Laos e Cambogia condividono una parte importante della propria storia e si trovano in una condizione economica simile. Da sempre economie rurali nella zona d’influenza cinese, si sono poi trovate a far parte dell’Indocina francese in epoca coloniale per poi diventare due stati indipendenti al termine dell’omonima guerra, nel 1954. Durante il secondo conflitto indocinese, entrambi i Paesi hanno patito violentissimi scontri civili e militari con effetti devastanti sulle rispettive economie che hanno potuto cominciare a riprendersi soltanto verso la fine degli anni Settanta, dopo aver ritrovato una relativa stabilità politica.
I due Paesi hanno cominciato a crescere a tassi superiori al 7% a partire dal 2000. Il Laos ha così raggiunto lo status di reddito pro capite medio-basso nel 2009, mentre la Cambogia lo ha ottenuto nel 2016. La forte crescita ha favorito la riduzione della povertà che in Cambogia è passata dal 47,8% nel 2007 al 13,5% nel 2014, mentre in Laos è scesa dal 52,5% nel 1997 al 22,7% nel 2012. Tuttavia, la forte crescita ha anche provocato un aumento della diseguaglianza, con il coefficiente di Gini che in Laos è passato da 32,6 nel 2002 a 36,4 nel 2012.[1]
In Cambogia, nel 2018 il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato la crescita annua reale del PIL pari al 7,25% grazie alla forte domanda esterna e a politiche fiscali espansive. Questa ottima performance economica è stata sostenuta in particolare dal settore tessile, dal turismo e dalle costruzioni. L’inflazione è rimasta su bassi livelli, intorno al 2,5% nel 2018. Il disavanzo delle partite correnti ha continuato ad allargarsi per effetto dell’aumento delle importazioni, mentre le riserve valutarie si sono attestate intorno a cinque mesi di importazioni. Nonostante la significativa debolezza del sistema finanziario provocata da una non adeguata gestione del rischio dei prestiti nel settore immobiliare, il quadro congiunturale complessivo della Cambogia è valutato molto positivamente dal FMI.[2]
La crescita del PIL in Laos si è ridotta al +6,3% nel 2018 a causa di alcuni disastri naturali e del collasso della diga di Xe-Pian Xe-Namnoy nel Sud-Est del Paese. Tuttavia, il FMI prevede che la crescita possa tornare al di sopra del 7% negli anni successivi al 2020. L’inflazione rimane sotto controllo al 2%, mentre il disavanzo delle partite correnti continua a crescere per effetto della forte domanda d’importazioni necessarie per la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali. Le riserve valutarie nel 2018 sono scese a un mese d’importazioni. Nonostante la forte crescita combinata con un basso livello d’inflazione dell’ultimo decennio, permangono dunque significative debolezze macroeconomiche che dovranno essere affrontate nel quadro dell’attuale processo di riforma che intende riequilibrare il sistema economico passando da un modello fondato sullo sfruttamento delle risorse naturali a una maggiore diversificazione economica fondata su investimenti in capitale umano e maggiore competitività.[3]
Il livello di diversificazione dell’economia, relativamente agli altri Paesi del mondo, misurato attraverso l’indice di complessità economica calcolato dall’Observatory of Economic Complexity,[4] si è ridotto nel tempo in entrambi i Paesi in misura molto consistente. La Cambogia è passata dalla ventesima posizione alla centoventesima, il Laos è sceso dalla quarantacinquesima posizione alla centoquindicesima.
Indice di complessità economica della Cambogia (1979-2017).[5]
Indice di complessità economica del Laos (1979-2017).[6]
Se questi due Paesi vogliono continuare a crescere devono riuscire a diversificare maggiormente le proprie economie a partire dai rispettivi settori agricoli e agroindustriali[7].
Dalla fattoria alla forchetta: il settore agroalimentare in Laos e Cambogia
Pur rimanendo tra i mercati agricoli più piccoli del Sud-Est asiatico, e nonostante i durissimi colpi inflitti dai disastri naturali degli ultimi anni, Cambogia e Laos, Paesi da sempre a vocazione agricola, stanno emergendo come attori di primo piano nel settore agroalimentare della regione del Mekong. Tra i fattori di questa ascesa vi è senza dubbio una rapida crescita della domanda interna e regionale, in combinazione con il consolidamento di politiche di scambio più snelle e moderne, il tutto agevolato da fattori naturali ottimali per l’agricoltura, quali il clima tropicale e la fertilità dei suoli. La Cambogia ha mostrato una crescita sostanziale nella produzione e nell’esportazione di riso (il Fitch Agribusiness Report stima un +17% nel 2020-21), mentre il Laos registra un boom nella produzione di cassava e un aumento record nella produzione di caffè (Fitch prevede una crescita del 21.6% nel 2020-21).[8] Inoltre, il costo della manodopera relativamente basso e i prezzi accessibili dei terreni agricoli rendono questi due mercati molto appetibili per gli investitori stranieri.
