Traduzione dall’inglese di Simone Dossi
I l 12 novembre 2013 la 3a Sessione Plenaria del XVIII Comitato Centrale del Pcc approvava la Risoluzione su “Alcune questioni fondamentali riguardanti il complessivo approfondimento della riforma”. La Risoluzione decideva di assegnare al mercato il ruolo decisivo nell’allocazione delle risorse, di approfondire la riforma economica, migliorare il funzionamento del sistema economico, accelerare il perfezionamento del sistema di mercato, del sistema di controllo macroeconomico e dell’economia aperta, accelerare la trasformazione del modello di sviluppo economico e la costruzione di un’economia innovativa, promuovere uno sviluppo più efficiente, più equo e più sostenibile. La Risoluzione indicava la direzione del processo di riforma e le misure fondamentali per l’ulteriore perfezionamento del sistema economico socialista di mercato e per risolvere i problemi legati all’eccessivo intervento del governo in economia e alle carenze nell’attività di regolamentazione. Ma in aggiunta a tutto ciò la Risoluzione poneva l’accento anche su di un altro elemento: il ruolo-guida del Partito. Una questione fondamentale posta dalla Risoluzione era infatti quella di come coniugare il “ruolo decisivo del mercato nell’allocazione delle risorse” con il ruolo direttivo del Partito.
Nella storia della Repubblica Popolare Cinese, il Partito comunista non è stato soltanto il dominatore assoluto della fase rivoluzionaria e della successiva fase di costruzione del Socialismo, ma anche un soggetto determinante in ogni ambito della vita sociale del paese: il centro di potere che tutto controlla e gestisce. Tuttavia, con l’adozione e l’implementazione della politica di “Riforma e apertura”, il Partito ha dovuto ripensare il proprio ruolo in funzione dell’obiettivo di costruire un’economia socialista di mercato con caratteristiche cinesi. Da un lato, sotto il profilo dell’architettura istituzionale, il ruolo-guida del Partito Comunista Cinese non è stato abbandonato ed è stato anzi rafforzato in vari modi. Dall’altro, tuttavia, l’espansione dell’economia di mercato ha portato con sé una contrazione del controllo del Partito su alcuni settori dell’economia e della società.
Scopo di questo arretramento non è abiurare al ruolo-guida del Partito, bensì consentire al mercato di giocare una funzione più significativa in alcuni ambiti. Il Partito, infatti, continua – e continuerà in futuro – a dettare la direzione dello sviluppo cinese. Molti scienziati politici occidentali credevano che con l’introduzione dell’economia di mercato la diversificazione degli interessi avrebbe necessariamente condotto alla democratizzazione. Sono tuttavia passati 36 anni dall’avvio del programma di “Riforma e apertura” e i segnali di una transizione alla democrazia non si sono ancora manifestati. Non solo il successo dell’economia di mercato non ha indebolito il ruolo-guida del Partito, ma al contrario ha contribuito al suo rafforzamento, garantendo una nuova fonte di legittimità sullo sfondo del declino dell’entusiasmo rivoluzionario: il rapido sviluppo economico del paese.
Si deve tuttavia riconoscere che proseguire in questo percorso di rapido sviluppo economico per oltre trent’anni è stata un’impresa complicata, da cui derivano enormi sfide. In questo senso, l’idea che il mercato debba giocare “il ruolo decisivo nell’allocazione delle risorse” può essere vista come uno sforzo volto a rilanciare le forze produttive e a mantenere un ritmo sostenuto di sviluppo economico. Ciò significa anche che, dopo aver sperimentato due diversi sistemi economici – quello socialista nel primo trentennio di vita della Rpc, quello di mercato, progressivamente, a partire dal 1979 – il dettare ha infine optato per il modello di sviluppo dell’economia di mercato. La scelta compiuta con la Risoluzione della 3a Sessione Plenaria è una risposta alle voci che all’interno della società cinese chiedono di ritornare alla vecchia economia pianificata. È cruciale rafforzare la fiducia nelle prospettive della riforma e dell’apertura, tanto all’interno del paese quanto all’estero.
In un’economia di mercato il Partito rinuncerà sempre più all’intervento diretto in economia, riservandosi piuttosto un ruolo di supervisione – da cane pastore – dell’economia di mercato, in particolare attraverso il controllo degli strumenti normativi e regolamentari. In quanto autorità di ultima istanza nella formulazione di leggi e regolamenti, il Partito orienterà infatti le attività di governo e garantirà lo sviluppo del mercato. Va tuttavia riconosciuto che raggiungere questo obiettivo ideale è in realtà assai complicato. Per questo la 4a Sessione Plenaria del XVIII Comitato Centrale ha fissato l’obiettivo di “promuovere lo stato di diritto”: il fine è di sottoporre il Partito al controllo della legge e tutelare i meccanismi di auto-correzione del mercato. Per proseguire in questa direzione è necessario introdurre innovazioni istituzionali e rafforzare l’attività di controllo. In assenza di meccanismi competitivi, come si può assicurare che il comportamento del Partito venga limitato dal diritto? Se si confronta la Cina con le democrazie occidentali, la domanda che viene da porsi in riferimento allo stato di diritto cinese è: chi prevarrà tra il diritto e il Partito? In altre parole, se i documenti ufficiali del Partito confliggono con una specifica legge, quale delle due fonti prevarrà? I media ufficiali cinesi hanno sostenuto che questo sia in realtà un falso problema, poiché “ruolo-guida del Partito” e “stato di diritto” sono essenzialmente la stessa cosa. Ma questa risposta è poco convincente, poiché nella realtà i cittadini non possono utilizzare la legge per proteggere i propri legittimi diritti e interessi contro atti ufficiali del Partito.
È dunque necessario esaminare ulteriormente il ruolo del Partito nel contesto dell’economia di mercato. Se una piena economia di mercato e lo stato di diritto verranno infine realizzati, questo sarà senza dubbio il più grande successo del Partito Comunista Cinese dalla rivoluzione del 1949.
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