Come descriverebbe lo stato dei rapporti tra Italia e Taiwan guardando ai fondamentali economici e sociali della relazione?
Ho potuto constatare un significativo progresso delle relazioni bilaterali nel corso del mio mandato a Roma. Nonostante le limitazioni imposte dal contesto internazionale in cui Taiwan si trova a operare, esiste la possibilità di raggiungere traguardi importanti. Nel caso dei nostri rapporti con l’Italia, l’esempio più tangibile è la recentissima entrata in vigore della Convenzione per evitare la doppia imposizione nei due territori. Siamo grati per l’impegno del Parlamento italiano – e in particolare del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan -, che ha consentito di conseguire questo risultato storico, dopo oltre un decennio di sforzi.
In questo momento più di 60 società taiwanesi sono attive in Italia, principalmente nell’area di Milano: per queste realtà la Convenzione rappresenta un passo avanti decisivo. Al contempo, aver chiuso con successo questo dossier fa sì che l’Italia appaia decisamente più appetibile nei ragionamenti di ulteriori imprese e organizzazioni taiwanesi, che si chiedevano da tempo quale potesse essere il momento migliore per investire in Italia. Ebbene: quel momento è adesso.
La società italiana, d’altronde, è da sempre ospitale nei nostri confronti: abbiamo molto apprezzato l’empatia dei molti italiani che hanno espresso il proprio cordoglio per il terremoto che ha colpito Taiwan lo scorso febbraio.
Il governo italiano è impegnato a rendere il paese più attraente per gli investitori internazionali: Lei percepisce riscontri positivi presso gli investitori taiwanesi?
Osserviamo con interesse gli sforzi che il Governo italiano ha compiuto e sta tuttora compiendo per rendere l’Italia una meta attraente per gli investimenti provenienti dall’estero. I segnali sono incoraggianti: il Presidente del Consiglio Matteo Renzi mette molto in risalto il desiderio del governo di guardare con fiducia al futuro del paese. In questo senso, un fattore chiave è offrire agli investitori un ambiente prevedibile in cui operare. La Convenzione per evitare la doppia imposizione, cui hanno lavorato ben quattro miei predecessori, è un forte segnale in questa direzione: diverse società taiwanesi – penso anzitutto ai settori manifatturiero e alberghiero – vogliono irrobustire la propria presenza in Italia.
Allo stesso tempo ci sono margini perché l’Italia cresca nell’economia taiwanese: oggi è il 5° partner commerciale europeo dopo Germania, Olanda, Regno Unito e Francia con un interscambio pari a circa 4 miliardi di dollari USA. Vogliamo capire se le società italiane più dinamiche sono pronte a partecipare ai bandi relativi a importanti investimenti infrastrutturali come i nostri Rapid Transit System, oltre a rafforzarsi nei settori farmaceutico, agroalimentare, vinicolo e turistico.
Un’ ulteriore opportunità che oggi Taiwan può offrire è quella di costituire joint ventures con partner italiani per affrontare insieme la complessità del mercato cinese continentale e della più ampia regione dell’Asia-Pacifico. Incoraggiamo fortemente il governo e le imprese italiane a esplorare queste nuove prospettive, che saranno a breve rese ancor più tangibili dal volo diretto Milano – Taipei operato da EVA Airlines.
Nel futuro di medio periodo un salto di qualità nelle relazioni economiche sarà possibile stipulando un trattato sugli investimenti con l’Unione Europea, che – nel suo complesso – è la prima fonte di investimenti diretti esteri a Taiwan. Abbiamo concluso una Convenzione per evitare la doppia imposizione con 14 su 28 paesi membri e riteniamo che procedere su questa strada possa consentirci di creare progressivamente le condizioni per avviare un negoziato sugli investimenti e su ulteriori agevolazioni nei flussi commerciali.
La Presidente-eletta Tsai Ying-Wen ha un prestigioso profilo accademico e ampia esperienza in ambito internazionale. Quali cambiamenti si aspetta nell’approccio di Taipei in tema di politica estera sotto la sua leadership?
A Taiwan sappiamo di non poter dare nulla per scontato di quanto oggi abbiamo in termini di spazio d’azione a livello globale. Per più di 60 anni abbiamo gestito una situazione assai complessa attraversando molte prove: la popolazione taiwanese è forte e grata per la solidarietà della comunità internazionale e con il suo sostegno vuole continuare a crescere.
La Presidente-eletta ha dichiarato che “continuità” e “prevedibilità” sono due parole-chiave cui ispirare la sua condotta in politica estera. Questo non significa che non mi aspetti un cambio di passo nella gestione delle relazioni internazionali sotto la sua leadership: nonostante l’isolamento diplomatico, Tsai ha l’esperienza e la creatività necessarie per accrescere la rilevanza di Taiwan per la comunità internazionale. La Presidente-eletta è stata tra i più importanti negoziatori dell’accesso di Taiwan all’Organizzazione mondiale del commercio (2002) e sa che Taiwan è un attore economico di peso. Allo stesso tempo, crede nel ruolo delle ONG e delle diverse espressioni della società civile per accrescere il dinamismo di Taiwan in ambiti internazionali essenziali come quello umanitario.
Quanto alle relazioni tra le due sponde dello Stretto, dopo il forte approfondimento dei rapporti con la Cina continentale durante la Presidenza Ma, Tsai ha affermato di voler perseguire una relazione pacifica e stabile, volta al mantenimento dello status quo e dei traguardi positivi sin qui raggiunti. Questo, naturalmente, nel rispetto della volontà dei 23 milioni di taiwanesi che col voto del gennaio scorso hanno mostrato di credere in una democrazia dell’alternanza. L’aspetto identitario è cruciale: a Taiwan le persone sono molto attente a quanto sta accadendo a Hong Kong, e non soltanto per i forti legami economici – le conquiste acquisite negli ultimi decenni in campo politico-istituzionale sono saldamente ancorate nella coscienza civica della società taiwanese, in particolare presso le nuove generazioni.
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