Un anno e mezzo dopo: passato e futuro della guerra in Ucraina

Human Security 19

Ad aprile 2022 abbiamo dedicato un numero di Human Security alla guerra tra Russia e Ucraina nella speranza di offrire non solo chiavi di lettura utili a comprendere gli eventi in corso, ma anche strumenti di analisi per orientarsi e partecipare al dibattito pubblico su un tema che, per sua stessa natura, si articola a più livelli e in più dimensioni, investendo tanto gli individui e i singoli stati quanto il sistema internazionale. Con lo stesso spirito, questo nuovo numero di Human Security intende continuare la riflessione sulla guerra in Ucraina, valutandone genesi, dinamiche e risvolti a circa un anno e mezzo dal suo inizio.

Il primo articolo si concentra sulle sfide poste da Cina e Russia all’ordine mondiale, facendo un importante distinguo: mentre Beijing mira a costruirsi una posizione di rilievo all’interno dell’ordine esistente, Mosca nutre un profondo disprezzo per quello che Putin chiama l’“Occidente collettivo”. Secondo Iver B. Neumann, direttore del Fridtjof Nansen Institute, ciò si deve a una diversa concezione del significato di ‘grande potenza’ e a uno scollamento tra la percezione che la Russia ha di sé e la percezione che altri hanno della Russia. A oggi, né le capacità militari né gli altri strumenti di influenza della Russia sembrano essere sufficienti a ottenere il riconoscimento di ‘grande potenza’. Anzi, la guerra in Ucraina ha messo in luce una serie di carenze dell’apparato militare russo, tema affrontato nel secondo articolo di questo numero di Human Security da un senior security analyst con particolare riferimento alla battaglia di Hostomel e al fallimento delle unità aviotrasportate russe che per decenni sono state considerate “la punta di lancia del Cremlino”.

La guerra in Ucraina ha messo in luce anche il rapporto tra il regime di Putin e i mercenari di Prigozhin, dimostrando come Wagner fosse diventata uno strumento essenziale per la politica estera russa. Tuttavia, come scrive Stefano Ruzza, docente di Scienze Politiche e di Peace and Conflict Studies, il conflitto ha reso evidenti le tensioni tra Prigozhin e i vertici militari russi, tensioni che si sono materializzate nella spettacolare “marcia per la giustizia” dello scorso 23-24 giugno e, due mesi dopo, nell’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava Prigozhin. Nel suo articolo Ruzza prende in esame le cause e le conseguenze della ribellione di Wagner, sottolineando come le implicazioni di questo evento si estendano oltre i confini russi.

La guerra in Ucraina, infatti, ha scosso e continua a influenzare le dinamiche regionali in diverse aree del mondo. Nel Caucaso meridionale, ha ridotto le capacità della Russia di condizionare le traiettorie dei conflitti “congelati” nella regione e, come spiega nel suo articolo Antonio Roccaforte, esperto di contesti post-conflitto, “il vuoto strategico lasciato dalla Russia ha indotto diversi attori caucasici a cercare alleanze e protezioni alternative, a irrigidire le proprie posizioni in sedi negoziali, o ad approfittare della situazione a proprio vantaggio” mentre altri attori globali come l’Unione Europea stanno cercando di assumere un ruolo più significativo.

Nell’ultimo anno la politica estera dell’Unione Europea è stata spesso al centro del dibattito pubblico, soprattutto in riferimento all’efficacia delle sanzioni contro la Russia e alle loro possibili ricadute sull’economia degli stati membri. L’articolo di Francesco Giumelli, docente di Relazioni Internazionali, fa chiarezza sull’utilizzo delle sanzioni come strumenti di pressione politica ed economica, e offre ai lettori una valutazione dell’impatto dei pacchetti sanzionatori imposti alla Russia a partire dal febbraio 2022. In ultimo, Silvia Samorè, dottoressa in Scienze Strategiche ed ECFR Pan-European Fellow, affronta il tema della ricostruzione post-conflitto, evidenziando come, benché il caso ucraino presenti elementi di ottimismo, non ci si possa illudere che un “nuovo Piano Marshall” possa rappresentare la “pallottola d’argento” se ad esso non si accompagnano iniziative che affrontino le conseguenze psicologiche e sociali della guerra.

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