Il termine “stabilità” in Viet Nam è spesso associato agli aggettivi “economico” e “sociale”. Insieme alla “crescita economica” è considerato alla base del successo del Paese. Ma cosa serve al Viet Nam per essere stabile? E ciò, inoltre, può essere sostenibile?
Il sistema di governo vietnamita, in cui il Partito comunista (PCdVN) controlla il governo, consente di prendere decisioni a lungo termine. La Costituzione del Paese prevede che, ogni cinque anni, la leadership del Viet Nam (primo ministro, vicepresidente e capo della Corte) sia scelta dal presidente e ratificata dall’Assemblea nazionale. Il presidente è eletto dall’Assemblea che, a sua volta, è votata dal popolo che deve scegliere all’interno di una lista di candidati, iscritti al PCdVN oppure indipendenti (articolo 70ss della Costituzione del Viet Nam, adottata nel 2013). In pratica, queste delicate scelte sono tutte effettuate dal Politburo, composto da diciannove membri. Tradizionalmente, nessuno può essere rieletto per la stessa carica e ciò avviene sia per limitare il fenomeno della corruzione sia per evitare il radicamento delle fazioni. Questo meccanismo consente, inoltre, al PCdVN di valutare il successo del governo rispetto al suo mandato e di decidere i ruoli futuri degli ex ministri. Se il loro mandato è stato segnato da episodi di corruzione, questi possono essere messi in stato di accusa (impeachment), sanzionati e persino arrestati.
I documenti approvati dal PCdVN – noti come “risoluzioni” – riguardano lo sviluppo socio-economico del Paese a medio e lungo termine, pertanto per la loro attuazione i piani quinquennali del governo devono tenerne conto. Nella maggior parte dei Paesi, il guardiano della stabilità economica è la Banca centrale, sia essa dipendente o meno dal governo. In Viet Nam gli organi esecutivi dello Stato – in particolare, il primo ministro – sembrano essere incaricati di questo compito, tanto che la Banca di Stato del Viet Nam (BSVN) è parte integrante del governo.
Lo stato di salute dell’economia vietnamita
L’attuale primo ministro del Viet Nam, Pham Minh Chinh, ha fissato al 60% il rapporto del debito pubblico rispetto al PIL fino al 2030[1]. Anche prima c’era grande attenzione per evitare di superare questo livello: si è arrivati vicino a superarlo nel 2016, ma ciò non è mai ufficialmente avvenuto. Negli ultimi anni, il limite è stato nuovamente raggiunto nel 2022 per rilanciare l’economia, ma è diminuito rapidamente subito dopo, grazie alla rapida crescita del PIL e alle decisioni prudenti del governo. È importante notare che, a partire dal 2010, il Viet Nam non è più stato considerato un Paese “povero” dalla Banca mondiale[2]. Poco dopo, la Banca Asiatica di Sviluppo (BAS) ha seguito l’esempio e ciò ha implicato che la maggior parte dei finanziamenti dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS)[3] non fossero concessi dai Paesi stranieri sotto forma di sovvenzioni, bensì di prestiti agevolati. Le pressioni esercitate sul governo per evitare l’indebitamento hanno mostrato le loro mancanze quando i progetti di costruzione delle metropolitane di Ha Noi e Ho Chi Minh City (HCMC) sono stati sospesi poiché non potevano essere pagati con i debiti che il governo aveva contratto con i “Paesi donatori” di Cina, Giappone e Francia. Oggi, solo poche stazioni della “Linea 1” sono attive ad Ha Noi e la metropolitana di HCMC deve ancora aprire.
Il Viet Nam è un’economia relativamente piccola. Il PIL era di 409 miliardi di dollari nel 2022[4], con una popolazione di 98 milioni di persone[5]. La capitalizzazione di mercato era di 172 miliardi di dollari nell’ottobre 2023[6], mentre il mercato obbligazionario valeva 83,6 miliardi di dollari nel settembre 2021, tre quarti dei quali emessi dal governo[7]. Il totale dei prestiti bancari era di 524 miliardi di dollari nell’agosto 2023[8]. Il rating sovrano è, oggi, BB positivo per Fitch[9] e BB+ stabile per Standard&Poor’s[10]. Anche se nel 2010 il Viet Nam è stato dichiarato Paese a reddito medio-basso, per gli investitori rimane un mercato di frontiera. Nel 2021, le esportazioni sono state pari a 335 miliardi di dollari e le importazioni a 330 miliardi[11].
