In ottobre, almeno due gruppi di attivisti cinesi, provenienti da ogni angolo del paese, hanno cercato di visitare un uomo cieco nel villaggio di Dongshigu, nella provincia costiera dello Shandong. Gli attivisti erano guidati da importanti opinion leader dell’attivismo di base, che vantano centinaia di migliaia di seguaci nei popolari servizi di microblog (qualcosa di simile a Twitter) come Sina.com o Qq.com. Fin dall’inizio delle due visite, milioni di utenti dei microblog in Cina hanno avidamente seguito le riprese del viaggio in tempo reale.
L’uomo cieco al centro della tempesta è Chen Guangcheng, un avvocato autodidatta e attivista che fu rilasciato nel settembre 2010 dopo 51 mesi in prigione. I guai di Chen erano iniziati molto presto, negli anni ’90, quando aveva compiuto varie visite a Pechino per lamentarsi della tassazione arbitraria e di altre malefatte dei governi locali (soprattutto a livello di contea e prefettura). Ancora, nel 2005 Chen aveva ideato e organizzato una protesta contro le dure politiche di controllo delle nascite attuate dal governo della sua prefettura, incluse le detenzioni illegali di donne incinte e gli aborti forzati. Questa volta il governo locale trovò più conveniente semplicemente imprigionare Chen, accusandolo di turbare l’ordine pubblico. L’evidente ingiustizia di cui è stato vittima ha reso Chen un’icona per gli attivisti dei diritti umani, l’emblema degli abusi perpetrati dal governo, tanto che quest’ultimo ha deciso, terminato il suo periodo di detenzione, di porlo agli arresti domiciliari, scatenando le proteste da cui sono scaturite le due visite di cui sopra.
Molti osservatori non riescono a spiegarsi come il governo abbia potuto auto-infliggersi una simile cattiva pubblicità. Alcuni ritengono che le misure contro Chen siano da imputare al governo locale della prefettura di Linyi e che il governo centrale potrebbe non essere a conoscenza del caso. I leader locali nutrono certamente un rancore personale nei confronti Chen, tuttavia non è pensabile che il governo centrale non abbia seguito la vicenda, che è stata oggetto di molte inchieste internazionali di alto profilo.
Quindi l’interrogativo diventa: perché mai il governo centrale tollererebbe le attività furfantesche dei suoi subordinati? È possibile che il governo usi il caso di Chen Guangcheng come una sorta di barometro per misurare le capacità di organizzazione autonoma della società civile, che sta potenzialmente minacciando il sistema a partito unico su cui si regge la Repubblica popolare.
Come sottolineato in precedenti articoli di OrizzonteCina, il governo cinese, vedendo minacciato il suo monopolio del potere politico in una Cina sempre più instabile, sta indurendo il suo carattere repressivo. E’ un’inversione del trend avviato nel 1978 con l’allentamento del controllo totalitario maoista sugli affari sociali, che ha a sua volta contribuito alla prosperità economica degli ultimi 30 anni e a una nascente società civile in Cina. Il successo economico e la crescente diversificazione sociale stanno spingendo la società civile a reclamare una maggiore autonomia e più voce in campo politico (o, piuttosto, il riconoscimento dei propri interessi specifici). Per tutta risposta, il Partito comunista cinese, determinato a non cedere quote di potere ad altri attori, sta cercando di riaffermare il suo controllo sulla società.
Il caso di Chen è perfetto per il governo in quanto consente di osservare il livello di pazienza della società di fronte a ingiustizie percepite come assolute, ma è anche utile per valutare la capacità della società civile di organizzarsi contro i diversi rami del governo, e per individuare dei potenziali leader dei cittadini. Per il governo è insomma un test per mettere a punto la macchina repressiva e aggiornare le strategie di controllo sociale.
Entrambi i gruppi di visitatori al villaggio di Dongshigu (una trentina di attivisti in tutto) sono stati respinti dalla polizia in borghese e dalla “mafia” assoldata dal governo (presumibilmente al prezzo di 15 dollari Usa al giorno, un affare per gli standard locali).
Evidentemente, in Cina basta ancora un numero relativamente limitato di funzionari per aver ragione di molti famosi attivisti con quasi un milione di cyber-seguaci. La società civile riuscirà a non farsi scoraggiare? Il governo continuerà la detenzione di fatto di un uomo che non può vedere, ma che porta al paese tanta luce? Gli osservatori degli affari cinesi dovrebbero seguire con attenzione la battaglia in corso nel villaggio di Dongshigu. Potrebbe non essere così secondaria per il futuro della Cina.
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