Buone relazioni con il vicinato sono la priorità della politica estera cinese per gli anni a venire. Il Sud-est asiatico, tradizionale sfera d’influenza di Pechino, è oggi il più importante retroterra strategico per la proiezione globale del paese. Dopo anni turbolenti, la Cina è però ora chiamata a un rinnovato sforzo per riguadagnare il proprio ruolo storico di leadership regionale e per riconquistare la fiducia dei paesi della regione. In questo senso, gli obiettivi di proiezione marittima e di sviluppo dell’economia marina proclamati durante il XVIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese lo scorso novembre aggiungono nuove incertezze all’ambiente di sicurezza regionale, in particolare per quei paesi che hanno con la Cina controversie aperte sul Mar cinese meridionale.
Sin dagli anni Novanta la Cina ha migliorato i propri rapporti con i paesi del Sud-est asiatico attraverso gli strumenti della diplomazia economica e culturale. Divenuta dialogue partner dell’Asean nel 1996, durante la crisi finanziaria del 1997 la Cina non svalutò la propria moneta, ma al contrario sostenne i paesi della regione in difficoltà. Nel dicembre del 1997 il primo vertice Asean-Cina si concluse con una dichiarazione congiunta nella quale si prefigurava una partnership orientata al buon vicinato e alla fiducia reciproca per il nuovo secolo. Nel 2002 Cina e Asean firmarono la Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mar cinese meridionale, volta a rafforzare la fiducia tra la Cina e i paesi marittimi del Sud-est asiatico. Nel 2003 la Cina aderì poi al Trattato di amicizia e cooperazione dell’Asean, dando così un segnale della volontà di coordinare la propria ascesa pacifica con quella dei vicini. L’Accordo di libero scambio Asean-Cina, entrato in vigore nel 2010, ha segnato, infine, una pietra miliare nel consolidamento dei legami economici. La Cina è il principale partner commerciale dell’Asean: nel 2012 il volume dell’interscambio commerciale tra Cina e Asean ha raggiunto i 400 miliardi di dollari Usa, cui si aggiungono 100 miliardi in investimenti. Dal punto di vista degli scambi culturali, la Cina ha offerto borse di studio e opportunità di formazione a studenti e funzionari governativi dei paesi Asean. I legami tra Cina e Sud-est asiatico a livello di società civile sono inoltre rafforzati dalla presenza di vaste comunità di etnia cinese all’interno dei paesi della regione.
In questo quadro positivo, tuttavia, si inseriscono alcuni elementi di incertezza per il futuro. L’aumento delle tensioni nel Mar cinese meridionale – in particolare tra Cina, Filippine e Vietnam a partire dal 2010 – unito alle tensioni per la costruzione di dighe idroelettriche lungo il Mekong e alla crescente percezione di una minaccia cinese in alcuni settori delle opinioni pubbliche della regione, potrebbero alimentare la sfiducia reciproca e danneggiare gravemente le buone relazioni costruite negli anni passati. È in questo contesto che l’Asean sta invitando tutte le maggiori potenze – inclusi Stati Uniti, India e Russia – a contribuire attivamente alla creazione di un nuovo equilibrio strategico nella regione, con eguale coinvolgimento di tutti gli attori dell’Asia-Pacifico.
Indubbiamente il riequilibrio americano verso l’Asia, il crescente soft power di India ed Europa, il nuovo ruolo assunto da Giappone e Australia nel settore della sicurezza pongono una sfida alla politica regionale di Pechino. In questo contesto la Cina sta cercando di presentarsi come paese pacifico che – grazie al proprio potere economico – può giocare un ruolo positivo nel perseguimento di interessi regionali comuni. La Cina ha sostenuto attivamente l’Asean nel fronteggiare minacce non tradizionali, quali disastri naturali, epidemie e criminalità transnazionale. Sta inoltre cercando di rafforzare la propria partnership strategica con alcuni paesi della regione, al fine di evitare che l’Asean si pronunci con una sola voce contro interessi essenziali della Cina, in particolare nel Mar cinese meridionale. Da questo punto di vista, le relazioni tra Cina e Cambogia rappresentano un caso esemplare. In visita ufficiale in Cambogia nel novembre del 2012, l’allora Primo ministro cinese Wen Jiabao proponeva proprio le relazioni tra Cambogia e Cina come modello di amicizia tra paesi confinanti.
La maggior parte dei paesi del Sud-est asiatico desidera evitare che le tensioni nel Mar cinese meridionale danneggino le proprie relazioni bilaterali con la Cina, o la relazione Asean-Cina nel suo complesso. Ciò che questi paesi vogliono è che tutte le parti diano attuazione alla Dichiarazione del 2002 e lavorino gradualmente per la predisposizione di un Codice di condotta nel Mar cinese meridionale. Il fallimento del XLV vertice ministeriale dell’Asean a Phnom Penh, nel luglio del 2012, è la più chiara dimostrazione di come gli Stati dell’Asean fatichino a trovare un accordo per far fronte comune dinanzi alla Cina sulla questione del Mar cinese meridionale.
Al tempo stesso, la presenza crescente di navi civili e militari della Cina nella regione dimostra che Pechino sta esercitando pressioni sulle altre parti affinché queste accettino le rivendicazioni cinesi. Pare che Pechino sia disposta a perdere alcuni amici nel Sud-est asiatico, pur di non perdere il Mar cinese meridionale. Questo approccio può però essere rischioso: il Vietnam e le Filippine si stanno avvicinando agli Stati Uniti e ad altre grandi e medie potenze come l’India, il Giappone e l’Australia, per controbilanciare il crescente potere militare della Cina nella regione.
È quindi chiaro che, se non sarà affrontata in maniera appropriata, la questione del Mar cinese meridionale potrà produrre ulteriori divisioni all’interno dell’Asean. Alcuni Stati membri potrebbero volgersi ulteriormente alla Cina, altri agli Stati Uniti e ai loro alleati. In tal caso l’obiettivo di un rilancio della comunità dell’Asean verrebbe drammaticamente mancato. Il coinvolgimento delle grandi potenze nelle istituzioni regionali incentrate sull’Asean è quindi necessario, ma deve passare per un rafforzamento del ruolo centrale dell’Asean stessa.
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