Il controllo degli investimenti stranieri
Il governo vietnamita sembra essere molto preoccupato di perdere il controllo a favore degli stranieri. Ciò è, in parte, una diretta conseguenza di duemila anni di tentativi di occupazione cinese, cento anni di colonialismo francese e vent’anni di imperialismo statunitense. In parte è anche perché questo controllo ha molti vantaggi, come ad esempio quello di consentire al governo di gestire le turbolenze del mercato decidendo chi può trarre vantaggio dalle opportunità di investimento.
Per questo motivo, gli investimenti stranieri sono strettamente regolamentati. Esistono regole separate per le società a partecipazione straniera, anche in piccole percentuali, e per aprire una società a partecipazione straniera sono necessari due certificati: il “certificato di registrazione dell’impresa” (previsto dalla “Legge sulle imprese”) e il “certificato di registrazione dell’investimento” (disposto dalla “Legge sugli investimenti”). Circa duecentocinquanta settori sono ancora limitati o chiusi agli investimenti esteri diretti (IDE), soprattutto quelli legati alle risorse naturali, alla logistica, all’informazione e alla difesa. È interessante notare, tuttavia, che è incluso anche il turismo per i locali. Le banche possono avere solo il 30% di proprietà straniera, che deve essere suddivisa tra due o più investitori[12]. Nel frattempo, le società quotate in Borsa possono modificare il proprio statuto per consentire una soglia percentuale massima di investimenti esteri, ma quasi nessuna lo ha fatto, rimanendo fedele al vecchio limite del 49%. Mentre le azioni vietnamite possono essere acquistate direttamente, la maggior parte degli investimenti finanziari esteri avviene attraverso società di investimento: la metà di questi investimenti confluisce su settori strategici, in gran parte effettuati dalle banche giapponesi[13].
Nonostante le inefficienze burocratiche e una politica restrittiva in materia di visti di lavoro, il Viet Nam è riuscito ad attrarre investimenti a lungo termine. Nel giugno 2023, gli IDE impegnati per i primi sei mesi dell’anno erano pari a 16,2 miliardi di dollari, un importo storicamente elevato[14].
La Banca centrale dispone di solidi strumenti per gestire la valuta e i tassi di interesse
Quindici anni fa il Viet Nam aveva tre valute: l’oro per gli immobili – che era una vera e propria moneta che pagava un tasso d’interesse sui depositi (contrariamente a quanto riportato nei libri di testo) e che era disponibile in piccoli lingotti di notte e durante il fine settimana presso appositi sportelli automatici –, il dollaro statunitense e il dong vietnamita (VND). Ma questo rendeva complicato il controllo dei tassi di cambio e di interesse e del livello di indebitamento privato, per cui il Paese decise di eliminare prima l’oro e poi il dollaro, rendendo illegale anche il riferimento ad altre valute nei contratti interni. Il VND non è convertibile e non c’è alcuna garanzia che grandi quantità possano uscire dal Paese in valuta forte. Ha una banda di oscillazione limitata e, in pratica, è ancorato al dollaro americano con una deriva competitiva verso il basso, a meno che la Cina non decida di svalutare il renminbi. In questo caso, il Viet Nam segue con la stessa percentuale. In passato, il livello delle riserve valutarie era tenuto segreto per evitare speculazioni. Ma l’attenzione della BSVN per aumentarne l’importo oltre i tre mesi di importazioni, sostenuta da una bilancia dei pagamenti positiva, ha aumentato la fiducia nel dong[15].
