Il Primo ministro cinese Li Keqiang ha fatto un’ottima scelta quando ha deciso di visitare l’India nel suo primo viaggio all’estero, lo scorso maggio. Li si è recato a New Delhi nel bel mezzo delle proteste per le controversie territoriali con la Cina, e nel momento in cui si doveva insediare un nuovo governo in Pakistan: una tempistica scelta con attenzione.
Il Primo ministro cinese ha voluto anzitutto chiarire che “Cina e India non sono una minaccia l’una per l’altra e non cercano di contenersi a vicenda”. Ha inoltre promesso di aprire i mercati cinesi alle merci indiane, con l’obiettivo di ridurre lo squilibrio commerciale tra i due paesi e di portare il valore totale del commercio bilaterale a 100 miliardi di dollari Usa all’anno. Li ha poi cercato di rassicurare l’India sull’annosa questione confinaria, causa di nuove tensioni a inizio 2013, auspicando “una soluzione equa e accettabile da entrambe le parti”. Non è cosa facile, ma va riconosciuto che la dirigenza cinese è determinata a mantenere le relazioni bilaterali sul giusto binario.
Ciò che tuttavia preoccupa e infastidisce Pechino è la crescente diffidenza manifestata dall’opinione pubblica indiana nei confronti della Cina. Una recente rilevazione effettuata dal Lowy Institute indica che oltre l’80 per cento degli indiani considera la Cina una minaccia per la sicurezza dell’India, benché la Cina sia oggi il maggior partner commerciale del paese. Inoltre, il 65 per cento degli intervistati ritiene opportuno che l’India si unisca ad altri paesi per contrastare l’influenza della Cina, anche se il 63 per cento è comunque favorevole a rafforzare le relazioni bilaterali.
Il paese che meglio riesce a cogliere le dinamiche delle relazioni tra India e Cina è forse l’Australia. Non è un caso che i decisori cinesi monitorino con attenzione le ricerche provenienti dall’Australia e i dibattiti che si sviluppano all’interno di quel paese. Una delle idee più originali e innovative degli studiosi australiani è quella di un’“Asia indo-pacifica”: un’idea attraente, tanto che molti studiosi e decisori cinesi hanno iniziato a guardare alla grande strategia della Cina in questa prospettiva.
In effetti, l’Asia indo-pacifica è oggi al centro di un grande gioco. Gli Stati Uniti, l’India, il Giappone e altri importanti attori paiono intenzionati a cooperare nella costruzione di un “ordine indo-pacifico” che sia congeniale ai loro interessi di lungo termine. La Cina non è necessariamente esclusa a priori da questo nuovo ordine e dovrebbe anzi unirsi a tale progetto e contribuire a ridefinirne gli obiettivi strategici e le regole del gioco.
La più grande sfida che l’Asia indo-pacifica si trova oggi ad affrontare è come conciliare un egemone, gli Usa, con due giganti in ascesa, Cina e India. L’obiettivo che i tre paesi condividono è quello di costruire meccanismi di dialogo sui rispettivi interessi, gestire le rivalità incombenti e creare sinergie positive per la stabilità e la prosperità della regione.
Il dispiegamento di marines americani a Darwin in Australia, al crocevia tra Oceano Indiano e Oceano Pacifico, segnala che gli Stati Uniti stanno adottando una prospettiva bi-oceanica che si inserisce nel pivot militare verso la regione.
Secondo le Strategic defense guidelines pubblicate dal Dipartimento della difesa americano nel gennaio 2012, “gli Stati Uniti stanno investendo in una partnership di lunga durata con l’India per rafforzare le potenzialità del paese quale áncora dell’economia regionale e produttore di sicurezza nella più ampia regione dell’Oceano Indiano”. Una prospettiva incoraggiata anche da Hillary Clinton, perché l’India non solo “guardi a est” (look East), ma al tempo stesso “vada” anche verso est (go East).