Seguendo i passi del Viet Nam, il primo Paese socialista indocinese ad abbracciare l’economia di mercato con il pacchetto di riforme conosciuto come Đổi Mới (letteralmente, “economia di mercato di ispirazione socialista”), verso la fine degli anni Ottanta il governo laotiano ha dato avvio a una ristrutturazione del sistema agricolo,[9] adottando obiettivi molto simili, in primis puntando al taglio delle importazioni di prodotti alimentari, alla parziale liberalizzazione del mercato interno ed esterno e alla revisione dei regolamenti sulla proprietà fondiaria. La Cambogia post-Khmer Rossi ha seguito a ruota, espandendo le politiche di innovazione e divulgazione agricola e coinvolgendo sempre più il settore privato.[10]
A oggi, guardando alle esportazioni agricole di Cambogia e Laos, i volumi più importanti sono rappresentati da prodotti non trasformati e a scarso valore aggiunto, e ciò si traduce in bassi profitti e un potere di negoziazione quasi irrilevante per agricoltori e mercanti locali. In questo contesto è difficile che si sviluppino le basi e i capitali per favorire investimenti e migliorie dal basso. È da considerare inoltre che il comparto agricolo nei due Paesi è caratterizzato da basse rese e sostanziali perdite post-raccolta, aggravato da un livello di conoscenza tecnica obsoleto e investimenti statali nelle infrastrutture e nella ricerca e sviluppo molto limitati. Questa debolezza delle istituzioni si ripercuote anche sul sistema di controlli, ad esempio sul rispetto delle norme igieniche e sulle quote di produzione ed esportazione. A livello associativo, le organizzazioni di settore sono ancora nelle fasi iniziali del proprio sviluppo e sono spesso poco presenti nelle zone più remote, soprattutto in Laos. Tutto ciò aiuta a spiegare ulteriormente i profondi ritardi del mercato agroalimentare rispetto alla Thailandia e al Viet Nam.
Il vice-presidente della Federazione cambogiana del riso, Hun Lak, ha di recente dichiarato che le inefficienze nella logistica e i mancati controlli creano l’humus ideale per la proliferazione di meccanismi speculativi a danno dei produttori locali. In questo modo trader e compagnie straniere possono trattare a prezzi irrisori prodotti non trasformati, per poi rivenderli a prezzi maggiorati una volta lavorati in Paesi vicini con livelli di tecnologia e logistica meno costosi e più avanzati. In aggiunta, la disponibilità di infrastrutture di base, tra cui silos per l’essiccatura e magazzini per lo stoccaggio, non è sufficiente a conservare i volumi di riso prodotti in Cambogia, e ciò costringe i produttori più piccoli a rivolgersi a compagnie cinesi e vietnamite, pronte a comprare sottocosto interi stock di prodotto non lavorato. Lo stesso scenario si osserva in Laos con diversi altri prodotti.
Nonostante questi ostacoli, l’agricoltura rimane una delle principali fonti d’impiego in Laos e Cambogia, e per quest’ultima il riso rappresenta una delle commodity principali anche in termini di export (600 mila tonnellate nel 2017 secondo l’International Trade Administration del Dipartimento del Commercio americano). A partire dall’introduzione dell’accordo conosciuto come Everything But Arms (EBA), l’Unione Europea (UE) stava diventando il mercato di riferimento per il riso cambogiano, almeno fino al 2019, quando un improvviso cambio di rotta ha portato Bruxelles alla reintroduzione dei dazi doganali.[11] Oltre al riso, gli analisti ritengono gomma, cassava, frutti tropicali e acquacoltura settori a grande potenziale di sviluppo per i prossimi tre anni.[12] Tenuto conto che l’utilizzo di input ad alta efficienza (prodotti fitosanitari, fertilizzanti, pesticidi) rimane ancora piuttosto limitato, c’è spazio a sufficienza per crescite importanti. Introducendo semplici elementi di know-how e input relativamente economici, la produttività delle piccole aziende agricole cambogiane potrebbe avere margini d’incremento interessanti, se a questi si sommasse una significativa riduzione delle perdite di raccolto. Il crescente interesse di clienti importanti quali la Cina, il Viet Nam e la Thailandia, unito a un trend demografico interno positivo (+1.6%),[13] stanno creando le condizioni per un’impennata della domanda. Inoltre, la crescita lenta ma costante dei redditi delle famiglie urbane sta innescando un cambio rilevante nel regime alimentare, contribuendo alla nascita e allo sviluppo di una domanda interna verso prodotti alimentari tradizionalmente destinati all’export.