Qualsiasi debito privato superiore a un anno deve essere autorizzato dalla BSVN, che ricorre a un elenco di esportatori qualificati. È molto più difficile essere autorizzati a contrarre debiti in valuta estera senza avere un reddito in valuta estera. All’inizio dell’anno, ogni banca riceve dalla BSVN un limite alla crescita dei prestiti, che funge da freno all’aumento eccessivo del credito. I plafond specificano anche quali settori possono ricevere i prestiti: ciò è particolarmente importante per gli investimenti immobiliari e azionari, due settori che tendono a surriscaldarsi.
La BSVN limita i tassi di interesse bancari e i depositi in valuta estera non fruttano interessi, allo scopo di incoraggiare la vendita di quest’ultima (di solito, dollari). Alcune banche hanno cercato di offrire vantaggi indiretti ai titolari di depositi in dollari, ma devono fare attenzione a non infrangere le norme.
Durante le crisi finanziarie internazionali, l’autosufficienza rende solo direttamente vulnerabile il Viet Nam a un calo delle esportazioni o dei prezzi dei fattori produttivi e della logistica importati. Per via delle sue (piccole) dimensioni, il Viet Nam ha evitato la maggior parte delle conseguenze della crisi finanziaria asiatica del 1997-1998. Tuttavia, è stato successivamente colpito dalla crisi di Lehman Brothers del 2007. Negli anni successivi, infatti, i crediti deteriorati delle banche raggiunsero, secondo stime non ufficiali, ben oltre il 10%; al contrario, le statistiche ufficiali indicavano meno del 5%[16]. In quel periodo, anche le esportazioni e gli IDE subirono una contrazione, entrambi dovuti a cause esterne al Viet Nam[17].
Tuttavia, il pieno controllo su tutti gli aspetti della politica, dell’economia e della società, compresi i media, ha permesso al governo di superare la tempesta. Alla fine, solo tre piccole banche sono state rilevate dalla BSVN. Questo successo sarebbe stato impossibile in qualsiasi Paese dell’America Latina, data la loro dipendenza da capitali e prestiti esteri a breve termine. Nel continente, solo il Brasile ha adottato misure serie per ridurre la volatilità dei capitali a breve termine per un certo periodo[18].
Un altro esempio rilevante fu la straordinaria performance del Viet Nam nel 2020, durante il primo anno della pandemia da COVID-19. Il governo chiuse rapidamente ed efficacemente le frontiere agli arrivi internazionali, con un’attività economica di gran lunga superiore al resto del mondo. Anche in un contesto globale di crisi sanitaria, la crescita era ancora del 3,7%, la più alta al mondo. Tuttavia, il Paese non poteva evitare il contagio per sempre. Per questo, nel 2021, pagò a caro prezzo il fatto di non essersi preparato con i vaccini, con una prolungata e drammatica chiusura di Ha Noi[19] e di HCMC[20]. Nonostante ciò, il PIL crebbe del 5,6%.
Le infrastrutture
La nuova Costituzione, pur riconoscendo il diritto all’impresa privata, attribuisce un ruolo centrale alle imprese statali (State-Owned Enterprises, SOE) che oggi rappresentano il 30% del PIL. Alcune sono molto inefficienti e spesso devono essere ricapitalizzate. Durante l’ultima crisi, il governo ha attuato una ristrutturazione delle SOE, concentrandone molte nella State Company for Investment in Companies (SCIC), un veicolo per la gestione e la vendita delle SOE (minoranze e società non strategiche). Lo SCIC dipende dal Ministero dell’Industria e del Commercio (MIC) e gestisce la proprietà, mentre il MIC stesso supervisiona direttamente le operazioni delle aziende principali. Gli alti dirigenti delle SOE possono provenire dal governo, e viceversa, e spesso le persone si spostano tra le due istituzioni e le autorità di vigilanza. Se da un lato ciò ha lo scopo di rafforzare il controllo dell’esecutivo, dall’altro può generare una lobby per le aziende all’interno del MIC stesso.