Senza dubbio la Cina non vede di buon occhio un’India trasformata in fulcro del sistema delle alleanze americane nella regione indo- pacifica. Nel giugno del 2012 l’allora Segretario della difesa americano Leon Panetta dichiarò che “l’America è a una svolta. Dopo un decennio di guerra stiamo ora elaborando una nuova strategia di difesa. In particolare, rafforzeremo le nostre partnership militari e la nostra presenza nell’arco che si estende dal Pacifico occidentale e dall’Asia orientale verso la regione dell’Oceano Indiano e l’Asia meridionale. La cooperazione nel settore della difesa con l’India è il fulcro di questa strategia”.
Né gli Stati Uniti né la Cina dovrebbero però compiere l’errore di dare per scontata un’alleanza tra India e Stati Uniti in opposizione alla Cina. Sin dalla sua indipendenza l’India ha, infatti, perseguito una linea di autonomia strategica: anche in futuro, solo il mantenimento di questa linea potrà garantirle capacità di leadership nella politica internazionale. La maggior parte degli studiosi cinesi sono convinti che l’India terrà fede a questa linea e gestirà di conseguenza le relazioni con Stati Uniti e Cina. Va detto per altro che una strategia di “non allineamento 2.0” non sarebbe contraria agli interessi di Pechino e di Washington, poiché consentirebbe all’India di giocare un ruolo chiave nell’equilibrio regionale.
In quali aree potrebbe quindi tornare utile un triangolo tra Stati Uniti, Cina e India? Anzitutto nel teatro afgano, tenuto conto delle preoccupazioni dell’India per la stabilità nel proprio vicinato, dei timori della Cina per gli investimenti di proprie imprese nel paese, e delle paure degli Stati Uniti per le minacce del terrorismo. E’ interesse comune delle tre potenze impedire che l’Afghanistan degeneri in uno stato fallito.
Non va poi dimenticato il Pakistan, che versa in condizioni critiche, anche se il nuovo governo potrebbe ora creare nuove opportunità di sviluppo economico e di normalizzazione delle relazioni con l’India. Oltre a mediare nei conflitti tra Corea del Nord e Corea del Sud e tra Palestina e Israele, la Cina potrebbe forse fare di più per la riconciliazione di Pakistan e India.
Ciò che più conta, poi, è che le tre potenze sulle rispettive strategie per l’Oceano Indiano. La sicurezza della navigazione marittima dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Asia orientale è vitale per l’accesso a energia e risorse naturali. Data la sua elevata dipendenza dalle vie di comunicazione marittima nell’Oceano Indiano, la Cina ha il diritto di salvaguardare i propri interessi geo-economici nella regione. Pechino non ha però alcuna intenzione – né si può permettere – di compromettere presenza e interessi dell’India e degli Stati Uniti, competendo per la supremazia nella regione.
Le relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti, Cina e India, e Stati Uniti e India sono in una fase cruciale. È importante che a Pechino, New Delhi e Washington i decisori politici lavorino con la consapevolezza di questo nascente triangolo, che è senza dubbio destinato a giocare un ruolo sempre più rilevante sulla scena mondiale.
—
“L’amministrazione Biden ha detto di considerare gli atolli e gli isolotti controllati dalle Filippine nel mar Cinese meridionale all’interno del campo di interesse del... Read More
Nell’ambito della visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Repubblica Popolare Cinese, conclusasi il 12 novembre scorso, è stato rinnovato il Memorandum of... Read More
“Pur avvenendo in un contesto senz’altro autoritario e repressivo, questo tipo di eventi non vanno letti per forza come atti di sfida nei confronti... Read More
“The Chinese leadership has likely assessed that the Americans will keep up the pressure, so holding back is pointless. China is therefore likely prepared... Read More
“For the Trump administration, China’s being defined not as a rival, but as an enemy. It would be interesting to understand the effect of... Read More
Copyright © 2024. Torino World Affairs Institute All rights reserved