“Vendere”: quando a fine luglio è arrivato anche il verdetto degli analisti di Goldman Sachs e Maxim Group, il titolo Suntech era già nell’occhio del ciclone, tra operazioni spericolate, una frode da centinaia di milioni di euro, e ben due class action avviate dai soci di minoranza. Mentre l’azienda cinese passa al contrattacco e si dichiara vittima, e non colpevole, la procura di Brindisi indaga sulla grande truffa del fotovoltaico nel Sud Italia.
Com’è possibile che il colosso mondiale dei pannelli solari sia passato dagli altari alla polvere nel giro di un’estate? La vicenda si snoda tra la Cina e l’Italia. Tutto comincia il 30 luglio scorso, quando il gruppo cinese rivela che i bond tedeschi del valore di 560 milioni di euro posti come garanzia per un massiccio investimento in Puglia e Sicilia sono falsi: nello spazio di una settimana le azioni Suntech perdono il 40% del loro valore, mentre gli investitori s’interrogano su come sia stato possibile che il gigante cinese inciampasse in una piccola società chiamata Solar Puglia II.
Quando Suntech decide di espandersi in Italia investendo milioni di euro in Meridione, raccontano i legali della compagnia, crea il fondo Global Solar Fund e ne affida la gestione a GSF Partners, una società controllata al 100% dall’ex fiduciario di Suntech in Spagna Javier Romero.
Chi ha diffuso i bond tedeschi falsi da 560 milioni di euro? Secondo i legali di Suntech, le indagini della Procura di Brindisi “hanno come oggetto possibili illeciti di 5 impianti fotovoltaici” di proprietà di sussidiarie di GSF, e quindi di Javier Romero: “Non è vero che Suntech sia a giudizio per truffa, o che sia accusata per aver frazionato illegalmente gli impianti e incassato indebitamente incentivi. Abbiamo dato incarico ai nostri legali di seguire la vicenda e stiamo perseguendo con grande determinazione tutte le possibili azioni per risolvere il caso e proteggere l’interesse dei nostri azionisti”, fanno sapere dalla società cinese.
Secondo Alberto Forchielli, presidente di Mandarin Fund, l’affaire Suntech “è figlio della superficialità con la quale spesso le aziende cinesi investono in giro per il mondo”.
Mandarin è il fondo di private equity italo-cinese sponsorizzato da China Exim Bank, China Development Bank e da Intesa Sanpaolo: secondo quanto appreso da AgiChina24, nel 2009 gli analisti del fondo inviarono a China Development Bank numerosi rapporti per dissuadere Suntech dalla creazione del fondo Global Solar Fund, destinato a investire in Italia meridionale. “Li mettemmo in guardia contro possibili infiltrazioni criminali, ma la questione è un’altra”, spiega Forchielli. “Non sappiamo se la mafia sia coinvolta o meno, ma si trattava di un progetto faraonico, completamente irrealizzabile, troppo grande persino per la criminalità organizzata”.
China Development Bank respinge i dossier targati Mandarin e concede a Solar Puglia II, società creata da Suntech per investire in Italia, un prestito da 554 milioni di euro. A garanzia del finanziamento ci sono i famosi bond fasulli. A luglio la società cinese Suntech chiama in causa il socio di minoranza dell’operazione, lo spagnolo Javier Romero, con l’accusa di aver falsificato i titoli di Stato tedeschi.
Adesso la posizione del colosso cinese delle energie rinnovabili è estremamente pericolosa: da Wall Street i soci di minoranza hanno intrapreso due class action per rivalersi del danno subito e chiedono un risarcimento milionario. E questo potrebbe essere solo l’inizio di guai ancora più seri: per salvarsi e saldare il suo debito con China Development Bank, Suntech deve raccogliere oltre mezzo miliardo di euro entro il marzo dell’anno prossimo. L’ultima speranza potrebbe essere la nazionalizzazione, un salvataggio da miliardi e miliardi di yuan che rappresenta un ostacolo enorme anche per il governo di Pechino.
Comunque vada, si tratterà di una vicenda che allontanerà sempre di più le imprese cinesi dagli investimenti in Italia.
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