remain Vigilant on Social Media”, CNA, 22 agosto, disponibile online al link https://www.channelnewsasia.com/singapore/ndr2022-hostile-foreign-influence-ukraine-russia-geopolitical-tensions-2891271.
[20] Singapore Government, Ministry of Home Affairs (2024), “Intended Designation of Chan Man Ping Philip As Politically Significant Person Under the Foreign Interference (Countermeasures) Act”, 2 febbraio, disponibile online al link https://www.mha.gov.sg/mediaroom/press-releases/intended-designation-of-chan-man-ping-philip-as-politically-significant-person-under-the-foreign-interference-countermeasures-act/.
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