Il Power Development Plan (PDP) VIII, ovvero il piano per lo sviluppo dell’energia fino al 2030 e in vista del 2050, approvato di recente, attribuisce la maggior parte della responsabilità per gli investimenti nella produzione di energia, compresi quelli nelle energie rinnovabili e nell’eolico offshore, a Electricity of Vietnam, Petrovietnam e Vinacomin, la compagnia nazionale del carbone. Questo può essere il modo migliore per garantire il trasferimento di tecnologia, ma non incoraggia gli investimenti internazionali nella produzione di energia. In ogni caso, il primo ministro e il suo staff, compresi il vicepremier e il ministro dell’Ambiente, stanno negoziando con il MIC le norme di attuazione del piano energetico nazionale. Grazie all’unità di intenti del governo, c’è la possibilità di dialogare.
Alcune delle istituzioni responsabili della gestione degli investimenti privati hanno mostrato un approccio simile. Una vecchia legge dei primi anni Duemila sulla “costruzione, la gestione e il trasferimento” ha dato vita, con successo, a molte centrali elettriche a carbone costruite con investimenti internazionali. Tuttavia, la più recente “Legge sul partenariato pubblico-privato” (PPP)[21] non riduce il rischio normativo per gli investitori internazionali: ad esempio, il governo non si è impegnato a mantenere una politica specifica, o a garantire la conversione e il rimpatrio di ingenti somme. Questa norma ha avuto successo solo nei progetti nazionali[22].
La legge sul PPP prevede un meccanismo di condivisione del rischio che consente al governo di condividere i rischi finanziari con le imprese coinvolte in progetti di infrastrutture pubbliche. Questo meccanismo è delineato all’art. 82 della medesima normativa. Per le aziende nazionali e straniere, se i ricavi effettivi del progetto sono superiori al 125% di quelli previsti nel modello finanziario, lo Stato riceverà il 50% dei ricavi oltre la soglia del 125%. Ciò significa che, se un progetto ha un rendimento migliore del previsto, i profitti aggiuntivi sono condivisi tra l’azienda e il governo. Allo stesso modo, se le entrate annuali effettive del progetto scendono al di sotto del 75% delle entrate previste nel piano finanziario, nel rispetto di alcune condizioni normative, lo Stato sosterrà il progetto recuperando la metà delle entrate mancanti al di sotto del 75%.
Nel mercato della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (processo di “elettrificazione”), il Viet Nam ha conseguito dal 2018 un successo eccezionale nel mobilitare risorse private per investire nelle energie rinnovabili. Il contratto di acquisto di energia elettrica non è scontabile a livello internazionale, in quanto non prevede una “clausola take-or-pay” (“prendere o pagare”)[23], bensì dà a Electricity of Vietnam il potere di rescindere il contratto con un minimo indennizzo, sotto la giurisdizione dell’autorità di regolamentazione dell’energia, che a sua volta è controllata dal MIC. Le aziende e le banche locali possono assumersi il rischio di sostenere l’investimento, poiché ritengono di avere influenza all’interno del Paese o di avere altre ragioni per investire, come l’acquisizione del controllo di aree che saranno presto urbanizzate. La sostanziale delega alle province di determinate competenze rende le questioni pratiche più complesse.
Il Viet Nam è stato concepito come uno Stato centralizzato e tale rimane dal punto di vista finanziario. Tuttavia, nel tempo, le province hanno acquisito importanti poteri nell’interpretazione e l’applicazione delle leggi. In materia di immobili, investimenti produttivi, investimenti infrastrutturali, dogane e persino imposte, le autorità provinciali attuano le loro politiche. Il governo nazionale a volte annulla queste decisioni o, talvolta, può addirittura cambiare gli amministratori locali. Nondimeno, nelle loro attività quotidiane, le aziende devono tenere conto di entrambi i livelli di governo.
