Doppia sfida per Pechino
La Cina è chiamata a una duplice prova di leadership. Affronta infatti al contempo un richiamo internazionale all’etica della responsabilità sui dossier Iran e Corea e una sfida interna per il rinnovamento della propria leadership (le grandi manovre in vista del XVIII Congresso del Partito comunista cinese del 2012 sono già in corso, come rilevato in OrizzonteCina vol. 1 n. 1).
La Cina mostra una crescente consapevolezza dell’influenza acquisita sul piano globale, come sottolineato da molti analisti (una sintesi è offerta da Michael Swaine), ma a Pechino non mancano inquietudine e un certo disorientamento per il mutare dell’equilibrio su cui si fonda la dottrina di politica estera del paese. Distillata da Deng Xiaoping, tale dottrina ha per decenni postulato la necessità di affrontare le sfide internazionali con una mentalità da stato “debole”, mantenendo un basso profilo (tao guang yang hui, “si nasconda la propria forza”), ma senza per questo trascurare di “esse-re attivi in modo selettivo e fare qualcosa” (you suo zuo wei).
Oggi il peso stesso delle decisioni di Pechino impone un nuovo orientamento alla politica estera cinese. La concomitanza della crisi nella penisola coreana, del difficile confronto diplomatico sulle nuove sanzioni contro l‟Iran e dell‟intensificarsi del “dialogo strategico” con gli Usa rappresenta un test della volontà e capacità della leadership cinese di assumersi parte dei costi e delle responsabilità per la tutela della stabilità del sistema internazionale cui essa peraltro attribuisce un valore strategico per il prosieguo dello sviluppo economico del paese e per la crescita del suo ruolo sulla scena mondiale.
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