Il viaggio dalle alture settentrionali dello Stato Wa verso la capitale Pangkham si snodava attraverso una tortuosa strada asfaltata che corre parallela al confine sino-birmano in un paesaggio vertiginoso e poco popolato. I raggi di sole filtranti attraverso un denso strato di nuvole grigie illuminavano una sequenza di verdi montagne avvolte in un acquazzone passeggero. La scena idilliaca era rotta dal rumore intermittente di giganteschi camion diretti verso la Cina con pesanti carichi di legname. I pendii verdeggianti erano ricoperti da file interminabili di alberi della gomma omogeneamente distribuiti che si estendevano a perdita d’occhio come colonne di soldati allineati per una marcia militare.
All’esterno dell’abitazione di un alto ufficiale militare la strada principale era stata chiusa per il matrimonio del figlio, un elaborato evento lungo sei giorni. Due lunghe fila di tavoli con centinaia di sedie erano posizionate di fronte a Lexus e altri SUV parcheggiati di fronte a un salone di bellezza con la pubblicità di Chanel. Altri tavoli e un palco riempivano un cortile esterno di fronte a un ingresso di marmo con colonne di pietra. Un lampadario di cristallo e bianche scale di marmo adornavano la decadente villa illuminata a giorno. Un ospite annunciò la coppia in cinese a nome dell’ufficiale, un anziano di etnia Wa con una scarsa conoscenza del cinese, e introdusse invitati di etnia Shan e Ta’ang, e altri membri della famiglia.
Seguì un ricevimento con bottiglie di Johnnie Walker Black Label d’importazione al posto del tradizionale liquore cinese a base di sorgo, accompagnate da abbondanti portate. Dozzine di soldati dello United Wa State Army (UWSA) armati servivano i convitati, ripulivano e controllavano i regali. Gli ospiti sfoggiavano gioielli con diamanti da molti carati e gemme preziose o semi-preziose. Le famiglie presenti possedevano concessioni minerarie, vasti terreni agricoli e fabbriche di trasformazione. Godevano dei benefici derivanti da una doppia o multipla cittadinanza, dagli studi all’estero, e dal lavoro di minori e servitori. Al secondo piano si facevano affari, tra il ticchettio costante delle tessere del Mahjong e il ronzio di voci sommesse. Puntate da centinaia e migliaia di dollari (o forse di più) venivano piazzate.
La vita dell’élite locale si dipanava in netto contrasto con la povertà radicata nelle alture settentrionali dello Stato Wa, caratterizzate da villaggi di campagna collegati a distanti centri urbani solo attraverso strette strade sterrate fangose, solo la metà delle quali verosimilmente percorribili con un fuoristrada durante la stagione secca. Insediamenti composti da 10-50 famiglie punteggiavano le creste superiori di colline isolate; le abitazioni costruite con bambù intrecciato e tetti di paglia erano in balia dei forti venti e delle violente piogge. Sui pendii circostanti la terra era utilizzata come mezzo di sussistenza in molti modi: dal debbio a colture itineranti, dalla raccolta di legna da ardere e di acqua, e altre attività meno visibili. Esigenze fondamentali come l’accesso all’istruzione sono totalmente insoddisfatte e gli abitanti dei villaggi sono spesso analfabeti e sanno parlare solo il locale dialetto Wa. Anche lo stretto necessario come il cibo e il vestiario è insufficiente e si trovano a dover affrontare numerose malattie dal polio al labbro leporino in assenza di assistenza sanitaria.
Un proprietario terriero con circa 300 ettari di alberi della gomma, con doppia cittadinanza e la cui famiglia sembra aver accumulato centinaia di migliaia di dollari, ha ottenuto gratuitamente dalle autorità Wa competenti una nuova concessione agricola nel nome dello sviluppo economico. Un cugino oltre confine ha fornito le risorse tecniche e finanziare necessarie, nel quadro del programma cinese di sostituzione delle coltivazioni di oppio, a fronte dell’impegno di terre e manodopera. Camminando accanto a piante seminate dai paesani, sottolineava come lo Stato Wa abbia molti abitanti poveri che vivono in un vasto territorio, rendendo necessari investitori esteri per sviluppare i terreni e ridurre la povertà.
In teoria la terra appartiene a tutti i “nativi”, un soggetto amorfo che include le popolazioni autoctone, coloro che giunsero negli anni ’40 in fuga dalle forze giapponesi nel Kokang, ma non chi si è trasferito nell’area dalla Cina per sostenere il Communist Party of Burma, o coloni più recenti. In pratica, tuttavia, i diritti di proprietà restano prerogativa dei “nativi” dotati di “mezzi e capacità”, quindi persone ben connesse all’interno del sistema di potere locale dotate di capitali sufficienti. Al di là delle incongruenze e ambiguità della grammatica locale sull’utilizzo della terra, è emerso chiaramente che gli abitanti dei villaggi non godano di diritti formali di proprietà. Ciononostante, secondo proprietari e imprenditori le famiglie nell’area coinvolte nell’economia basata su colture industriali sono le più “fortunate” in quanto vivono in condizioni migliori rispetto alle famiglie residenti in aree isolate e prive di accesso a ogni opportunità.
Nel corso della ricerca sul campo condotta nelle aree Wa autonome lungo il confine con la Cina, le persone hanno spesso indicato le ovvie disparità materiali tra ricchi e poveri. Del resto anche ai livelli più alti della società locale hanno descritto lo Stato Wa come una “piramide dorata” in cui l’1% della popolazione ha accesso a notevoli privilegi e lussi, mentre il resto deve sopportare le conseguenze umane della povertà. Tale quadro di disuguaglianza è coerente con i dati emersi dal censimento del 2014 secondo i quali il 94% della popolazione vive in aree rurali e non ha accesso alla terra e alle risorse. Non è una coincidenza che la stessa percentuale sia priva di una carta d’identità nazionale. Ciò significa che essi non solo sono vincolati alla terra dalla loro condizione svantaggiata, ma anche dalla loro immobilità geografica.
Eppure permane una latente mentalità lockiana – non da ultimo all’interno della leadership – secondo cui i “nativi, pigri, arretrati e incapaci” possono essere espropriati. Nel descrivere i fattori che influenzano i risultati di sviluppo ai due lati del confine birmano e cinese nonostante le affinità tra le due aree, un ufficiale Wa ha spiegato come la Cina abbia mezzi economici assenti nello Stato Wa dicendo: “il sole in Cina è diverso da come è qui”.
Traduzione dall’inglese a cura di Gabriele Giovannini
*L’utilizzo del termine Stato Wa al posto di “Divisione auto-amministrata Wa” o “Regione Speciale 2” è motivata dal fatto che si tratta del nome utilizzato comunemente nella regione e non va inteso in senso politico.
Presto anche in inglese nella sezione T.notes.
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