Il commercio internazionale e l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS)
Le relazioni internazionali del Viet Nam sono caratterizzate dal desiderio di avere rapporti amichevoli col maggior numero possibile di Paesi, di essere un membro attivo degli organismi internazionali, come le Nazioni Unite, e di firmare accordi di libero scambio con tutti i partner interessati. Finché il governo ha il controllo dei fondi ricevuti, il Viet Nam è felice di ricevere APS sotto forma di sovvenzioni, ma molto meno sotto forma di debito, come discusso in precedenza. I 15,5 miliardi di euro stanziati dalla Just Energy Transition Partnership (JetP)[24], dall’Unione Europea e dal Regno Unito per contribuire alla realizzazione di una “giusta transizione energetica”, basata su energie rinnovabili e pulite, furono accettati una volta che i Paesi donatori acconsentirono a che almeno una parte di essi sarebbe stata gestita direttamente dal governo vietnamita.
Questa politica estera molto aperta permette al Viet Nam di non essere condizionato dagli embarghi. Ad esempio, se il Paese riceve ingenti investimenti diretti da aziende cinesi che si trasferiscono in Viet Nam per evitare la guerra commerciale con gli Stati Uniti, ciò penalizza le esportazioni cinesi.
Il Viet Nam ha ancora bisogno di talenti e competenze. Tuttavia, l’impazienza di trasferire la maggior parte dei posti di lavoro a manager e personale tecnico locali ha dato vita a regole sempre più restrittive per i permessi di lavoro e la residenza in loco. Queste regole, un po’ allentate durante la pandemia da COVID-19, sono state ora ulteriormente inasprite.
Da un lato, il Viet Nam mira ad accedere ai mercati internazionali attraverso gli accordi di libero scambio. Dall’altro, protegge il proprio mercato interno attraverso barriere non tariffarie, soprattutto per quanto riguarda l’etichettatura, i test e il controllo di qualità. Inoltre, la maggior parte della logistica e della distribuzione nazionale è riservata alle aziende vietnamite. Ciononostante, il Viet Nam non è tra i Paesi più chiusi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (Association of South-East Asian Nations, ASEAN). Sebbene l’ASEAN sia ben nota per aver assunto un ruolo guida nel ripensare il Sud-Est asiatico come una rete, a volte le cattive pratiche sono condivise tra i Paesi, soprattutto per quanto riguarda la mobilità delle persone, che si sta spostando verso l’estremità più chiusa dello spettro.
Conclusioni
Il governo vietnamita si assume la responsabilità diretta della stabilità economica e sociale. Ciò ha permesso di ridurre al minimo l’esposizione del Paese alle ondate di crisi internazionali e ha condotto, almeno fino a poco tempo fa, a una forte crescita economica, di cui ha beneficiato la maggior parte della popolazione. Nonostante la tendenza al rialzo, l’indice di Gini si aggira ancora intorno al livello 36[25].
Rispetto a molti Stati dell’America Latina e dell’Africa, a partire dagli anni Novanta il Viet Nam ha evitato molti errori, soprattutto quello di comprare la crescita con il debito internazionale. La prossima sfida è evitare la “trappola del reddito medio” (in realtà, la trappola del reddito “medio-basso”) aumentando la produttività di una popolazione che sta gradualmente invecchiando attraverso la realizzazione di molti progetti infrastrutturali costosi, riformando l’istruzione e la formazione, riducendo la burocrazia, aumentando la trasparenza e diffondendo la buona governance. Continuiamo a impegnarci con il Viet Nam, come già fanno l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e i molti Paesi con cui lo Stato dell’Asia sud-orientale ha una partnership strategica, affinché possa continuare a prosperare e a sviluppare il proprio ruolo nel mondo.
Traduzione dall’inglese a cura di Raimondo Neironi
[1] Fino a questa data, il debito pubblico non supererà la soglia perché si attesterà al 50% rispetto al PIL. L’obbligazione di pagamento diretto del debito da parte del governo non supererà il 25% delle entrate totali del bilancio statale. Il debito estero nazionale, invece, non andrà oltre il 45% del PIL, cfr. Decisione n. 460/QD-TTg del 14 aprile 2022, disponibile online al link https://english.luatvietnam.vn/decision-no-460-qd-ttg-dated-april-14-2022-of-the-prime-minister-219636-doc1.html.
