[IT] Sin dall’inizio di questa crisi economica, dalla quale l’Occidente pare non riuscire a risollevarsi, un massiccio intervento economico in Europa da parte della Cina è stato visto con un misto di timore e speranza. Timore per il rischio di una possibile “invasione” straniera e speranza per gli effetti curativi che i capitali cinesi potrebbero produrre nelle economie europee.
[IT] A ben guardare, la nascita e l’affermazione politica su scala internazionale dell’acronimo Brics rappresentano un segno del dominio della finanza globale. La storia è conosciuta. Nel 2001, un banchiere di Goldman Sachs conia il termine Brics per segnalare ai propri clienti quattro grandi paesi emergenti che presentano le migliori opportunità di investimento del XXI secolo, in quanto registrano una crescita continua e promettente: Brasile, Russia, India e Cina.
[IT] Mentre l’Unione europea fatica a voltare pagina dopo un biennio di agonia finanziaria e Bruxelles si prodiga in uno sfacciato corteggiamento dei capitali cinesi, una partita importante per il futuro del commercio globale – e non solo – si sta giocando, sotto traccia, nella regione dell’Asia Pacifico.
[IT] Due eventi degni di nota negli ultimi mesi sembrano indicare che il governo cinese sta assecondando una deriva di tipo repressivo che mette a rischio i diritti fondamentali dei cinesi.
[IT] “Per molti funzionari cinesi l’Europa rappresenta ormai solamente un gruppo di nazioni in declino, i cui cittadini dovrebbero mettersi a lavorare di più.” Jonathan Holslag, direttore della ricerca del Brussels Institute of Contemporary China Studies, appariva molto pessimista alla vigilia del China-EU Summit, il vertice che si sarebbe dovuto tenere a Tianjin il 25 ottobre scorso.