Un mutamento continuo contraddistingue il nostro tempo e influenza le dinamiche di una società globale e interconnessa. Imposto dalla crisi climatica, dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, dalle frequenti tensioni geopolitiche e accelerato da una perenne innovazione tecnologica, il processo di adattamento appare a tratti convulso e difficile da decifrare.
Di fronte a questo scenario, governi e aziende lavorano per sviluppare nuove partnership commerciali in grado di far fronte all’instabilità economica (e non solo) che caratterizza la nostra epoca. Per questo motivo, l’attenzione italiana ed europea verso l’Asia sudorientale è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Poiché questa area del mondo è in continua crescita e presenta notevoli opportunità, l’Italia si è impegnata nel rafforzare i rapporti con la regione attraverso eventi e incontri di alto livello, volti a promuovere il dialogo politico e le relazioni economiche. Il 9 settembre 2020, durante la cinquantatreesima riunione del Consiglio dei ministri degli Affari Esteri dei paesi ASEAN, viene formalmente accettata la candidatura italiana a Partner di Sviluppo dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Uno status, quello di Partner di Sviluppo, che non solo colloca l’Italia in una posizione favorevole per il commercio con i Paesi ASEAN ma che rappresenta un punto di riferimento per la cooperazione tra le parti, in un contesto economico internazionale sempre più orientato, se non al disaccoppiamento (decoupling) tra l’economia cinese e quelle occidentali, alla diversificazione dei partner per ridurre la dipendenza da Pechino. Sono infatti numerosi gli Stati dell’Asia orientale e del Pacifico che di fronte alle frequenti tensioni sino-americane decidono di non patteggiare per l’una o per l’altra parte, intrattenendo relazioni economiche con la Cina e mantenendo o sviluppando rapporti politici e di sicurezza con gli Stati Uniti, creando così una propria autonomia nel rapporto con le parti e garantendosi libertà d’azione nei maggiori mercati mondiali.
È quindi importante ricordare come questa partnership si posizioni all’interno di un più ampio scenario europeo grazie agli accordi di libero scambio siglati dall’Unione europea con Singapore e Vietnam, segno di un progressivo e costante avvicinamento tra Europa, Italia e Sud-Est asiatico.
Il presente rapporto si pone l’obiettivo di analizzare i flussi commerciali tra l’Italia e i dieci Stati membri dell’ASEAN, concentrandosi prevalentemente sulle esportazioni italiane nella regione.
Il lavoro è così suddiviso. Inizialmente, per ogni Paese ASEAN verranno esaminati i flussi commerciali con l’Italia negli ultimi anni, procedendo poi a confrontare le quote di mercato dell’export italiano con quelle dei principali concorrenti europei. Successivamente, verrà analizzata la composizione merceologica dell’export italiano nel Paese di riferimento attraverso la rielaborazione di dati commerciali aggregati in forma di grafico, i quali verranno poi scomposti ulteriormente in sottocategorie merceologiche con l’aiuto di tabelle. Rispetto ai dati aggregati, l’ulteriore scomposizione ha come obiettivo quello di fornire alle aziende, in particolare alle PMI, uno strumento tramite cui poter verificare immediatamente se il mercato in questione possa rappresentare un’opportunità primaria per i propri prodotti.
Come vedremo, quanto emerge dallo studio e dall’analisi dei flussi commerciali tra Italia e Paesi ASEAN delinea un quadro pressoché favorevole per le esportazioni italiane nei principali mercati della regione, il cui valore risulta tendenzialmente in progressiva crescita dalla ripresa dei mercati successiva alla pandemia da Covid-19. In particolare, le macrocategorie merceologiche “Computer e apparecchi elettronici e ottici” e “Macchinari e apparecchi” risultano trainare l’export italiano verso i sei maggiori mercati di destinazione del Sudest asiatico (Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Vietnam).
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