Le due sessioni del marzo di quest’anno sembrano aver consolidato l’obiettivo della leadership di Xi Jinping di creare uno “stato di diritto” (fazhi guojia, 法治国家) con caratteristiche cinesi. Tema ampiamente discusso durante il 2014 e al centro delle consultazioni della quarta Sessione plenaria del XVIII Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc), lo “stato di diritto” è stato letteralmente definito come “l’espressione calda” (re ci, 热词) delle due sessioni di quest’anno.
Da un lato, il concetto è stato cristallizzato nella formula astratta del “terzo complessivo”. A detta di Xi Jinping, “complessivamente avanzare lo stato di diritto” (quanmian tuijin yifa zhiguo, 全面推进 依法治国), porterà, insieme agli altri tre complessivi, alla realizzazione del grande “sogno cinese” (zhongguo meng, 中国梦). Dall’altro, al di là della formula astratta, il concetto ha assunto tratti più concreti, definendosi in una serie di obiettivi di riforma del sistema giuridico.
Come in passato, anche quest’anno durante le due sessioni la Corte suprema del popolo (Csp) e la Procura suprema del popolo (Psp) hanno presentato i loro rispettivi rapporti annuali sui progressi compiuti nei dodici mesi precedenti e sui futuri piani di lavoro. Nonostante l’aura retorica e il linguaggio talvolta impenetrabile, questi rapporti offrono importanti indicazioni sui possibili temi caldi per l’anno in corso. I sette obiettivi proposti dalla Corte suprema e i sei avanzati dalla Procura suprema hanno vari aspetti degni di nota che, con molta probabilità, segneranno lo sviluppo legale del paese non solo nel 2015 ma per alcuni anni a venire.
Come primo obiettivo, sia la Corte suprema sia la Procura suprema si propongono il mantenimento della sicurezza nazionale (guojia anquan, 国家安全) e la stabilità sociale (shehui wending, 社 会稳定) 3 . Le attività criminali che paiono preoccupare di più gli organi di giustizia cinesi sono gli atti terroristici e le azioni separatiste (un riferimento implicito al rigido controllo che si vuole mantenere nella regione occidentale dello Xinjiang a maggioranza musulmana), alla diffusione di gruppi religiosi illegali (xiejiao, 邪教) (il termine utilizzato per definire il movimento del Falun gong, ad esempio) e ai crimini informatici. In un contesto in cui armonia (hexie, 和谐) e stabilità (wending, 稳定) sono presentati dalle autorità di Stato come valori primari per la coesistenza sociale e la sopravvivenza politica, questi crimini devono essere combattuti in maniera risoluta e con la coesione di tutti gli organi di giustizia. Ciò ha in passato giustificato azioni brutalmente repressive, in aperto contrasto con i principi dello “stato di diritto”.
Il secondo obiettivo messo in evidenza in entrambi i rapporti è la lotta alla corruzione (fan fubai, 反腐败). Grande eco hanno avuto quest’anno le storie di funzionari corrotti condannati a pene severe dai tribunali cinesi. A giudicare dall’enfasi posta sul tema durante le due sessioni se ne continuerà a parlare molto anche in futuro. I legislatori cinesi si stanno adoperando per definire un piano specifico per rafforzare la legislazione in materia. Nella sezione dei rapporti relativa ai crimini di corruzione e a quelli perpetrati dai colletti bianchi cinesi vengono menzionate anche azioni criminali relative ai processi di produzione alimentare e di farmaci e alla gestione ambientale e delle risorse naturali.
In linea con quanto enunciato durante la terza Sessione plenaria del XVIII Comitato centrale del Pcc tenutasi nel novembre 2013, i due rapporti della Csp e della Psp chiedono gli organi di giustizia di favorire e consolidare il progresso economico del paese. Ai tribunali, in particolare, viene richiesto di creare un ambiente favorevole allo sviluppo economico garantendo processi equi, trasparenti e basati su procedure solide e ben definite. L’obiettivo è un sistema giudiziario che operi “alla luce del sole” (yangguang sifa, 阳光司法), e che sia pubblicamente responsabile e dia informazioni sui casi di cui si sta occupando.
Quest’ultimo aspetto appare particolarmente rilevante nel contesto dell’altra grande battaglia combattuta sul fronte legale dalla leadership di Xi Jinping: quella contro gli errori di giustizia (yuan jia cuo’an, 冤假错案). Le numerose rivelazioni dei media cinesi sugli errori giudiziari nell’ultimo decennio hanno coinvolto gli organi di pubblica sicurezza, le procure e i tribunali. I due rapporti della Csp e della Psp fissano come obiettivo primario la creazione di procedure più chiare per identificare e punire i responsabili di tali ingiustizie.
A poche settimane dalla loro approvazione, gli obiettivi fissati nei due rapporti hanno trovato piena espressione in un piano d’azione sulle riforme giuridiche e sociali stilato dal Comitato centrale del Pcc e dal Consiglio degli affari di Stato. Secondo quanto riportato dal Legal Daily (Fazhi ribao, 法制日报), una delle testate ufficiali più influenti sugli affari legali cinesi, ben 84 dei 190 obiettivi di riforma definiti in seno ai “quattro complessivi” riguardano la realizzazione del terzo complessivo, “complessivamente avanzare lo stato di diritto”.
Come nei tre decenni passati, “riforma” rimane la parola chiave della leadership cinese e, per coglierne l’effettivo significato, rimane fondamentale verificarne l’attuazione pratica da parte dei vari organismi legali deputati a garantire lo “stato di diritto”.
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