In termini di politiche agricole, tra le maggiori sfide che i due Paesi dovranno affrontare nel prossimo futuro vi è innanzitutto la creazione di una disciplina giuridica più chiara sul diritto fondiario, con regole più rigide nei confronti delle espropriazioni e delle acquisizioni selvagge di terreni, soprattutto da parte di grandi imprese straniere. Misure più efficaci sono inoltre necessarie per arginare le esportazioni illegali, un fenomeno che a lungo andare finisce per distorcere il mercato danneggiando i piccoli produttori, oltre a incoraggiare pratiche vietate dalla legge come, ad esempio, l’utilizzo di pesticidi illegali, ancora molto diffusi in Cambogia e Laos.
Le politiche pubbliche dovrebbero inoltre cercare di limitare il rischio della “trappola del riso”, favorendo una maggior differenziazione dell’offerta anche nel comparto agricolo, incoraggiando la coltivazione e la lavorazione di prodotti alternativi. In una logica di lungo termine, con l’evoluzione dei consumi e del regime alimentare al di là delle zone urbane, il commercio al dettaglio di prodotti alimentari potrebbe avere un rapido sviluppo, ed è necessario che i piccoli produttori si preparino a rispondere a cambi repentini della domanda interna e regionale, e a competere con i mercati thailandesi, cinesi e vietnamiti.[14]
Il riso rappresenta il maggior prodotto agricolo anche per il Laos, dove circa il 70% delle famiglie è in qualche modo legato all’agricoltura,[15] ma la qualità è decisamente inferiore rispetto al riso cambogiano, vietnamita, thailandese o birmano. Nelle campagne laotiane, moltissime famiglie rurali coltivano il riso per sostentamento (ossia, il minimo necessario per soddisfare il fabbisogno domestico). Il sistema d’irrigazione non è infatti sufficientemente avanzato per permettere altri raccolti durante l’anno, e la coltivazione avviene esclusivamente durante la stagione delle piogge, quando le risaie si allagano naturalmente producendo il cosiddetto riso monsonico. Solamente il 4% del terreno viene coltivato a riso durante la stagione secca.[16] Al contrario, negli ultimi 15 anni, prodotti di nicchia come il caffè robusta e arabica continuano a crescere e sono divenuti una realtà piuttosto conosciuta anche al di fuori del Laos. Il Laos possiede le condizioni ideali, sia in termini di clima sia di qualità del suolo, per espandere la produzione,[17] a condizione che i processi post-produttivi vengano perfezionati e mantengano livelli di qualità sufficienti per soddisfare gli standard internazionali. Se gli agricoltori laotiani continueranno a immettere nel mercato prodotti non lavorati, lasciando la trasformazione ad altri Paesi con capacità tecnologiche più avanzate, il valore aggiunto perduto continuerà ad aumentare in maniera direttamente proporzionale all’incremento della produzione.
Un altro settore promettente per il Laos è quello dell’allevamento. Le aree montagnose, isolate e impervie del nord rendono la monocoltura classica meno praticabile e più dispendiosa. Secondo stime della Food and Agriculture Organisation (FAO),[18] la popolazione di capre, maiali e polli è aumentata dal 60 al 150% negli ultimi dieci anni, e così l’export verso Cina e Viet Nam.
Il Ministero dell’Agricoltura laotiano sta elaborando una nuova strategia per lo sviluppo agricolo[19] che pone maggiore enfasi sul commercio internazionale di prodotti agricoli oltre al riso, ma anche prodotti agroforestali ad alto valore aggiunto. La strategia del Ministero prevede, inoltre, il riconoscimento di “indicatori geografici” (una specie di IGP) per identificare prodotti di eccellenza legati a una determinata zona di produzione, favorendo il sistema produttivo e l’economia del territorio.
Senza la realizzazione di politiche agricole innovative che riescano a interpretare e affrontare le continue oscillazioni del mercato e le tendenze dei consumi globali, la fertilità della valle del Mekong e il suo vantaggio tropicale, che permette agli agricoltori di ottenere più raccolti durante l’anno, non saranno più sufficienti a far sopravvivere il neonato mercato agroalimentare. La crescita di investimenti esteri nel settore idroelettrico, se da un lato rinvigorisce le casse del governo laotiano, dall’altro lato riduce la produttività dei suoli di tutta la regione. Le grandi centrali idroelettriche hanno un impatto diretto sui fiumi, modificando qualità e portata dell’acqua. Questo provoca un indebolimento delle correnti, riducendo drasticamente la fauna e la quantità di sostanze nutritive, e ciò influisce negativamente sulla fertilità e la qualità dei terreni agricoli e forestali.
