Realtà di primaria importanza sul piano economico, nonostante la sua limitata superficie (un terzo dell’Italia, con poco meno di 24 milioni di abitanti), Taiwan è la 23esima economia mondiale e la settima asiatica per Pil complessivo, nonché la sesta per Pil pro-capite, grazie a un reddito pro-capite di oltre 24.000 dollari. Tigre asiatica per eccellenza, forte di un cinquantennio di rapido sviluppo basato su strategie di crescita imperniate sulla promozione delle esportazioni manifatturiere, la posizione di Taiwan è stata relativamente “normalizzata”, dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, dalla progressiva e crescente concorrenza sui mercati globali di altre economie emergenti dell’Asia. I tassi di crescita del Pil si sono comunque mantenuti robusti. Mediamente pari all’8,9% annuo tra il 1952 e il 1999, il tasso è sceso al 3,8% medio nel decennio seguente e al 3,5% tra il 2010 e il 2016. Nel 2018-2019 esso si è mantenuto intorno ad un ragguardevole 2% circa.
Forte anche di un’affinità più sul piano culturale che su quello politico, Taiwan ha sviluppato intense relazioni commerciali e di investimento con la Repubblica popolare cinese delocalizzandovi propri asset produttivi. Pur nell’alternanza dei rapporti politici con Pechino (entrati dal 2016 in una fase non particolarmente positiva), la Cina rimane destinataria di oltre il 40% delle esportazioni taiwanesi e di un’aliquota anche superiore degli investimenti diretti esteri dell’isola. Malgrado un elevato grado di dipendenza economica dal grande vicino sino-continentale, che il governo in carica dal 2016 sta cercando di ridurre, l’economia di Taiwan si distingue per il carattere aperto agli scambi internazionali, con un interscambio commerciale che si ragguaglia al 120% del Pil e la rende dunque fortemente dipendente dal commercio internazionale. Il rapporto export/Pil è superiore al 70%. Forte è l’integrazione nelle catene globali del valore dei beni ad alto contenuto tecnologico. Oltre l’80% dei beni esportati prodotti dalle aziende taiwanesi sono intermedi (in particolare semiconduttori e parti di ricambio per l’industria dell’ICT). In particolare, il 67% della produzione mondiale di semiconduttori è localizzata nell’isola o comunque riconducibile a Taiwan. La sua elevata capacità produttiva e forte propensione all’esportazione, soprattutto nei settori ad alta tecnologia, fanno sì che chiunque usi un dispositivo elettronico (smartphone, tablet, ecc.) con molta probabilità si affidi a prodotti realizzati o progettati almeno in parte da società taiwanesi.
Tra i fattori del successo economico di Taiwan è stato anche il suo riuscito posizionamento strategico nelle catene internazionali di fornitura. Taiwan ha saputo armonizzare i propri vantaggi competitivi e politiche industriali con i più ampi processi di ridefinizione dei processi produttivi dell’economia globalizzata. Il tessuto industriale taiwanese ha saputo trarre beneficio dal favorevole contesto di prossimità geografica e culturale alla Repubblica popolare cinese (dove operano 100.000 aziende e oltre un milione di taiwanesi sono residenti) sia in termini di insediamenti produttivi che di mercato di sbocco. La combinazione di fattori quali basso costo del lavoro, liberalizzazione delle politiche di commercio e investimenti, disponibilità di incentivi fiscali, economicità dei noli marittimi, rivoluzione IT, hanno esaltato le capacità gestionali dell’industria taiwanese attraverso il modello della produzione a contratto nella catena di fornitura di grandi marchi internazionali.
Nella fase produttiva, il tessuto industriale taiwanese, orientato verso i beni intermedi e quelli strumentali, ha fatto uso efficace dell’abbondante manodopera di alta qualità dell’isola, coniugandola con una progressiva propensione alla delocalizzazione territoriale (non solo nella Rpc, ma anche nel Sud-Est asiatico) e sfruttandone al massimo i vantaggi di costo con positive ricadute sulla competitività del suo export.
La rilevanza della componente taiwanese forse non risulta di immediata percezione ai consumatori italiani, ma è particolarmente spiccata in alcune filiere produttive globali a cominciare da quelle dell’information technology (la taiwanese Foxconn è il principale assemblatore mondiale di smartphone e tablet), ma anche del tessile e della moda (nella calzatura sportiva, ad esempio).
