In seguito ai processi di transizione politica e di apertura del Paese, il Myanmar ha registrato una crescita esponenziale dei flussi turistici in entrata, passando – secondo i dati del Ministry of Hotels and Tourism – da circa 750 milaarrivi nel 2009 a poco meno di 5 milioni nel 2015, con un ulteriore incremento sino a 7,5 milioni atteso entro il 2020. Questi dati, che collocano il Paese tra le realtà più dinamiche del Sud-est asiatico, fanno sì che il turismo venga considerato uno dei settori trainanti dell’economia. Tuttavia, non sempre l’incremento di visitatori coincide con un miglioramento nella qualità della vita della popolazione. Come dimostrano molte esperienze internazionali (tra le quali spiccano proprio quelle di Paesi dell’area come Thailandia e Indonesia), un rapido sviluppo turistico può generare effetti fortemente destabilizzanti sotto il profilo economico, sociale e culturale, oltre che un’erosione proprio di quelle risorse ambientali e culturali che rappresentano i principali fattori di attrazione per i visitatori. Per il Myanmar diviene quindi cruciale dotarsi di strumenti per il governo del fenomeno turistico nel suo rapporto con il territorio, così da guidare lo sviluppo del settore verso forme che siano le più sostenibili possibili.
È a partire da queste premesse che si colloca l’intervento del Laboratorio di Geografia Sociale (LaGeS) dell’Università di Firenze teso alla preparazione del Sustainable Destination Plan (SDP) for the Ancient Cities of Upper Myanmar: Mandalay, Amarapura, Innwa, Sagaing, Mingun (2016-2021). Finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), l’intervento ha tratto ispirazione dal Myanmar Tourism Masterplan (2013-2020), che auspicava la realizzazione di specifici Destination Plan per le aree a maggiore vocazione turistica del Paese, nella prospettiva di fornire strumenti adeguati di gestione dello sviluppo turistico che fossero contestualizzati nelle diverse realtà geografiche.
Sulla base di precedenti esperienze di cooperazione internazionale, specialmente in Afghanistan, le attività del LaGeS si sono fondate su un approccio fortemente orientato al capacity building e al coinvolgimento degli stakeholder locali nel reperimento di dati e informazioni sul contesto di intervento, integrandole attraverso indagini sul campo, e nella definizione degli ambiti e delle azioni prioritari del Piano. L’intervento si è articolato in tre fasi tra loro complementari:
L’area di progetto ha un’estensione di 565 kmq, al cui centro si trova la città di Mandalay, un’area urbana in fase di rapida espansione economica e demografica.
Da un punto di vista storico e culturale, l’area rappresenta un territorio dalle caratteristiche uniche, in quanto ospita la maggiore concentrazione di siti riconducibili alle diverse fasi della civilizzazione Bamar (il principale gruppo etnico birmano): infatti, oltre a Mandalay, l’ultima capitale del regno prima dell’occupazione britannica, in epoche precedenti anche i centri di Amarapura e Innwa avevano svolto funzioni di centralità politico-amministrativa, così come Sagaing e Mingun culturale e religiosa. Sul territorio rimangono i segni tangibili di tali ruoli innanzitutto nei resti delle città reali, poi nelle innumerevoli pagode e mausolei di epoche e stili più diversi, nei singoli beni monumentali e siti archeologici, taluni dei quali richiedono urgenti interventi di restauro e manutenzione. Al contempo, l’area continua a preservare un cospicuo e radicato patrimonio culturale intangibile, testimonianza di una cultura quotidiana della popolazione che si esprime nei laboratori e distretti artigianali presenti nei villaggi rurali, così come negli eventi e pratiche culturali-religiosi, o nella cultura alimentare locale.
L’idea alla base del Piano, ispirato ai principi del turismo sostenibile e responsabile, si sviluppa proprio da questa visione d’insieme dell’area come un distretto turistico integrato, consolidata dalla definizione di un acronimo identificativo – ACUM (Ancient Cities of Upper Myanmar) – al fine di promuoverne una fruizione che non si limiti ai siti di maggiore interesse e a una visita “mordi e fuggi”, ma che spinga il turista a intrattenere una relazione di conoscenza del territorio e della cultura locale più approfondita e consapevole, prolungando la propria permanenza nell’area. Nel complesso, le proposte di piano si articolano in 9 Strategie, 27 Obiettivi e 69 azioni, le quali spaziano tra ambiti diversi quali l’identificazione di aree sensibili da sottoporre a specifica tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile, l’adeguamento dell’offerta ricettiva alle caratteristiche della domanda, la creazione di istituzioni dedicate alla governance e alla promozione del turismo sostenibile nell’area, e così via. Tra le varie azioni proposte alcune sono dirette a migliorare l’esperienza del turista attraverso soluzioni a basso impatto ambientale: è il caso, ad esempio, della realizzazione di aree e percorsi pedonali tra le varie attrazioni all’interno della città di Mandalay, al fine di favorire un’esperienza di visita ad oggi fortemente condizionata da un traffico veicolare incontrollato.
Altre azioni si propongono di introdurre nuovi prodotti turistici: è il caso dell’ideazione di percorsi cicloturistici all’interno dell’area ACUM (progettati insieme agli stakeholder locali coinvolti nel progetto) che consentano al turista di muoversi tra le varie attrazioni maggiori e minori, come la rete di villaggi rurali lungo le sponde del fiume Irrawaddy; altre ancora puntano a favorire una maggiore interazione con la cultura locale, ad esempio attraverso un programma di regolamentazione e promozione dello street food, la pratica alimentare maggiormente diffusa in città ma – per motivi di sicurezza alimentare e di condizioni igienico-sanitarie – scarsamente accessibile per i turisti.
Presentato nel contesto di un evento ufficiale a Mandalay il 6 ottobre 2016, l’SDP ha consentito di aprire un dibattito sull’importanza strategica del turismo nell’area e, al contempo, sui diversi impatti che il turismo può generare sul territorio e nei confronti della popolazione locale. L’impegno del Ministry of Hotels and Tourism e delle istituzioni locali per procedere all’attuazione di alcune parti del Piano, compatibilmente con le risorse disponibili, conferma la natura condivisa degli interventi in esso prospettati.
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