Forze Armate cinesi: dove vanno secondo gli Usa

Il 16 agosto scorso il Dipartimento della Difesa statunitense ha pubblicato il Rapporto annuale sugli sviluppi della situazione militare e di sicurezza nella Repubblica Popolare Cinese. Frutto di un ampio monitoraggio realizzato dalle varie agenzie del governo statunitense, il Rapporto è stato definito come una “fonte autorevole circa le valutazioni che l’Amministrazione Obama ha compiuto rispetto alle problematiche di sicurezza che coinvolgono la Cina”.

Il Segretario alla Difesa è tenuto per legge a trasmettere al Congresso questo documento in ragione della scarsa trasparenza che le autorità di Washington continuano a imputare alla leadership cinese. Il dato che meglio di ogni altro illustra il problema è quello relativo alla spesa complessiva per il comparto militare nella Rpc. Nel marzo scorso, citando la crisi economica e la minor criticità del proprio ambiente di sicurezza regionale, Pechino annunciava per il 2010 un aumento del bilancio della Difesa del 7,5% rispetto all‟anno precedente: il minore incremento degli ultimi due decenni. La spesa totale veniva indicata dal ministero della Difesa cinese in 78,6 miliardi di dollari Usa. Il Pentagono parla invece di una cifra quantomeno doppia, che supera i 150 miliardi (a prezzi costanti e tassi di cambio 2009). Il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), tra i più affidabili centri di ricerca indipendenti che si occupano di bilanci militari, offre una stima intermedia – poco meno di 100 miliardi di dollari Usa (valore 2008) – ma pur sempre molto superiore a quella fornita dalle fonti ufficiali cinesi.

Il Rapporto 2010 presenta alcune differenze significative rispetto alle edizioni precedenti. È anzitutto assai più descrittivo e meno sensazionalistico, lasciando intuire un approccio meno ideologico nella valutazione di come i cinesi stiano attuando la nuova “Missione storica delle Forze Armate cinesi”, enunciata dal Presidente Hu Jintao nella sua Relazione al XVII Congresso del Partito Comunista Cinese nell‟ottobre 2007. L‟orizzonte tracciato dai vertici del Pcc per l‟Esercito Popolare di Liberazione (Epl, denominazione ufficiale e onnicomprensiva per le forze armate cinesi) è la costruzione di una “nazione prospera con un esercito forte” (富国强军). In quest‟ottica, l‟Epl è chiamato, nell‟ordine, a 1) fungere da garante della centralità del potere del Pcc in Cina; 2) assicurare la sicurezza della RPC nell‟attuale fase di sviluppo nazionale; 3) consentire di perseguire l‟interesse nazionale; 4) giocare un ruolo di primo piano nella promozione della pace mondiale.

In secondo luogo, il Rapporto Usa non tratta più la sicurezza di Taiwan come l‟unico problema centrale posto dalla proiezione esterna della Cina. Pone l‟accento anche sulle nuove capacità sviluppate da Pechino in ambito navale, e sulle implicazioni che ne derivano per la sicurezza regionale, a partire dal delicato teatro del Mar della Cina meridionale. Sebbene la capacità cinese di sostenere un intervento militare a distanza rimanga limitata, la marina militare dell’Epl possiede ora la più vasta flotta di sottomarini e mezzi anfibi dell’Asia, grazie alla quale ha consolidato una capacità di interdizione di ampi tratti di mare a flotte militari o civili straniere. Preoccupa Washington anche lo sviluppo da parte della Cina di una prima generazione di missili balistici antinave di produzione nazionale, capaci di coprire una distanza di 1.500 chilometri e quindi di minacciare la sicurezza di portaerei e navi statunitensi dislocate nel Pacifico occidentale. La carenza di un supporto satellitare per l‟individuazione di un bersaglio mobile rimane una grave lacuna per l’Epl, ma l‟industria bellica della RPC ha mostrato negli ultimi anni un dinamismo sorprendente, soprattutto nel campo delle tecnologie spaziali.

Proprio sulle tecnologie di alta gamma si concentra la parte conclusiva del Rapporto, in cui si sottolinea come la Cina sia sempre più attiva in settori come quello spaziale e telematico: già da tempo, d’altronde, la dottrina militare cinese indica la necessità per l’Epl di acquisire la capacità di combattere “in un contesto informatizzato”.

Le autorità di Pechino hanno reagito negativamente alla pubblicazione del rapporto Usa. Il portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu ha affermato che il rapporto porta acqua al mulino di quanto teorizzano l‟esistenza di una “minaccia militare cinese” e perciò non aiuta le relazioni bilaterali. Secondo Jiang, Washington, anziché produrre simili documenti, dovrebbe impegnarsi maggiormente nello sviluppo di rapporti costruttivi tra le forze armate dei due paesi. Anche il segretario alla Difesa Usa Robert Gates ha giudicato insoddisfacenti i progressi nella cooperazione militare, attribuendone però la responsabilità ai vertici dell’Epl che si mostrerebbero assai meno propensi a collaborare rispetto ai leader civili.

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