[IT] Dopo la crisi di Piazza Tiananmen e lo sfaldamento dell’impero sovietico, molti pronosticarono l’imminente crollo del Partito-Stato cinese, o la sua apertura in senso democratico. La contraddizione tra il permanere di un sistema politico dichiaratamente comunista e la diffusione di pratiche economiche di matrice capitalistica appariva insostenibile negli anni che avrebbero portato all’egemonia culturale del cosiddetto “Washington consensus”.
[IT] Non era facile condensare in sole 194 pagine il complesso percorso di trasformazione economica della Repubblica popolare cinese dal 1978 ad oggi: lode quindi a Ignazio Musu, che in questo libro presenta un grande affresco della Cina post-maoista. L’autore è un docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia molto attento alla dimensione sociale e storica dell’agire economico.
[IT] Come visto nei numeri scorsi, dopo la Rivoluzione culturale e ancor più dopo i fatti di Tienanmen nel 1989 il “mantenimento della stabilità” (weiwen, 维稳) è stato la principale preoccupazione dei dirigenti cinesi. Ciò è evidente non solo in chiave storica, ma anche nella quotidianità della politica cinese.
[IT] Mentre Samuel Huntington profetizzava lo scontro tra civiltà, l’ascesa cinese alimentava il dibattito sul rapporto identitario e gerarchico tra i soggetti che si fronteggiano nell’arena internazionale, portando alla ribalta il tema del confronto con l’alterità (taxing, 他性).
[IT] Il gaokao – il temutissimo esame di ammissione all’università che condiziona il futuro di ogni liceale cinese – si è appena concluso, ma quest’anno c’è una novità che riguarda da vicino l’Italia: dal 2012 gli studenti che hanno conseguito almeno 380 punti potranno presentare domanda di ammissione presso il Politecnico di Milano, l’Università di Firenze e altri atenei italiani.