[2] Il Viet Nam è stato una storia di successo nello sviluppo. Le riforme economiche attuate a partire dal lancio del Doi Moi (“cambiamento”) nel 1986, insieme alle positive tendenze globali, hanno contribuito a far passare il Paese da una delle nazioni più povere del mondo a un’economia a medio reddito in una sola generazione. Tra il 2002 e il 2022, il PIL pro capite è aumentato di 3,6 volte, raggiungendo quasi 3.700 dollari. Il tasso di povertà (nel 2017, pari a 3,65 dollari al giorno, a parità di potere d’acquisto) è sceso dal 14% nel 2010 al 3,8% nel 2020. Cfr. Banca Mondiale (BM), Viet Nam, Overview, dati disponibili online al link https://www.worldbank.org/en/country/vietnam/overview.
[3] Noto anche con la denominazione di Official Development Assistance (ODA) [N.d.T.].
[4] Trading Economics, Viet Nam GDP, dati disponibili online al link https://tradingeconomics.com/vietnam/gdp.
[5] BM, Viet Nam, Data, dati disponibili online al link https://data.worldbank.org/country/VN.
[6] CEIC, Vietnam Market Capitalization, 2010-2023, Monthly, USD MN, disponibile online al link https://www.ceicdata.com/en/indicator/vietnam/market-capitalization.
[7] Banca Asiatica di Sviluppo (BAS) (2021), “Asia Bond Monitor – Viet Nam”, settembre, pp. 92-96, disponibile online al link https://asianbondsonline.adb.org/vietnam/market_summary/vn_market_summary_202109.pdf.
[8] CEIC, Vietnam Total Loans, 2010-2023, Monthly, USD MN, disponibile online al link https://www.ceicdata.com/en/indicator/vietnam/total-loans.
[9] Fitch Ratings, Vietnam, disponibile online al link https://www.fitchratings.com/entity/vietnam-80442269.
[10] Vietnam+ (2022), “G&P Global Ratings Raises Vietnam’s Sovereign Credit Rating”, 27 maggio, disponibile online al link https://en.vietnamplus.vn/gp-global-ratings-raises-vietnams-sovereign-credit-rating/229266.vnp.
[11] BM, Viet Nam, Data, dati disponibili online al link https://data.worldbank.org/country/VN.
[12] Repubblica Socialista del Viet Nam (2014), “Decreto sull’acquisto, da parte di investitori esteri, di azioni di istituti di credito vietnamiti”, n. 01/2014/ND-CP, 3 gennaio, disponibile online al link https://thuvienphapluat.vn/van-ban/EN/Doanh-nghiep/Decree-No-01-2014-ND-CP-foreign-investors-purchase-of-shares-of-Vietnamese-credit-institutions/218494/tieng-anh.aspx.
[13] Vietnam+ (2023), “Foreign Investors Remain Optimistic About Vietnamese Stock Market”, 30 gennaio, disponibile online al link https://en.vietnamplus.vn/foreign-investors-remain-optimistic-about-vietnamese-stock-market/247563.vnp.
[14] Barnes, M. (2023), “Vietnam’s New FDI in July Tops US$2.8 Billion”, Vietnam Briefing, 10 agosto, disponibile online al link https://www.vietnam-briefing.com/news/vietnam-fdi.html/.
[15] Willing, N. (2022), “Vietnamese Dong Forecast: VND Struggles to Find Floor Against Rampaging USD Despite SBV Stability Vow”, Capital.com, 30 settembre, disponibile online al link https://capital.com/vietnamese-dong-forecast-vnd.
[16] CEIC, Vietnam Non Performing Loans Ratio, 2010-2023, Quarterly, %, State Bank of Vietnam, disponibile online al link https://www.ceicdata.com/en/indicator/vietnam/non-performing-loans-ratio; Hoa, K., e H. Minh (2023), “Vietnam Banks’ Bad Debt Exceeds $8.3 bln in 9 Months”, The Investor Vafie Magazine, 13 novembre, disponibile online al link https://theinvestor.vn/vietnam-banks-bad-debt-exceeds-83-bln-in-9-months-d7383.html.
