Le statistiche economiche pubblicate da Pechino, riguardino l’inflazione o il bilancio della difesa o altri indicatori, suscitano forti perplessità in Occidente. Le critiche si appuntano sulla mancanza di trasparenza e sullo scarso pluralismo delle fonti di informazioni. All’origine di queste carenze c’è in realtà una normativa non troppo pubblicizzata, ma ben conosciuta in tutto il Paese, quella del segreto di Stato. L’informazione di carattere macro-economico, prima che gli organismi competenti diano il loro assenso alla sua divulgazione, è considerata segreto di Stato. Per esempio, la divulgazione delle previsioni sull’incremento dei prezzi della carne di maiale è soggetta agli stessi vincoli legali di quella delle informazioni sulla difesa missilistica costiera della provincia del Guangdong. In sede di giudizio le aggravanti dipendono dalla tipologia dell’informazione divulgata (segreta, classificata o confidenziale), dal numero di soggetti coinvolti nella diffusione dell’informazione e dalla loro nazionalità.
Negli ultimi anni vari analisti economici dell’Ufficio nazionale di statistica o di finanziarie locali sono stati accusati di divulgazione del segreto di Stato, reato per cui si rischia anche la pena capitale. Alcuni analisti macroeconomici dell’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, della People’s Bank of China e della Guosen Securities sono stati condannati a pene variabili da alcuni mesi a sei anni di detenzione per aver diffuso informazioni economiche classificate. Si tratta perlopiù di casi legati alla diffusione – in anticipo sulla data prevista dall’Ufficio di statistica – di dati inerenti al Pil, all’incremento della produzione industriale ed alla contrazione dell’accesso al credito prevista dalla Banca centrale cinese. Nonostante risulti più probabile un tentativo di aggiotaggio che di spionaggio internazionale, la distinzione tra due fattispecie così diverse fra loro rimane alquanto sottile.
Questa situazione non riguarda solo la sfera statale. Anche le aziende straniere sono esposte: possono infatti ricevere da parte di soci in joint-venture facenti capo ad aziende di Stato (sito in cinese) informazioni suscettibili di contenere dati coperti dal segreto di Stato. La situazione non solo è di particolare rilievo per le joint-venture all’interno della Cina ma anche per le aziende internazionali investite dalla nuova ondata di fusioni e acquisizioni attuata dai fondi di investimento e dalle imprese di Stato.
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