La penetrazione cinese nel Caucaso meridionale

Fino alla fine degli anni ’90 il ruolo di Pechino nel Caucaso meridionale è stato secondario, ma ora la Cina pare promuovere la propria presenza con maggiore enfasi. L’area è complessa e costringe i vari attori a perseguire strategie bilaterali piuttosto che un approccio regionale integrato. Il paese situato più a oriente, l’Azerbaijan, si affaccia sul Caspio ed è ricco di idrocarburi. A causa del conflitto sul Nagorno-Karbakh non ha relazioni diplomatiche con la vicina Armenia, che si colloca sull’asse Mosca-Teheran. Più a ovest, la Georgia ha a sua volta sospeso le relazioni diplomatiche con la Russia (contro cui ha perso una guerra-lampo nel 2008), anche se le recenti elezioni parlamentari potrebbero mutare l’indirizzo del paese. La Cina si muove fra queste tensioni con cautela.

 

Cina – Azerbaijan

La Rpc è stata il primo paese dell’Asia orientale a sostenere ufficialmente l’integrità territoriale dell’Azerbaijan (secondo l’orientamento espresso in proposito dall’Onu) rispetto ai moti secessionisti del Nagorno-Karabakh, regione a maggioranza armena. La posizione assunta da Pechino su questo delicato dossier ha facilitato le relazioni con Baku (la capitale azera). La Cina vede l’Azerbaijan come il sesto membro del gruppo (sovente indicato come “5+1”) composto dagli “stans” ex sovietici, a completamento del quadro centroasiatico – sia per quanto riguarda il rifornimento degli idrocarburi, sia come raccordo attraverso cui far pervenire le proprie merci sui mercati occidentali. Nel 2005 in occasione di una visita di stato del presidente azero Aliev nella Rpc furono firmati 13 accordi inter-governativi.

Essendo entrata tardi nel locale mercato degli idrocarburi, la Cina non ha ottenuto concessioni sui più redditizi giacimenti offshore azeri. Il settore dei giacimenti onshore richiede però di essere modernizzato e ottimizzato e, nel giugno del 2004, la Shengli Oil Company ha ottenuto un production sharing agreement per quello di Garachukhur, con l’impegno di aumentarne la produttività di una volta e mezzo. Per quanto riguarda lo sviluppo del potenziale di transito, la Cina si è fatta da subito promotrice del progetto ferroviario Kars-Akhalkalaki- Baku, e nel 2013 dovrebbe essere completata la Kars-Tbilisi-Baku, che, collegando la Turchia all’Azerbaijan, dovrebbe trasportare 15 milioni di tonnellate di merci l’anno. Nell’agosto 2012 durante il vertice dei paesi turcofoni (Bishkek) è stato firmato il protocollo per la creazione del corridoio ferroviario Turchia-Azerbaijan-Caspio-Kazakhstan- Kyrgyzstan-Cina.

 

Cina – Armenia

La Rpc è il quinto paese esportatore in Armenia dopo Russia, Emirati Arabi, Georgia e Iran. La Cina ospita una diaspora armena (numericamente poco significativa) che a giugno ha ricevuto la visita di Charles Aznavour, il noto cantante franco-armeno, promotore della cultura armena all’estero. Ma sono significative soprattutto le visite istituzionali: nel 2010 il presidente Sergh Sargsyan è stato ospite a Shanghai per l’Expo, seguito poi dal primo ministro Tigran Sargsyan. Quest’ultimo ha condotto le negoziazioni nel settore economico che hanno portato a investimenti cinesi nel paese nonché alla creazione della maggiore joint venture armeno-cinese: la Shanna Synthetic Rubber Co., Ltd.

 

Cina – Georgia

La Georgia costituisce per la Rpc un accesso all’area del “Mediterraneo allargato”. Il paese, sulla costa del Mar Nero, è ben collegato soprattutto con la confinante Turchia. In occasione del ventennale dell’instaurazione dei rapporti diplomatici così si è espresso l’ambasciatore cinese a Tbilisi, Chen Jianfu: “Il fatturato del commercio bilaterale è aumentato più di 200 volte, da qualche milione di dollari nel primo anno dello stabilimento dei rapporti diplomatici a più di 800 milioni di dollari l’anno scorso. Entrambi i paesi stanno collaborando più strettamente nei settori della tecnologia, dell’agricoltura, delle infrastrutture e dell’energia. La Cina profonde ogni sforzo per sostenere lo sviluppo della Georgia, ad esempio, attraverso la formazione di più di 600 georgiani in diverse aree. […] Il governo cinese ogni anno prevede borse di studio per gli studenti georgiani per studiare in Cina, ha aperto il primo Istituto Confucio in Georgia e incaricato l’Università di Pechino di stabilire la cattedra di lingua georgiana.” Le parole dell’ambasciatore trovano riscontro nella recente visita a Tbilisi di una delegazione cinese di uomini delle istituzioni e dell’imprenditoria che ha incontrato il ministro dello Sviluppo economico Vera Kobalia e nei nuovi progetti sostenuti dalla Cina, come la meccanizzazione dell’agricoltura georgiana, che si inserisce nel quadro delle sovvenzioni (circa 38 milioni di dollari con 20 anni di credito commerciale senza interesse) stanziate per gli investimenti. Il potenziale locale delle infrastrutture e del settore produttivo da riqualificare – o da creare ex novo – è di notevole interesse per le imprese cinesi.

L’intensificarsi dei rapporti bilaterali con le repubbliche caucasiche è pertanto motivato da interessi specifici ma ha anche una finalità più ampia legata all’importanza geostrategica della regione. Pechino deve però agire con prudenza e versatilità, tenendo conto sia delle peculiarità dell’area sia del ruolo degli interessi degli altri attori regionali e internazionali che vi operano.

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