Le riforme seguite alla transizione democratica del Myanmar hanno ottenuto due risultati principali per quanto riguarda l’integrazione del Myanmar nella comunità internazionale. Uno è il rinnovato impegno degli Stati Uniti a togliere le sanzioni economiche al Myanmar, che sono state imposte per due decenni. La seconda è l’opportunità del Myanmar di incanalare la spinta all’apertura all’interno delle istituzioni finanziarie internazionali. Invece, la stretta relazione del Myanmar con la Cina raggiunse il punto più basso proprio dopo l’inizio della transizione del Myanmar alla democrazia, a causa delle dimostrazioni pubbliche contro i progetti di investimento cinesi.
Sotto il nuovo governo civile e democratico guidato dalla Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), la Cina rimane un importante partner del Myanmar, per motivi di interesse economico, politico e di sicurezza. Per quanto riguarda l’interesse economico, la Cina ha rappresentato un mercato per le esportazioni del Myanmar di prodotti agricoli e ittici, minerali, petrolio e gas. Il commercio frontaliero ha fornito una rotta diretta di collegamento tra il centro dell’Alto Myanmar e la Provincia dello Yunnan in Cina. Senza un massiccio afflusso di prodotti cinesi, l’economia del Myanmar avrebbe potuto soffrire di una severa scarsità di beni. D’altro canto il Myanmar, senza l’apertura dei mercati cinesi alle sue esportazioni, avrebbe potuto soffrire di una severa scarsità di valuta straniera. Tuttavia, rimangono ancora questioni da risolvere nel commercio frontaliero. La chiusura dei conti di molti commercianti da parte di una banca cinese nella municipalità di Shwe Li è un esempio che ha avuto un forte impatto negativo. E per il futuro, è necessario che la Cina consideri che il suo comportamento protezionistico non genererà fiducia in Myanmar.
La Cina è ancora il primo investitore straniero nel Paese. Malgrado il Myanmar, dall’inizio delle riforme, abbia diversificato le sue fonti di investimento estero, lo stock di investimenti diretti esteri (IDE) cinese è ancora il più consistente. Con l’istituzione della Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB) e del Silk Road Fund (SRF) nel quadro dell’Iniziativa “Belt and Road” (BRI), sembra che le aziende cinesi continuino a svolgere un ruolo importante in Myanmar, non solo nei tradizionali settori dell’energia e delle infrastrutture, ma anche nella manifattura e nei servizi. Le relazioni Myanmar-Cina dopo le elezioni del 2015 acquisirono nuova veste con la visita in Cina del Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi nell’agosto 2016. Questa visita preparò il terreno per la firma della realizzazione di due progetti di sviluppo di infrastrutture del valore di venti miliardi di dollari USA, nella cornice dell’AIIB. Ancora, nel maggio 2017 il Myanmar è stato uno dei ventinove Paesi partecipanti al Belt and Road Initiative for International Cooperation Forum a Pechino, con la partecipazione ad alto livello del Consigliere di Stato. Anche se il governo del Myanmar è pronto a sposare la BRI, sarebbe tuttavia necessario ascoltare la voce delle popolazioni locali, dove verranno eseguiti grandi progetti di connettività infrastrutturale.
Nel contesto politico e di sicurezza, la Cina – in quanto vicino immediato – svolge un ruolo importante nel processo di pace del Myanmar. La priorità del governo NLD è la riconciliazione nazionale, e continua a perseguire la pace con un processo noto come “La Conferenza di Panglong del XXI secolo”. La complicata questione del processo di peace-making è ora sotto la responsabilità di Daw Aung San Suu Kyi. Per chiarire se la Cina sia essa stessa un giocatore o un peacemaker, è necessario esplorare come la Cina sia coinvolta nel processo di pace del Myanmar. Nei circoli accademici, persistono diverse prospettive sul processo di pace in Myanmar. Gli studiosi cinesi spiegano ripetutamente che l’interesse cinese è mantenere la pace e la stabilità al confine. D’altro lato, gli analisti del Myanmar vedono la Cina come un ostacolo al successo del processo di pace.
