Dal 1991, con la fine dell’Unione sovietica, i paesi che costituiscono l’Asia centrale – Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan – sono divenuti sempre più centrali nel calcolo strategico della Cina e dell’Unione europea (Ue). Pechino e Bruxelles considerano la regione parte del proprio “vicinato” e competono sia per acquisire influenza politica che per garantirsi l’accesso alle ingenti risorse energetiche presenti nell’area.
La strategia cinese in Asia centrale
La strategia cinese in Asia centrale persegue quattro obiettivi: (1) sviluppo delle relazioni con i paesi in questione al fine di creare un ambiente regionale stabile che favorisca gli scambi commerciali; (2) accesso alle risorse naturali, soprattutto gas e petrolio; (3) contenimento della presenza americana nell’area; (4) lotta contro il terrorismo islamico che potrebbe destabilizzare le Regioni autonome del Tibet e dello Xinjiang confinanti con l’Asia centrale.
La strategia cinese nell’area ha assunto, negli anni, un pronunciato carattere politico-militare. Pechino si è fatta promotrice, dalla metà degli anni Novanta, dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Shanghai Cooperation Organisation – Sco) che include, attualmente, otto membri: i sei originari (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) più India e Pakistan, ammessi ufficialmente quali membri dell’organizzazione il 10 luglio 2015. Dal 2005, ogni estate i paesi membri compiono esercitazioni militari congiunte, l’ultima delle quali si è conclusa alla fine dello scorso mese di agosto.
L’interesse prioritario di Pechino per l’Asia centrale rimane l’accesso alle ingenti risorse energetiche. Queste sono sempre più importanti per la Cina, che sta accelerando la transizione dal carbone verso petrolio e gas naturale: nel 2014 il carbone – primo responsabile per gli alti livelli di inquinamento dell’aria nel paese – ha generato il 64,2% dell’energia consumata in Cina, in calo dal 66% del 2013 e in linea con l’obiettivo governativo di scendere sotto il 62% entro il 2020.
La Cina importa petrolio dal Kazakistan attraverso un oleodotto inaugurato nel 2009 con una capacità di circa 200.000 barili al giorno. Si calcola che circa il 20% del greggio kazako sia destinato alla Cina. Dal Turkmenistan la Cina importa gas naturale: un gasdotto costituito da due linee parallele, inaugurato anch’esso nel 2009, trasporta circa 30 miliardi di metri cubi l’anno. Una terza linea è in costruzione con una capacità totale potenziale di circa 65 miliardi di metri cubi. Il progetto attraversa l’Uzbekistan e il Kazakistan e prevede un ulteriore apporto di gas da entrambi questi paesi, per un totale di 15 miliardi di metri cubi.
La Cina è oggi il primo importatore al mondo di petrolio. Si calcola che la domanda cinese di gas per il 2020 sarà di oltre 300 miliardi di metri cubi. Si comprende, pertanto, quanto sia importante l’Asia centrale per Pechino e quanto sia difficile per gli europei tenere testa alla penetrazione cinese nell’area. La costruzione del doppio gasdotto Turkmenistan-Cina, realizzato fra il 2006 e il 2009, ha infatti spiazzato la Ue che era in trattative da molto più tempo con il Turkmenistan e ancora non ha finalizzato il progetto che dovrà portare il gas turkmeno attraverso il Southern Corridor fino in Grecia.
La strategia europea in Asia centrale
Adottata nel 2007 e aggiornata nel 2012, la strategia della Ue per l’Asia centrale si propone quattro obiettivi: (1) conseguire la stabilità e la prosperità nella regione; (2) promuovere lo sviluppo di società aperte, lo Stato di diritto, la democratizzazione e la protezione dei diritti umani fondamentali; (3) contribuire alla sicurezza regionale e alla lotta al terrorismo islamico; (4) garantirsi l’accesso alle risorse energetiche di quei paesi.
Il momento di svolta nelle relazioni tra la Ue e le ex-Repubbliche sovietiche centro-asiatiche è stato il semestre di presidenza europea della Germania (gennaio-giugno 2007), al termine del quale è stata varata la nuova strategia europea verso l’Asia centrale. La Ue ha inserito la regione nella propria Politica di vicinato “rafforzata”, conferendo all’area una nuova rilevanza nella sua visione strategica.
Il 22 giugno 2015 sono state rese note le conclusioni del Consiglio Affari esteri che ha ulteriormente rivisto la strategia della Ue per l’Asia centrale dopo che il 15 aprile 2015 il Consiglio della Ue aveva nominato Peter Burian (ex-sottosegretario presso il Ministero slovacco degli Affari esteri) rappresentante speciale dell’Ue per l’Asia centrale con il compito di promuovere il coordinamento politico delle varie attività e programmi europei e monitorare l’attuazione complessiva della strategia Ue. Il suo primo mandato scadrà il 30 aprile 2016.
La dotazione globale per la cooperazione bilaterale e regionale della Ue con l’Asia centrale per il periodo di programmazione 2014-20 è di 1,068 miliardi di euro, un incremento del 56% rispetto al periodo 2007-2013. L’assistenza è incentrata sull’istruzione, la sicurezza regionale, la gestione sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo socio-economico. A differenza della Cina, la strategia della Ue pone particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani funziona in tutti i paesi dell’area ad eccezione dell’Uzbekistan e del Turkmenistan, dove le organizzazioni della società civile sono presenti in un numero troppo esiguo, sono poco organizzate e sottoposte a rigidi controlli.
Anche per l’Europa, comunque, la dimensione economica rimane centrale, in particolare l’accesso agli idrocarburi di Kazakistan e Turkmenistan. È soprattutto con questi due paesi che la Ue ha sviluppato le relazioni commerciali più intense negli ultimi anni (con gli altri paesi dell’area gli scambi rimangono alquanto limitati). Nell’ottobre 2014 si sono conclusi i negoziati per un nuovo e rafforzato Accordo di partenariato e cooperazione (Apc) con il Kazakistan, che dovrebbe essere firmato entro la fine del 2015, mentre i negoziati con il Turkmenistan sono ancora in corso.
Nonostante abbia inserito l’Asia centrale nella sua politica di vicinato “rafforzata”, la Ue rimane un attore complessivamente marginale nella regione, soprattutto rispetto a una Cina che è diventata il primo partner commerciale di tutti i paesi dell’area. Il progetto di una “Cintura economica della via della seta” annunciato da Xi Jinping nel novembre 2013 e che interessa tutta l’Asia centrale può sicuramente presentare opportunità per sinergie tra Bruxelles e Pechino – in particolare per lo sviluppo delle infrastrutture e il mantenimento della sicurezza regionale. Cina ed Europa rimangono, però, in definitiva, competitori nella regione, sia sul piano economico e strategico, che su quello dei valori.
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