Per competere in un mercato interregionale sempre più agguerrito e interconnesso, e uscire dal giogo dalle grandi imprese agroalimentari asiatiche, è prioritaria una revisione delle catene di valore che punti all’incremento del valore aggiunto privilegiando la specializzazione di qualità. Inoltre, è necessario un solido investimento pubblico in logistica transfrontaliera in infrastrutture, adottando strategie per rafforzare la resilienza al cambiamento climatico e ai disastri naturali. Più in generale, in assenza della diversificazione e modernizzazione dell’agricoltura, dello sviluppo di un’industria agroalimentare competitiva e di una forte crescita nella capacità di innovare, Laos e Cambogia rischiano di trovarsi presto in una situazione di “trappola del reddito medio”,[20] come già accaduto a Thailandia, Malaysia e Indonesia prima di loro. In altre parole, i due Paesi rischiano nel giro di pochi anni di dover fronteggiare una situazione nella quale la crescita dei redditi e del costo del lavoro, associata a una riduzione nella capacità di attirare investimenti esteri, finiscono per frenare la crescita della produttività e della competitività riducendo significativamente la crescita economica e le prospettive di un rapido miglioramento del tenore di vita.
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[1] Cfr. dati della World Bank, disponibile online al sito https://data.worldbank.org/.
[2] Cfr. Cambodia: 2018 Article IV Consultation-Press Release; Staff Report; Staff Statement; and Statement by the Executive Director for Cambodia, disponibile online al sito https://www.imf.org/en/Publications/CR/Issues/2018/12/17/Cambodia-2018-Article-IV-Consultation-Press-Release-Staff-Report-Staff-Statement-and-46478.
[3] Lao People’s Democratic Republic: 2019 Article IV Consultation-Press Release; Staff Report; Statement by the Executive Director for Lao People’s Democratic Republic, disponibile online al sitohttps://www.imf.org/en/Publications/CR/Issues/2019/08/08/Lao-Peoples-Democratic-Republic-2019-Article-IV-Consultation-Press-Release-Staff-Report-48577.
[4] Cfr. il sito online https://oec.world/en/.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] World Bank (2019), “Cambodia Economic Update, Recent Economic Developments and Outlook”, May.
[8] BMI Research – Fitch Group (2018), “Cambodia, Laos and Myanmar Agribusiness Report, Q3 2018”.
[9] Tran C.T. (2014), “Overview of Agricultural Policies in Vietnam”, Institute of Policy and Strategy for Agriculture and Rural Development.
[10] Sam O.K. e Suresh Chandra Babu (2018), “Agricultural Extension in Cambodia: An Assessment and Options for Reform”, The International Food Policy Research Institute (IFPRI).
[11] Con l’introduzione dell’EBA, parte del pacchetto di “schemi generalizzati di preferenza” messi in atto per favorire le economie emergenti, l’UE garantisce l’accesso duty e quota free al mercato unico europeo per determinati prodotti. Grazie a questo sistema, le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar sono cresciute in pochi anni fino all’89%. Ma dopo l’appello dell’Italia (e in parte della Spagna) contro l’invasione del riso dal Sud-Est asiatico, l’UE ha deciso di fare un passo indietro, imponendo nuove tariffe per tre anni. A oggi, le esportazioni di riso cambogiano stanno tutt’altro che diminuendo, hanno semplicemente virato verso il mercato regionale, in particolare la Cina.
[12] KPMG (2018), “ASEAN Business Guide – Cambodia”, disponibile online al sito https://assets.kpmg/content/dam/kpmg/mm/pdf/2018/06/asean-business-guide-2018.pdf.
[13] Ibidem.
[14] Government of the Lao PDR, MAF (2012), “Strategy for Agricultural Development 2011 to 2020”, Vientiane.
[15] Asian Development Bank (2018), “Agriculture, Natural Resources, and Rural Development Sector Assessment, Strategy and Road Map – Lao PDR”, December, disponibile online al sito https://www.adb.org/documents/lao-pdr-agriculture-assessment-strategy-road-map.
[16] Ibidem.
[17] Japan International Co-operation Agency (2012),“Data Collection Survey on Selecting the Processed Food to Be Focused and Promoting Foreign Direct Investment in Food Business in Laos”, March, disponibile online al sito http://open_jicareport.jica.go.jp/pdf/12066924_01.pdf.
[18] Cfr. FAO Data, disponibili online al sito http://www.fao.org/faostat/en/#data/QA [consultato il 20 luglio 2019].
[19] Government of the Lao PDR, MAF (2015), “Agricultural Development Strategy to 2025 and Vision to 2030”, Vientiane.
[20] Cfr. Gill I. e Homi Kharas (2007), An East Asian Renaissance. Ideas for Economic Growth, The International Bank for Reconstruction and Development (IBRD), World Bank Group, disponibile online al sito http://siteresources.worldbank.org/INTEASTASIAPACIFIC/Resources/226262-1158536715202/EA_Renaissance_full.pdf.
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