[IT] L'intervento di Raimondo Neironi (T.wai & Università Cattolica di Milano) sui risultati delle elezioni in Myanmar, all'interno dell'articolo "Myanmar, il nuovo trionfo di Aung San Suu Kyi e una 'transizione per pochi'" scritto per Affaritaliani da Lorenzo Lamperti.
Nov 10, 2020
Osservatorio Politico Internazionale della Repubblica Italiana
[IT] È online il nuovo Approfondimento “La Cina: sviluppi interni, proiezione esterna” realizzato per l'Osservatorio di Politica Internazionale da T.wai in collaborazione con il Centro Luigi Bobbio per la ricerca sociale pubblica e applicata, progetto d’eccellenza del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università degli Studi di Torino.
[IT] Isola dell’emisfero australe geograficamente distante dal resto del continente asiatico, al quale è collegata dalle rotte che si irradiano dalla penisola indonesiana, da Timor Est e dalla Papua Nuova Guinea e che attraversano le acque meridionali del Mar Mediterraneo australasiatico, l’Australia è uno dei pochi luoghi sul pianeta che potrebbe vivere in un perdurante stato di tranquillità, naturalmente portato a disinteressarsi alle faccende esterne e a riunire, invece, i propri sforzi al perseguimento della crescita e dello sviluppo interno.
[IT] Raimondo Neironi (T.wai & Università Cattolica del Sacro Cuore) nell'articolo "Malesia, la strana caduta di Mahathir. Muhyiddin Yassin è il nuovo premier" per il Caffè Geopolitico.
[IT] Quasi cinque anni dopo, nell’aprile 1975, l’entrata trionfale a Phnom Penh dell’esercito dei “Khmer Rossi”, lo spietato movimento marxista cambogiano guidato da Pol Pot, Hun Sen fu nominato appena trentenne alla guida di un governo filovietnamita. Durante quella fase turbolenta della storia cambogiana recente, segnata dall’invasione delle truppe vietnamite nel dicembre 1978, il leader del Partito del Popolo cambogiano (PPC) diede prova fin da subito della sua capacità di adattarsi e di avvantaggiarsi della situazione politica dell’epoca, riuscendo in poco tempo a scalare il partito dall’interno.[1] Da premier, concordò con il governo comunista del Viet Nam unificato il ritiro delle truppe dal Paese nel settembre 1989 e negoziò gli “Accordi di Parigi” del 23 ottobre 1991, che posero fine a una sanguinosa guerra civile. Un accordo di pace che Tiziano Terzani giudicò “indecente” in quanto riconosceva a Pol Pot e ai Khmer Rossi – carnefici vestiti come “normali uomini d’affari” – una legittimazione politica.