Gli automobilisti europei, alle prese con l’intasamento del traffico sulle strade delle vacanze estive, potrebbero aver tratto un qualche conforto dalla notizia che sulla National Expressway 110, che da Pechino si dirige verso la Mongolia Interna, si è formata, a cavallo di ferragosto, una coda di più di 100 km. Secondo le stime delle autorità, per smaltire la coda, dovuta a un cantiere stradale, sarebbe stato necessario attendere qualche settimana, ma in realtà l’ingorgo è durato (misteriosamente) per “soli” nove giorni. L‟autostrada 110 (a differenza delle principali rotte di traffico stradale) non è a pagamento, quindi la mancanza di un pedaggio può essere stata una concausa della straordinaria concentrazione di veicoli.
Il governo cinese continua a investire in infrastrutture stradali e di trasporto (la municipalità di Pechino spenderà per questa voce 80 miliardi di yuan nel 2010), ma soltanto nei primi quattro mesi di quest‟anno sono state immatricolate a Pechino 248.000 nuove autovetture, rendendo gli ingorghi nella capitale un incubo quotidiano per milioni di persone. Il mercato automobilistico cinese cresce a ritmi vertiginosi, e nel 2010 è diventato il primo del mondo.
L’anno in corso è destinato peraltro a registrare ulteriori primati: proprio in agosto le statistiche hanno confermato il sorpasso (da molto tempo anticipato) dell’economia cinese su quella giapponese, che ora scende al terzo posto in termini di Pil, mentre l’Agenzia Internazionale dell’Energia (International Energy Agency – Iea) ha reso noto che la Cina, sorpassando gli Stati Uniti, è divenuta il maggiore consumatore mondiale di energia. Quest’ultimo dato è stato però prontamente smentito dalle autorità cinesi, che non perdono occasione per ricordare che la Repubblica Popolare non è la principale responsabile dell’inquinamento globale.
Infatti, secondo i dati a disposizione dell’Iea il consumo energetico totale della Cina nel 2009 è stato di 2,265 miliardi di tonnellate-equivalenti di petrolio, mentre quello degli Stati Uniti è stato di 2,169 miliardi. Secondo le statistiche cinesi, invece, il consumo nazionale di energia è stato pari a 2,146 miliardi. In ogni caso, il consumo di energia procapite in Cina rimane di molto inferiore a quello degli Stati Uniti, come si vede dal grafico in questa pagina.
Sorprende comunque la velocità con cui cresce il consumo di energia in Cina, sostanzialmente raddoppiato nell‟arco di un decennio: precedenti stime statunitensi prevedevano che il sorpasso non sarebbe avvenuto prima del 2015-2020.
La Cina non è membro dell’Iea, e contesta i dati perché non rifletterebbero la situazione dell’economia cinese, e sotto-stimerebbero lo sforzo del governo in direzione dello sviluppo di energie alternative al carbone, che rappresenta ancora più della metà della produzione energetica del paese.
Le statistiche dell’Iea si basano infatti su dati, forniti dagli stati membri, su domanda, scorte ed esportazione di petrolio.
D’altra parte, un interessante studio del 2007 del Center for Strategic and International Studies prevede che l’utilizzo del carbone in Cina sia destinato addirittura a crescere, in conseguenza soprattutto dell’aumento esponenziale della domanda di elettricità e del trasporto su lunghe distanze.
La maggior parte dei veicoli in coda sull’autostrada 110 era rappresentata da veicoli commerciali, soprattutto da camion adibiti al trasporto del carbone dalla Mongolia Interna (la provincia che fornisce la maggiore quantità di carbone) alle aree costiere. Diversificare le fonti energetiche, riducendo la dipendenza dal carbone, potrebbe quindi aiutare la Cina a evitare anche ingorghi simili a quello appena visto. A meno che, nel frattempo, i lavoratori cinesi, con le loro nuove auto, non prendano presto l‟abitudine di andare in vacanza in agosto, come i loro colleghi europei.
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