Se il delicato equilibrio tra stato e mercato viene meno e un capitalismo senza regole pretende di dettare legge, a rischio sono l’eguaglianza, la democrazia, la pace. Le ultime guerre ne sono la prova: frutto di scelte criminali compiute da leader che perseguono i propri interessi privati o di clan, trovano alimento in un mercato globale che oramai si dimostra perfettamente in grado di gestire in piena autonomia tutte le sfere interessate, finanziaria, produttiva e commerciale.
Dopo il 1989, con il superamento del mondo diviso in blocchi, ci si aspettava il trionfo della democrazia. E invece assistiamo al trionfo di un capitalismo in pieno delirio di onnipotenza, cui fa da contraltare la ritirata dello stato democratico: graduale distruzione del welfare, abbandono delle lotte per i diritti, crescita esponenziale delle diseguaglianze.
A un secolo dalle guerre mondiali, l’attacco scatenato da Putin il 24 febbraio 2022 sembra aver riportato il mondo sull’orlo di un nuovo conflitto globale. E altre tragedie si stanno consumando intorno al nodo irrisolto tra Israele e Palestina. Poco o nulla del contesto odierno, tuttavia, ha a che vedere con il mondo del passato; e non si possono interpretare gli eventi odierni appellandosi a vecchie categorie. L’invasione dell’Ucraina, ad esempio, va considerata come una conseguenza della globalizzazione fuori controllo e si inserisce nel filone delle ‘nuove guerre’, che vedono protagonisti – insieme alle forze armate tradizionali – mercenari, terroristi, mafiosi e nelle quali la logica privatistica del mercato si fa gioco delle ideologie. Il tempo è quasi scaduto: le democrazie devono riprendere terreno sul ‘capitalismo di sangue’, consapevoli del fatto che una guerra globale renderebbe inutile il capitalismo stesso.
Fabio Armao (T.wai & Università di Torino) è autore del libro “Capitalismo di sangue: a chi conviene la guerra” di Editori Laterza.
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