Il progressivo consolidarsi a Taiwan di una realtà economica e politica di fatto caratterizzata dalla spiccata propensione agli scambi internazionali non poteva essere ignorato da parte italiana, anche se il particolare profilo internazionale di Taiwan ha fatto sì che l’isola sia rimasta un po’ fuori dai radar istituzionali nazionali. Il fatto che l’Italia non riconosca Taiwan sul piano diplomatico non consente interlocuzioni intergovernative. L’apertura a Taipei di un Ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale tra la fine del 1994 e l’inizio del 1995, a fianco di un preesistente Ufficio dell’ICE, rispose anche alle esigenze di un regolare presidio istituzionale su un mercato di potenziale crescente interesse. Da questo punto di vista, può dirsi che l’Ufficio italiano abbia svolto con successo il suo compito. L’Italia si colloca oggi al quarto posto tra i paesi Ue come partner commerciale di Taiwan con un interscambio di circa 4,4 miliardi di euro (2019). Numeri non piccoli, se raffrontati ad altre realtà regionali e con una tendenza positiva. Lo sviluppo dell’interscambio si è avvalso dei progressi del quadro normativo di riferimento realizzati anche grazie all’impulso del nostro Parlamento, ad esempio in materia di doppia imposizione fiscale (2015).
L’Italia è oggi presente a Taiwan non solo in quei settori di consueta affermazione come la moda e l’alimentazione, ma soprattutto la meccanica, prima voce del nostro interscambio, come del resto spesso accade nel mondo. Un altro settore di crescente successo è quello farmaceutico. Per l’Italia, a Taiwan è importante continuare ad allargare lo sguardo accostando all’immagine consolidata anche nuove percezioni, negli ambiti della tecnologia e dell’innovazione. Taiwan è una realtà di prim’ordine nel settore ICT (dove l’Italia sconta l’handicap di non avere un grande brand name), nell’intelligenza artificiale e nella robotica. Da parte italiana occorre proporsi con maggiore autorevolezza e uscire dai soliti schemi, far sapere ad esempio che in Italia si producono prodotti ad alto contenuto tecnologico, ed è importante alimentare tali azioni con costanza.
Operare a Taiwan è d’interesse non solo per le specifiche prospettive offerte dal tessuto economico dell’isola ma anche perché essa è un’economia molto importante nella regione, non solo in ragione della sua proiezione verso la Cina continentale, ma anche verso il Sud-Est asiatico, area nella quale il governo corrente si è molto orientato per diversificare gli investimenti. Taiwan ha poi un forte rapporto con il Giappone, paese con cui l’Italia ha rapporti economici sempre più intensi anche grazie all’accordo di libero scambio sottoscritto tra Tokyo e l’Unione europea. La nostra capacità di penetrazione di quel mercato è destinata a crescere ed è verosimile che si possa verificare un effetto di rimbalzo anche su Taiwan. Taiwan si dimostra una realtà molto accogliente anche per le startup, con già alcune realtà di giovani italiani operanti nei settori dell’ICT, dell’intelligenza artificiale e della blockchain grazie all’appoggio di incubatori taiwanesi.
Per consolidare presenza e attività sul territorio è necessario supplire ad un deficit di informazione sulla realtà taiwanese, rafforzando la capacità italiana di lettura dello specifico mercato locale. Esso non va assimilato a quello cinese. Oltre che a Pechino, Taipei guarda infatti anche a Tokyo, Seoul e i paesi ASEAN. È importante che ciò sia tenuto presente nell’azione promozionale al fine di evitare che Taiwan resti in bilico e rimanga esclusa dai perimetri promozionali nella regione. L’isola è una realtà sui generis dal punto di vista politico, ma è anche una realtà economica vibrante, che va coltivata con regolarità e attenzione. Nell’approccio a Taiwan è opportuno sottrarsi a una logica di gioco a somma zero. Per un’azienda italiana, lo sviluppo del mercato cinese può rappresentare un fattore positivo anche a Taiwan. Viceversa, anche l’esplorazione delle opportunità in Cina può essere effettuata partendo da Taiwan, eventualmente anche in società con partner taiwanesi già introdotti sul mercato sino-continentale.
Taiwan è d’interesse anche per l’evoluzione del suo posizionamento economico. L’isola si sta avvantaggiando dei flussi distorsivi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che stanno favorendo il ritorno sull’isola di alcune linee produttive. A ciò contribuiscono anche gli incentivi governativi disposti per convincere le imprese taiwanesi a spostare almeno alcune linee produttive sull’isola. È inoltre verosimile che l’emergenza del Covid-19 accentui tale tendenza.
