Quando si guarda all’evoluzione del sistema politico cinese negli ultimi anni, non c’è dubbio che parlare di sviluppi democratici è assolutamente fuori luogo: a partire dal 2012, Xi Jinping ha riaffermato la centralità del monopolio indiscusso del potere nelle mani del Partito comunista cinese (Pcc), saldamente guidato da un leader, seguendo una logica neo-autoritaria, o addirittura, secondo alcune voci, neo-totalitaria. Negli ultimi quarant’anni, non sempre è stato così. La prospettiva di una qualche forma di democratizzazione della forma di governo della Repubblica popolare cinese è sempre aleggiata, sia in positivo come proposta di cambiamento da accogliere, sia in negativo come spettro minaccioso da evitare. Il volume di Marina Miranda, sinologa presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dà conto, attraverso un rigoroso percorso di ricostruzione storica, del ricco dibattito sul tema all’interno delle élite politiche e intellettuali del paese, tra le rivendicazioni del movimento del Muro della Democrazia del 1978-79 e gli anni della coppia Presidente-Primo ministro Hu Jintao-Wen Jiabao (2002-2012).
L’articolo integrale è disponibile sul sito dedicato alla rivista OrizzonteCina.
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