L’Italia e il Myanmar vantano ormai da anni un rapporto consolidato e una reciproca stima che rappresentano le basi imprescindibili per una proficua cooperazione economica. Queste sono le motivazioni che hanno dato vita alla Camera di Commercio Italia Myanmar, ufficialmente costituita nel maggio 2013 come Associazione no profit “Italia – Myanmar Business Council” che ha poi ottenuto il riconoscimento e la successiva iscrizione all’albo camerale nel febbraio 2016. Già a partire dalla sua costituzione, la Camera si è trovata ad affrontare l’avvincente (ma non banale) sfida di promuovere le relazioni commerciali tra i due Paesi. L’Italia, come gli altri Stati dell’Unione Europea, guarda con interesse allo sviluppo economico del Myanmar, situato strategicamente tra Cina e India, ricco di risorse minerarie, gas e petrolio, con una popolazione giovane e con una spiccata propensione all’imprenditorialità.
Gli aspetti deficitari, sin da subito riscontrati in Myanmar, risiedono invece in sistemi infrastrutturali ed energetici ormai obsoleti e inadeguati allo sviluppo in essere, e in un’incertezza sugli investimenti dettata da un quadro legislativo ancora precario e in continuo cambiamento. Oltretutto il Myanmar ha intrapreso solo negli ultimi anni un lento processo di apertura verso il libero mercato. La stagione isolazionista legata alla dittatura militare lo ha infatti impoverito, alienandolo dal contesto internazionale e indebolendolo sia dal punto di vista dell’economia reale, sia nelle capacità e preparazione della sua classe dirigente che si trova ora impreparata ad accogliere le molteplici opportunità legate allo sviluppo e agli investimenti diretti esteri (IDE).
Dal lato italiano i maggiori ostacoli riscontrati sono da addebitare alla dimensione delle nostre aziende, essendo il nostro sistema economico costituito in larga parte da piccole e medie imprese (PMI). Le aziende italiane, seppur molto dinamiche e dall’alto potenziale tecnologico, accompagnato da know-how di primissimo livello, spesso invidiato a livello internazionale, scontano un sottodimensionamento che ne limita l’espansione verso i mercati di frontiera. È quindi compito della Camera di Commercio agevolare le PMI nella ricerca di opportunità in Myanmar riuscendo a contenere quanto più possibile lo sforzo economico e in termini di risorse umane. Tale criticità ci ha portato come Camera ad affiancare ai classici servizi di ricerca e selezione di partner commerciali l’istituzione della figura del temporary export manager. Si tratta di una risorsa completamente dedicata all’azienda per un periodo definito, con il compito di rappresentare l’azienda in Myanmar, organizzare Business-to-Business (B2B) e mantenere i rapporti con le aziende locali. Vero punto debole delle missioni commerciali una tantum è infatti, al rientro in Italia, la difficoltà a dare seguito alle trattative commerciali sia per l’arretratezza tecnologica delle aziende birmane, sia per l’importanza che le relazioni personali tuttora rivestono nel Paese.
Oltre al sottodimensionamento, un ulteriore problema che affligge le nostre PMI quando si affacciano al mercato birmano, e ai nuovi mercati più in generale, è la sistematica carenza di capitali che ne limita la capacità– nella fattispecie, rispetto alle imprese cinesi, giapponesi e coreane. Le nostre aziende possono però superare questa debolezza strutturale soprattutto grazie a due fattori. In primis il Made in Italy continua ad essere sinonimo di eccellenza a livello internazionale e contribuisce a un’importante credibilità qualitativa. Il secondo aspetto fondamentale è la possibilità di offrire un approccio commerciale che comprende trasferimento di know-how, formazione di quadri e tecnici delle controparti, e supporto continuo durante tutto il ciclo vita del prodotto. Le realtà commerciali che hanno avuto più successo in Myanmar hanno investito molto sulla formazione dei loro partner e su un progetto comune di accompagnamento che porti i loro prodotti a essere in linea con gli standard internazionali. Il Myanmar, proprio per il suo turbolento passato, apprezza in maniera significativa quei partner commerciali interessati non solo a sfruttarne le ingenti risorse naturali, ma anche e soprattutto a stabilire proficue relazioni di lungo periodo che avvantaggino la sua economia e la sua popolazione. In questo ambito la Camera di Commercio cerca anche di agevolare le PMI italiane a conoscere la realtà birmana attraverso il suo ruolo di connettore tra il mondo no profit – che si declina in università, centri di ricerca e ONG – e le realtà imprenditoriali.
Il Myanmar ha davanti a sé grandissime potenzialità, ma anche un lungo cammino, complicato da una situazione interna sociale di non facile gestione. È un Paese che deve evitare una divisone tra “vincitori” e “vinti”, una frammentazione territoriale, e fermare i conflitti etnici che ancora impediscono lo sviluppo delle sue aree di confine. Solo tenendo in debito conto tutti questi aspetti, e con il supporto di partner internazionali pazienti, il Myanmar potrà riappropriarsi di un ruolo di primo piano nella comunità ASEAN.
L’Italia non deve perdere l’importante opportunità di accompagnare il Myanmar in questo fondamentale passaggio storico, in primo luogo perché ciò si inserisce nel nostro tradizionale supporto ai Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto perché è nostro interesse giocare un ruolo da protagonisti in questa partita per rappresentare un domani – soprattutto dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione – la porta d’accesso all’Europa per il Myanmar e avere in questo affascinante Paese un partner privilegiato in un’importantissima area geografica come quella del Sud- est asiatico.
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