I turisti cinesi conquisteranno il mondo, ma quanti di loro saranno conquistati dall’Italia? Grazie a un accordo siglato alla fine di febbraio tra Alitalia e la compagnia aerea cinese China Eastern, a partire dalla prossima estate saranno lanciati quattro voli diretti settimanali sulle tratte Roma-Pechino e Roma- Shanghai; dall’ottobre prossimo, inoltre, i collegamenti tra le due capitali diventeranno cinque alla settimana. Saranno sufficienti per strappare ad altre nazioni un flusso turistico che cresce d’importanza di mese in mese?
Secondo il rapporto annuale della China Tourism Academy, nel 2010 i cinesi hanno approfittato dello yuan più forte per spendere all’estero circa 48 miliardi di dollari, un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. L’anno scorso sono stati 54 milioni i cinesi che hanno acquistato un biglietto per l’estero – di cui circa il 90% privati cittadini – e, sempre secondo l’ente turistico cinese, nel 2011 si dovrebbe raggiungere quota 57 milioni, in attesa dei 100 milioni di cinesi che si metteranno in viaggio per l’estero entro il 2020, stando alle stime dell’Organizzazione Mondiale per il Turismo.
L’Italia è una delle mete europee preferite, nonostante alcuni ritardi. Un grande magazzino come La Rinascente, ad esempio, si è dotato solo lo scorso anno di uno sportello in grado di accettare China Union Pay – l’unica carta bancomat cinese -, uno strumento che Lafayette e Harrod’s possiedono da tempo. Nel 2009 destò sensazione un articolo del China Daily che descriveva le difficoltà e le carenze incontrate dai cinesi in viaggio nel nostro paese, dalla mancanza di audio guide e indicazioni in mandarino nei musei, fino all’inaffidabilità dei treni, per concludere con le difficoltà nell’ottenere i visti turistici.
“L’opinione dei turisti cinesi verso l’Italia è divisa – dice Zhang Rui, manager presso la Beijing Caissa International Travel Service Co Ltd. – alcuni la amano, affascinati dalla cultura e dalla storia; altri pensano che in quel paese non ci sia nulla di interessante”.
Per capire il tono del nuovo turista cinese, che inizia ad allontanarsi dallo stereotipo che potremmo avere nel Belpaese, basta dare un’occhiata a un vecchio post del blog di Wang Fang, nel quale la celebre conduttrice di Beijing TV si lamentava per la lentezza delle procedure di noleggio delle automobili che aveva incontrato in Sardegna. E dire che proprio la Sardegna è diventata celebre in tutta la Cina grazie a un reality show che mostra coppie di sposini cinesi in viaggio di nozze nell’isola.
Gli ultimi dati mostrati dall’Ambasciatore d’Italia a Pechino Attilio Massimo Iannucci inducono però all’ottimismo: nel mese di gennaio, solo dalla circoscrizione consolare di Pechino, sono stati rilasciati quasi 6mila visti turistici, contro i 2.943 dello stesso periodo dello scorso anno. “Si tratta di un fenomeno in crescita – spiega Iannucci – , nel 2010 i visti turistici per gruppi hanno raggiunto quota 98.837, mentre quelli individuali hanno registrato un incremento del 49%, pari a 21.419 unità. Abbiamo semplificato le procedure e migliorato le condizioni di accoglienza della sede consolare, per evitare che i cinesi preferiscano entrare in Europa attraverso la Francia o la Germania semplicemente perché le loro strutture qui a Pechino sono più ospitali. Si tratta di un fenomeno negativo per noi, perché i turisti entrano nell’area Schengen da altri paesi e raggiungono l’Italia solo alla fine del loro viaggio, quando le capacità finanziarie si sono già ridotte.”
“Credo che i nostri operatori – continua Iannucci – dovrebbero prepararsi meglio ad accogliere i turisti cinesi, che hanno esigenze particolari ma possono rivelarsi una grande risorsa, come i turisti giapponesi a partire dagli anni ‘60”. E se molti ritengono che i collegamenti aerei tra Cina e Italia siano ancora insufficienti, per l’Ambasciatore si tratta solo di questione di tempo: “Ho l’impressione che dovremo rifare i conti nel giro di sei mesi, perché si tratta di un fenomeno imponente, che l’Italia sta continuamente sollecitando”.
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