Expo Milano 2015 ha registrato un’ottima risposta da parte dei Paesi ASEAN, presenti in blocco ad eccezione delle Filippine e di Singapore. Tuttavia solo Indonesia, Malaysia, Thailandia e Vietnam hanno allestito un proprio padiglione, mentre Cambogia, Laos e Myanmar sono stati inseriti nel cluster del riso, e il Brunei in quello delle spezie. A poche settimane dal termine dell’evento RISE ha incontrato i direttori dei quattro padiglioni del Sud-est asiatico per capire quali siano stati gli elementi caratterizzanti della loro esperienza, in particolare dal punto di vista dei rapporti con l’Italia.
Il direttore del padiglione indonesiano, Budiman Muhammad, ha voluto innanzitutto sottolineare il fatto che la partecipazione all’EXPO – seppure sostenuta dal governo – sia stata interamente gestita e sponsorizzata da soggetti privati. Punto di forza dal lato dell’immagine e della comunicazione è stata la cooperazione con la squadra di calcio dell’Inter dell’indonesiano Erick Thohir che ha visitato il padiglione così come hanno fatto vari calciatori nerazzurri. Sotto il profilo economico si è puntato invece sulla ristorazione con un fast food da quasi 1000 clienti al giorno e un ristorante attorno ai 400/500. Il focus più importante è stato, però, l’interesse ad accrescere le opportunità di business con l’Italia sia in settori già consolidati come l’export di caffè (l’Italia è il terzo cliente dell’Indonesia) tramite l’organizzazione dell’‘Indonesia Coffee Week’, sia in campi quali la pelletteria e il tessile per cui durante la visita a Expo il Ministro dell’Industria Saleh Husin ha firmato un accordo di cooperazione.
Diverso, invece, l’approccio della Malaysia, che, come spiega la direttrice Shamilah Perumal, funzionario del Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria, non ha visto in Expo un’opportunità per firmare memoranda d’intesa (MoU) di natura contingente, ma un’occasione unica per incrementare la visibilità del Paese al fine di favorire una più stretta cooperazione economica nel lungo periodo. Significativa, in tal senso, è stata la visita del Primo Ministro Najib Tun Razak, che è stato l’unico capo di governo ASEAN a visitare l’esposizione. La Malaysia mira, infatti, a incrementare il proprio export verso l’Italia (prodotti agricoli in primis), ma anche ad attrarre investimenti diretti esteri (IDE) soprattutto nei settori della green economy, dell’industria high-tech e dell’ingegneria di precisione. Nell’attesa di veder concretizzarsi tali obiettivi il padiglione malese il 12 ottobre ha superato i 2,6 milioni di visitatori svettando sugli altri padiglioni ASEAN (2 milioni l’Indonesia, 1,9 milioni la Thailandia e circa 1 milione il Vietnam).
Se il record di visitatori va al padiglione malese, la Thailandia può vantare l’investimento più rilevante (circa 18 milioni di euro contro i 10 della Malaysia). E se la Malaysia ha registrato la visita governativa di più alto livello ospitando il proprio Primo Ministro, il 24 agosto la Principessa Maha Chakri Sirindhorn è atterrata a Milano per celebrare il National Day del proprio Paese. Inoltre, rispetto agli altri membri ASEAN, è stata la Thailandia a ricevere le maggiori attenzioni da parte delle autorità italiane. A tal proposito il direttore del padiglione Taweepong Suwanaro segnala di avere dato il benvenuto al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.
Il Vietnam, infine, dopo aver valutato di partecipare attraverso la formula dei cluster ha deciso di prendere parte alla vetrina globale di Expo per la prima volta con un proprio padiglione. La direttrice Erika Tran ci spiega che, a differenza di molti altri padiglioni in cui l’elemento tecnologico è stato ampiamente utilizzato, il Vietnam ha deciso di puntare sulla tradizione. Il risultato è stato un padiglione semplice e relativamente poco costoso (meno di 2 milioni di euro), in cui però ogni giorno si sono svolte tre performance artistiche e musicali. La decisione finale di allestire un padiglione rispecchia le sempre più intense relazioni economiche e diplomatiche con l’Italia: nel 2013 i due governi hanno firmato un Partenariato Strategico e puntano a raggiungere 5 miliardi di dollari di interscambio nel 2016.
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