La posizione ufficiale della Cina sul processo di pace del Myanmar rispecchia i principi di non-interferenza, di persuasione alla pace, e di facilitazione del dialogo. Tuttavia, il coinvolgimento attivo della Cina nel processo di pace si può rintracciare nella sua partecipazione all’Accordo di Cessate-il-fuoco Nazionale (NCA) all’epoca dell’amministrazione di U Thein Sein, e alla Conferenza di Panglong del XXI secolo sotto l’amministrazione attuale di U Htin Kyaw. In qualità di peacemaker, attraverso le Nazioni Unite Pechino ha contribuito donando tre milioni di dollari al Comitato di Monitoraggio Congiunto (Joint Monitoring Committee), che include rappresentanti del Tatmadaw (le Forze Armate del Paese) e delle otto Organizzazioni Etniche Armate (EAO) che firmarono l’NCA nel Novembre del 2015. Per rafforzare la cooperazione nella sicurezza e nella gestione delle aree di confine con la Cina, è stato istituzionalizzato il Meccanismo di Consultazione ad Alto Livello (2+2) tra i due governi. Per intermediare nel conflitto armato tra il governo del Myanmar e le EAO, dal 2013 sono stati istituiti inviati speciali per gli affari asiatici.
Sul versante opposto, una maggioranza di persone e di analisti in Myanmar vede nella Cina una parte in causa nel processo di pace. Mentre a partire dal 1988 il governo militare del Myanmar veniva accusato di violazioni dei diritti umani quali il reclutamento dei bambini soldato, lo sfruttamento del lavoro forzato e in carcere, e mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite tra il 1988 e il 2010 approvava diverse risoluzioni e adottava sanzioni economiche contro il Myanmar, la Cina diventava infatti il partner più stretto del Myanmar, disborsando aiuti finanziari attraverso progetti infrastrutturali, e diventandone il garante sul fronte politico.
Inoltre, durante la Rivoluzione Culturale la Cina fornì assistenza al Partito Comunista Birmano, che veniva considerato alla stregua di un gruppo armato ribelle. Con Deng Xiaoping la leadership cinese pose fine all’assistenza, ma l’etnia degli Wa – che vive lungo il confine con la Cina – fondò l’UWSA (United Wa State Army), un’EAO con legami strettissimi con la Cina.
Il Myanmar ha bisogno di una soluzione pacifica ai suoi sessant’anni di conflitto interno, che ha creato instabilità e sottosviluppo. Per ottenere una pace sostenibile, la priorità immediata deve essere fermare tutti i combattimenti tra le forze armate e le diverse EAO. Queste diverse EAO hanno installato le loro basi lungo i confini del Myanmar con Cina, India e Thailandia. Alcune EAO hanno raggiunto un accordo di cessateil-fuoco firmando l’NCA nel 2015, ma rimangono ancora EAO lungo il confine cinese che restano escluse dall’NCA.
Nel contesto della crisi dei Bengalesi, la Cina ha resistito all’ipotesi di un più forte coinvolgimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nei riguardi del Myanmar.
Insieme alla Russia, nel marzo 2017 la Cina ha bloccato una breve dichiarazione del Consiglio di Sicurezza, quando i quindici membri dell’organismo si erano riuniti per discutere la situazione nello Stato Rakhine. L’incontro tra il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres avvenne un giorno dopo l’appello del governo cinese alla comunità mondiale per aiutare a trovare la pace per il Myanmar.
Non può negarsi che esistano molteplici ragioni per la Cina per stare a fianco del Myanmar. Oltre a essere il principale investitore nel Paese, la Cina ha effettuato molti investimenti nello stato Rakhine, come il porto off-shore di Kyauk Phyu, situato sulla Baia del Bengala, punto strategico di connessione con l’Oceano Indiano, e come l’oleodotto e il gasdotto che dall’isola di Maday raggiungono Kunming, nella provincia cinese dello Yunnan. Per la Cina, per espandere il suo corridoio economico verso i vicini meridionali, la stabilità nello stato Rakhine è estremamente importante. Nella situazione critica di condanna del Myanmar da parte dell’Occidente, è nell’interesse cinese stare dalla sua parte. D’altronde, per soddisfare le necessità interne del Paese, la Cina rimarrà un partner importante per gli interessi economici, politici e di sicurezza del Myanmar sotto il nuovo governo civile e democratico guidato dalla NLD.
Traduzione dall’inglese a cura di Giuseppe Gabusi.
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