Due anni di intenso lavoro diplomatico per stringere accordi con le autorità cinesi, due anni per tessere una rete di marchi italiani capace di realizzare al meglio il progetto, ma alla fine i risultati sono arrivati: l’Italia è il primo paese che riesce a riqualificare il padiglione presentato all’Expo di Shanghai 2010, trasformandolo in uno spazio commerciale e culturale permanente.
Lo Shanghai Italian Center è stato inaugurato venerdì 18 maggio: oltre all’ex padiglione italiano realizzato dall’architetto Gianpaolo Imbrighi, raggruppa i vecchi spazi dedicati a Olanda e Lussemburgo e l’area sulla quale sorgeva il padiglione britannico, per un totale di superficie visitabile pari a 6mila metri quadri.
La storia del padiglione italiano a Shanghai si sarebbe dovuta concludere nell’ottobre 2010, con la chiusura dell’Expo: il regolamento del Bureau International des Expositions prevede lo smantellamento delle installazioni a fine manifestazione. Ma con 7,3 milioni di presenze lo spazio italiano era stato tra i più visitati dell’intera Esposizione Universale, e le autorità cinesi si erano mostrate più volte interessate alla riconversione.
“Siamo riusciti ad aprire in tempi brevi perché abbiamo applicato davvero una logica da Sistema Italia, e abbiamo dimostrato che funziona, anche in un contesto estremamente competitivo come quello di Shanghai”, dice il console generale Vincenzo De Luca.
Adesso l’obiettivo è di rendere lo Shanghai Italian Center il punto di riferimento della promozione del Made in Italy a Shanghai: i primi due piani del Padiglione Italiano sono dedicati a mostre culturali aperte al pubblico, come la sala interamente allestita da Bulgari e gli spazi nei quali si alterneranno i marchi del lusso italiani riuniti dalla fondazione Altagamma. “In Cina gli acquirenti di beni di lusso sono più giovani della media mondiale – dice il segretario generale di Altagamma Armando Branchini – e anche per questa ragione nel 2012 prevediamo un mercato in crescita tra il 18% e il 22%. Lo Shanghai Italian Center, per noi, è una vetrina d’eccezione”.
L’ex spazio lussemburghese è stato convertito in un’area espositiva nella quale gli studenti della scuola di moda Marangoni esporranno le loro creazioni al pubblico cinese, e un’intera area del primo piano del padiglione è dedicata a “Mito Ferrari”, il primo museo mai aperto all’estero dalla casa di Maranello: “Celebriamo venti anni di presenza in Cina, che nel 2011 è diventata il nostro secondo mercato dopo gli Usa– ha dichiarato all’apertura il vicepresidente Piero Ferrari – e questo spazio ci garantisce una presenza non solo commerciale, ma anche culturale”.
Lusso, moda, Ferrari, e anche accordi con la Triennale di Milano e Cantine Italiane: i cinesi ci vedono così? E lo Shanghai Italian Center servirà a restituire smalto all’immagine italiana in Cina, che da mesi i media locali dipingono con toni tra l’ironico e l’allarmistico?
Oltre ai contenuti, la scommessa consiste nel rivitalizzare un’area di Shanghai che, dopo l’Expo, è rimasta un po’ decentrata rispetto al cuore della metropoli. I collegamenti bus e metropolitana con l’ex Esposizione Universale sono stati ripristinati, e presto riprenderanno anche quelli attraverso il fiume Huang Pu: “Durante i primi dieci giorni di soft opening lo Shanghai Italian Center ha accolto 23 mila persone – dice il console generale Vincenzo De Luca – e ora ci sono tutte le premesse per un successo. Si possono prevedere 2.000 visitatori al giorno”.
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