L’insicurezza alimentare è aumentata rapidamente e significativamente negli ultimi anni: nel 2019 la percentuale di persone nel mondo in situazione di insicurezza alimentare moderata o acuta era il 25%; in soli tre anni, nel 2022, il dato è salito al 30% della popolazione mondiale. In questi tre anni, almeno due crisi hanno contribuito a un così rapido peggioramento: gli effetti economici della pandemia da COVID -19 e la guerra in Ucraina.
Negli ultimi 15 anni si è assistito a un significativo aumento dell’insicurezza alimentare, a causa di tre fattori in particolare e delle loro interazioni: conflitti, crisi economiche ed eventi climatici (sia legati al riscaldamento globale che eventi climatici estremi). Anche se oggi i conflitti sono considerati la singola causa principale degli aumenti dell’insicurezza alimentare a livello globale, raramente le crisi alimentari si manifestano in presenza di un singolo shock. Di solito, infatti, si registra la presenza di più “drivers”, o fattori causali, e il loro rafforzamento reciproco, insieme a condizioni pre-esistenti (povertà, debolezze strutturali). Resta un dato di fatto, però, come oggi sette persone su dieci in situazione di crisi alimentare acuta, ovvero 235 milioni sul totale odierno di 333 milioni, si trovino in zone di guerra o insicurezza.
L’Approfondimento “L’instabilità globale e l’insicurezza alimentare: diritti, politiche e interesse nazionale”, ad opera di Ruth Hanau Santini (Università di Napoli “L’Orientale”) e a cura di T.wai, è disponibile sul sito dell’Osservatorio di Politica Internazionale.
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