[17] Le, T.T.V. (2017), “The Global Crisis and Vietnam’s Policy Responses”, East Asian Policy, Vol. 1(2), pp. 63-74, disponibile online al link https://research.nus.edu.sg/eai/wp-content/uploads/sites/2/2017/11/Vol1No2_LeThiThuy.pdf.
[18] Noy, I., H. Zheng, e Y. Jinjarak (2012), “How Effective Were the 2008-2011 Capital Controls in Brazil?”, VoxEU CEPR, 22 novembre, disponibile online al link https://cepr.org/voxeu/columns/how-effective-were-2008-2011-capital-controls-brazil.
[19] The Guardian (2021), “Hanoi’s Lockdown Balconies and Barricades – In Pictures”, disponibile online al link https://www.theguardian.com/world/2021/sep/08/hanoi-balconies-and-barricades-vietnam-in-pictures.
[20] VOA News (2021), “Vietnam Announces Lockdown, Vaccination Goals”, 9 luglio, disponibile online al link https://www.voanews.com/a/covid-19-pandemic_vietnam-announces-lockdown-vaccination-goals/6208032.html.
[21] Cfr. Repubblica Socialista del Viet Nam, “Legge sugli investimenti nella forma di partnership pubblico-private”, n. 64/2020/QH14, disponibile online al link https://english.luatvietnam.vn/law-on-investment-in-the-form-of-public-private-partnership-no-64-2020-qh14-dated-june-18-2020-of-the-national-assembly-186267-doc1.html; “Decreto sulla guida e sui dettagli per la realizzazione della Legge sugli investimenti nella forma di partnership pubblico-private”, n. 35/2021/ND-CP, 29 marzo 2021, disponibile online al link https://english.luatvietnam.vn/decree-no-35-2021-nd-cp-dated-march-29-2021-of-the-government-detailing-and-guiding-the-implementation-of-a-number-of-articles-of-the-law-on-investm-200401-doc1.html; “Decreto sull’organizzazione finanziaria relativa a progetti di investimento realizzati nel quadro di partnership pubblico-private”, n. 28/2021/ND-CP, 26 marzo 2021, disponibile online al link https://english.luatvietnam.vn/decree-no-28-2021-nd-cp-dated-march-26-2021-of-the-government-prescribing-the-financial-management-mechanism-applicable-to-public-private-partnershi-200317-doc1.html.
[22] Nguyen, H.H. (2022), “Vietnam: BOT Projects – The Path To Closure in Vietnam”, Mondaq, 9 giugno, disponibile online al link https://www.mondaq.com/investment-strategy/1192944/bot-projects–the-path-to-closure-in-vietnam?; BM (2021), Viet Nam, PPP Laws/Concessions Laws, 24 novembre, disponibile online al link https://ppp.worldbank.org/public-private-partnership/library/ppp-laws-concessions-laws-vietnam; Rosengarten, A. (2020), “Vietnam’s new Law on Public-Private Partnerships”, White&Case, 26 ottobre, disponibile online al link https://www.whitecase.com/insight-alert/vietnams-new-law-public-private-partnerships; PwC (2020), “New Law on Public Private Partnership”, PwC Legal Vietnam NewsBrief, 10 agosto, disponibile online al link https://www.pwc.com/vn/en/publications/2020/200810-pwc-vietnam-legal-newsbrief-ppp.pdf.
[23] EuroCham in Viet Nam (2020), “White Book: Trade and Investment Issues and Recommendations”, 12° edizione, disponibile online al link https://camnangxnk-logistics.net/wp-content/uploads/2020/08/Whitebook-EuroCham-2020.pdf.
[24] Cfr. Energy Transition Partnership, Viet Nam, sito disponibile al link https://www.energytransitionpartnership.org/country/vietnam/.
[25] Federal Reserve Bank of St. Louis, “Economic Research, Vietnam”, dati disponibili online al link https://fred.stlouisfed.org/series/SIPOVGINIVNM.
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