Occorre dunque pensare a questo mercato come a un’opportunità, anche come trampolino per l’intera area. Se Taiwan è il quinto partner dell’Unione europea in Asia, l’Italia è invece tra gli Stati membri Ue il quarto partner commerciale dell’isola, con forti margini di espansione. Da questo punto di vista l’Italia ha accumulato un po’ di ritardo rispetto ad altri competitor negli ultimi anni, soprattutto in termini di strutturazione della sua presenza in loco. Si può comunque recuperare, a condizione di operare in futuro in maniera più continua e sinergica. Le prospettive della cooperazione economica bilaterale si articolano nella promozione degli investimenti, con un sensibile aumento di quelli taiwanesi in Italia, virtualmente inesistenti fino al 2010; nell’ampliamento della nostra presenza commerciale e imprenditoriale, attraverso la diffusione nella distribuzione taiwanese dei prodotti italiani, in particolare agro-alimentari; nel rafforzamento della cooperazione in ambito scientifico e tecnologico; nella promozione dell’innovazione in entrambe le direzioni nei settori di convergente interesse (energie rinnovabili, smart cities, biotecnologie, nanotecnologie, farmaceutica, robotica, internet delle cose, ecc.); nella valorizzazione della ricerca italiana.
In tale contesto, le priorità di azione di governo della presidenza di Tsai Ing-wen, in carica dal 2016 e riconfermata nel 2020, offrono notevoli opportunità. Tsai ha impostato la propria agenda economica su varie direttrici: la trasformazione del mix energetico (con una netta diversione verso le energie rinnovabili ed il contestuale abbandono dell’energia nucleare); una politica economica “dell’innovazione”, la revisione delle politiche commerciali a beneficio del rafforzamento dei flussi commerciali e di investimento con i paesi del Sud-Est asiatico. Oltre all’aspetto legato all’innovazione, la presidenza Tsai annette grande importanza alla sostenibilità ambientale della crescita economica, una scelta che presenta potenziali opportunità per le imprese italiane specializzate nel settore delle energie rinnovabili. Taiwan mira inoltre a sostenere il potenziale di crescita e la competitività internazionale del sistema produttivo, promuovendo lo sviluppo di settori e applicazioni tecnologicamente avanzati. In campo IT priorità è data allo sviluppo di nuove applicazioni nei campi dell’“Internet delle cose”, dell’intelligenza artificiale, dell’automazione industriale (“smart manufacturing”), dello sviluppo delle bio-tecnologie, dell’automotive (aziende taiwanesi partecipano alla filiera della Tesla). In tale settore un accordo di significativo rilievo appare quello recentemente siglato da FIAT Chrysler e Foxconn per la produzione di auto elettriche destinate al mercato cinese.
Nel complesso delle relazioni economiche italo-taiwanesi, la dinamica dell’investimento costituisce una dimensione relativamente ancora poco sviluppata. Ancora relativamente marginale è l’investimento taiwanese in Italia, sia in termini di stock che di flussi. Nella specifica prospettiva italiana, Taiwan costituisce un investitore di potenziale interesse anche sul piano finanziario in considerazione della proiezione estera dei suoi operatori, della notevole ampiezza delle sue riserve valutarie (secondo stime le quinte al mondo per volume), e per il profilo di eccellenza delle sue aziende del settore della logistica-shipping e dell’ICT. Operazioni di investimento negli ultimi dieci anni sono state realizzate da parte taiwanese nel settore delle macchine utensili e dell’ospitalità. L’emergenza del Covid-19 pone per l’Italia una sfida particolare anche a Taiwan. L’efficace azione di contenimento dell’epidemia ha fatto sì che l’emergenza sanitaria non abbia assunto a Taiwan il carattere che ha assunto non solo in Cina ma anche nel nostro paese. La speranza è che il superamento dell’emergenza sanitaria in corso, sia in Italia che a Taiwan, possa produrre le condizioni per un rilancio dell’azione promozionale italiana normalizzando i flussi delle persone attualmente condizionati dall’adozione di reciproci provvedimenti di quarantena.
Oltre che sul terreno prettamente economico-commerciale, tale azione deve declinarsi anche su quello culturale. Taiwan ha una favorevole disposizione verso il nostro paese, con un’immagine dell’Italia positiva benché un po’ stereotipata. La sfida è quella di far conoscere un’Italia dell’innovazione e della tecnologia, un paese non solo del bello e del buon gusto, ma che è anche motore dell’output manifatturiero europeo, capace di costruire robot, di mandare in orbita satelliti, di smantellare reattori nucleari. Anche a Taiwan, così come in altri mercati della regione, il perseguimento di tali obiettivi caratterizzerà l’impegno promozionale italiana e dei suoi attori.
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