L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin ha acceso un fervente dibattito su temi che in Italia sovente trovano poco spazio al di fuori dell’accademia e di ambienti specializzati. Le relazioni internazionali e l’analisi militare hanno fatto breccia nei salotti televisivi diventando moneta corrente del dibattito mediatico e del discorso pubblico italiani.
Cercare di orientarsi tra opinioni e analisi non è semplice, a maggior ragione in un contesto caratterizzato da dinamiche estremamente articolate e fluide. A poco più di un mese dall’inizio dell’offensiva russa è però possibile fare il punto su alcuni aspetti chiave del conflitto in corso, e delinearne qualche possibile prospettiva. È proprio questo lo scopo di questo numero di Human Security interamente dedicato alla guerra in Ucraina.
In apertura, Anna Caffarena e Gabriele Natalizia – entrambi docenti di Relazioni Internazionali – introducono il lettore ad alcuni dei modelli teorici più influenti delle Relazioni Internazionali. Caffarena riflette sulle tesi proposte dallo studioso John Mearsheimer, evidenziando come tentare di comprendere il comportamento russo a partire da un solo elemento, il presunto allargamento della NATO, porti a un’interpretazione limita e limitante delle relazioni internazionali che, in ultima analisi, non è in grado di spiegare gli eventi tragici a cui stiamo assistendo. Segue Natalizia che ricorre alle “tre immagini” (individuo, stato e sistema internazionale) elaborate dallo studioso Kenneth Waltz per comprendere perché il Cremlino abbia deciso di scatenare il conflitto armato proprio ora e perché il presidente Putin sembra essersi dimostrato un calcolatore meno abile che in passato.
Al netto di possibili errori di calcolo strategico, quali sono le ragioni del fallimento della guerra lampo tentata ma fallita da Putin? Perché, nonostante i suoi grandi numeri, l’apparato militare russo sta faticando a raggiungere i propri obiettivi? Queste sono le domande al centro delle analisi proposte dagli autori dei due articoli successivi che, insieme, rappresentano un approfondimento sulla performance della macchina militare russa. Da un lato, un senior security analyst, con un background di attività in ambito Nazioni Unite, si concentra sui fattori dirimenti per il successo delle guerre lampo, evidenziando alcune delle principali carenze russe; dall’altro, Stefano Ruzza – docente di Scienze Politiche e di Peace and Conflict Studies – disseziona la logistica militare russa per osservarne i deficit e avanzare elementi di analisi rilevanti per cogliere le prospettive di più lungo termine del conflitto.
Gli ultimi due articoli di questo numero di Human Security riportano il focus sullo scenario internazionale. Jean-Marie Reure, intern presso il Peace Research Institute Frankfurt, si interroga sul futuro delle capacità di proiezione russa a livello globale, approfondendo il tema delle operazioni ibride della dottrina Primakov-Gerasimov e il ruolo degli (pseudo-)contractor del famigerato gruppo Wagner. In ultimo, Giovanni B. Andornino – docente di Relazioni Internazionali dell’Asia orientale – ricostruisce la logica che ha portato la dirigenza di Pechino a optare e, finora, mantenere una linea di “neutralità abilitante” rispetto alla guerra in Ucraina.
(Photo by Scott Peterson/Getty Images)
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